Bruxelles discute della libertà di informazione in Italia. Reding apre a direttiva ‘ma non per risolvere problemi nazionali’

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Viviane Reding

La Commissione europea potrebbe proporre una direttiva europea sul pluralismo dell’informazione e sulla concentrazione dei media nell’Ue, ma è necessario che su questo vi sia una richiesta chiara e dettagliata dell’Europarlamento, sostenuta da un’ampia maggioranza dell’Assemblea, e che, inoltre, cada l’opposizione finora unanime dei governi degli Stati membri a uest’iniziativa.

 

Lo ha affermato, oggi a Bruxelles, il Commissario Ue per la Società dell’Informazione e Media, Viviane Reding, nella sua replica che ha chiuso il lungo dibattito in Aula dell’Europarlamento “sulla libertà d’informazione in Italia“. Nella discussione in Aula vi sono stati toni molto accesi soprattutto per lo scontro fra gli eurodeputati italiani dei due fronti contrapposti del centro destra e del centro sinistra; ma paradossalmente sono stati soprattutto i primi (che ieri avevano cercato di cancellare il dibattito dall’ordine del giorno) a parlare di più della situazione italiana, per negare che vi sia un problema di libertà d’informazione nel Paese e per accusare l’opposizione di voler strumentalizzare il Parlamento europeo per le polemiche politiche interne.

 

Gli interventi degli eletti del Pd e dell’Idv (con l’eccezione di Gianni Vattimo, che ha chiesto all’Ue “un’ingerenza umanitaria per evitare che il virus italiano si diffonda in Europa”) hanno puntato invece ad allargare il dibattito al livello europeo, sostenendo che sono necessarie nuove regole Ue contro la concentrazione dei media e dei poteri politico, mediatico ed economico, in tutti i paesi membri. Le richiesta alla Commissione di proporre una direttiva Ue sulla questione è stata reiterata nella maggior parte degli interventi, e non solo dai banchi del centro sinistra. Oltre alla vicenda italiana, sono stati menzionati casi di interferenze del potere politico sui media o di problemi per la libertà d’informazione anche in Romania, Bulgaria e Ungheria, è stato ripetuto più volte il nome del magnate dei media Rupert Murdoch, e il cristiano democratico tedesco Manfred Weber ha ricordato che in Germania la Spd controlla diversi quotidiani.

 

Nel suo intervento introduttivo, Viviane Reding aveva lasciato poco margine alla prospettiva di un’iniziativa legislativa della Commissione per la difesa del pluralismo, sottolineando che il rispetto dei diritti fondamentali negli Stati membri è una competenza nazionale e non comunitaria, e che, se l’Ue può intervenire sullo spettro delle frequenze Tv (com’è già successo ad esempio nel caso ‘Europa 7’), per quanto riguarda la carta stampata, in particolare, non ha alcun potere.

 

Nella replica, tuttavia, il commissario, notando che la richiesta dell’Aula era “quasi unanime” ha ‘aperto’ alla possibilità di lavorare per una direttiva che avrebbe come base giuridica il mercato unico (art.95 del Trattato), e in particolare la libertà di prestare servizi al di là delle frontiere nazionali.

“La Commissione europea aveva cominciato a lavorare alla proposta di una tale direttiva negli anni ’90, e vi ricorderete – ha detto Reding agli eurodeputati – che tutti gli Stati membri erano contrari, perché era considerata al di fuori delle competenze dell’Ue. Forse oggi la situazione è cambiata, e gli Stati membri considereranno che una direttiva su questo si può fare”.

“Naturalmente – ha osservato il commissario – sarebbe possibile arrivare a una interpretazione molto generosa del Trattato che consenta all’Ue di occuparsi di quest’argomento. Me prima ancora che cominciamo a pensarci, la Commissione avrà bisogno di un forte sostegno dell’intero Parlamento europeo”, ha sottolineato Reding.

 

“Dovrete individuare chiaramente – ha aggiunto – quali problema del mercato interno volete affrontare con questa direttiva, che non potrà essere giustificata solo dal fatto di non volere una persona al governo in questo o quel paese. Io non ho problemi a intervenire con iniziative di regolamentazione, come ho già dimostrato, ma prima di cominciare l’iter legislativo – ha avvertito il commissario – voi dovrete essere in grado discutere seriamente e chiarire diverse questioni: la legislazione Ue risolverebbe davvero i problemi che volete affrontare? Si può giustificare con le attuali competenze comunitarie? C’è una dimensione transfrontaliera? Se riuscirete a rispondere a queste domande, presentando un’iniziativa propria del Parlamento europeo adottato dalla maggioranza dei suoi membri, allora la Commissione prenderà certamente in considerazione la vostra richiesta” ha concluso Reding.

 

Da destra sono state sfoderate oggi molte cifre a dimostrazione della libertà di stampa in Italia. Una cifra fra tante, fornita da Francesco Speroni della Lega: “le sette sentenze, pronunciate dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, sulla libertà di stampa che vede l’Italia fanalino di coda tra i grandi paesi europei“.

 

Il primo a intervenire dopo la Reding è stato il Daul: “Non ci sono in Italia aule parlamentari?” si è chiesto dopo aver ricordato le parole del presidente Napolitano quando invitava a non utilizzare il Parlamento Europeo come ultima istanza per risolvere conflitti nazionali. “Non siamo sede per regolamento di conti nazionali”, ha quindi concluso: “Con buona pace, la repubblica italiana funziona in modo democratico”.

 

Per l’Alleanza dei Socialisti e Democratici (S&D) Davide Sassoli, capogruppo della delegazione italiana ha “riconosciuto che” il nostro è un grande paese democratico con una grande Costituzione. Ma anche i grandi paesi – ha aggiunto – possono sbandare e noi dobbiamo adoperarci per garantire la libertà di informazione. A nome dei Verdi, l’olandese Judith Sargentini ha sottolineato come “l’autocensura dei giornalisti italiani sia un disonore in Europa, e che la democrazia italiana rischia di diventare molto vulnerabile”.

 

Per i liberali, Guy Verhofstadt ha riconosciuto le ragioni di Napolitano, ricordando tuttavia che “il problema è anche europeo ed e’ dovere del Parlamento intervenire e chiedere una direttiva che salvaguardi il pluralismo dei media”.

 

In questa legislatura c’è un nuovo gruppo, a destra del PPE, dove sono confluiti i conservatori britannici, il Gruppo conservatori e riformisti. A loro nome, Czarnecki Ryszard ha parlato di “due pesi e due misure“, ricordando che “l’Ue si basa su stati nazioni. Non cerchiamo – ha quindi avvertito – di imporre delle regole per la porta di servizio“. Non è mancato il colore, con tentativi continui di interruzioni, una plateale disattenzione durante l’intervento conclusivo della Reding che ha portato alle scuse della Presidente Roberta Angelilli e dello stesso Schulz, Gianni Vattimo (IDV) che ha parlato “dell’Italia campione di libertà anzi di libertinaggio”.

 

Polemico l’intervento del leghista Mario Borghezio: “quando c’era il centrosinistra io nei TG avevo lo 0,1% e tu Sassoli non ti stracciavi le vesti ne’ rinunciavi al tuo lauto stipendio”. Da parte sua Mario Mauro, capogruppo del Pdl all’europarlamento, ha ricordato che “nel 2004 abbiamo avuto stessa scena sotto il precedente governo Berlusconi: con il centrosinistra nulla”. Mauro ha anche fatto notare che “il record delle querele presentate è del centrosinistra“. Anzi, come ha precisato Elisabetta Gardini “il record spetta a Di Pietro, con 357 denuncie e 750.000 euro di risarcimenti”.

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