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Il caso France Telecom scuote le coscienze: Chiesa e psicologi scendono in campo

Francia


Il caso dei suicidi tra i dipendenti di France Telecom, 24 negli ultimi 18 mesi, sta scuotendo le coscienze. Stamani il portavoce della Conferenza dei Vescovi francesi, padre Bernard Podvin, in una dichiarazione – riportata dall’agenzia cattolica Zenit -, ha invitato “i protagonisti coinvolti in questo grave problema sociale” a impegnarsi “per frenare questa disperazione di fronte alla quale non ci si deve rassegnare”.

Da alcuni giorni – ha spiegato padre Podvin – molte persone ci hanno comunicato di sentirsi molto colpite dal numero di suicidi sul lavoro“.

“Come si può intendere? Un solo suicidio sarebbe già troppo e basterebbe per colpirci! – ha esclamato – . Che cos’ha questo economicismo che spinge l’uomo al punto da non fargli vedere altra via d’uscita che porre fine ai suoi giorni?“.

 

Nella sua dichiarazione, monsignor Podvin ga ribadito che “il lavoro umano è una dimensione fondamentale per lo sviluppo della persona e per il bene comune”.

Se “la globalizzazione ha accentuato lo stress, l’incertezza per il futuro, l’individualismo, il riposizionamento, l’ansia”, ha denunciato, “certe pratiche di gestione” invitano ai licenziamenti”.

 “Una società che non fornisce lavoro, o che impone condizioni inaccettabili, non è più degna di se stessa“, ha commentato.

“La vita è un dono e ha un valore inestimabile”, ha concluso il portavoce dei Vescovi.

 

Dall’Italia, tornando al caso France Telecom, Marco Depolo, docente di psicologia del lavoro all’università di Bologna, ha ricordato che i “suicidi sono collegati a una situazione di posto di lavoro a rischio, che e’ durata nel tempo, che è fuori dal controllo delle persone coinvolte, che ha conseguenze pervasive anche sulla vita personale e familiare ed e’ circondata da un’aura mediatica di inevitabilità. Nessuna di queste criticità da sola può spiegare perché 24 persone siano rimaste travolte, e molte altre magari colpite ma rimaste in silenzio. Tutte insieme dimostrano come lo stress può colpire duro: non è l’evento stressante in sé, il cocktail micidiale è la sua intensità, la sua durata e la sensazione di non potersi sottrarre”.

 

Bene ha fatto France Telecom, dicono gli esperti, a correre ai ripari, bloccando la ristrutturazione così come era condotta e chiedendo l’aiuto di un gruppo di psicologi per tamponare l’emergenza.

 

Lunedì l’azienda tlc ha, anche, annunciato le dimissioni di Louis-Pierre Wenes, che verrà sostituito da Stéphane Richard, manager considerato molto vicino al presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, e già direttore del gabinetto del ministro dell’Economia, Christine Lagarde. Richard è stato anche responsabile dei trasporti della società di servizi per l’ambiente Veolia, e uno degli architetti della privatizzazione del gruppo francese per il trasporto marittimo Sncm.

Richard è approdato a France Telecom a inizio settembre e da tempo indiscrezioni di stampa lo indicano come possibile successore del numero uno, Didier Lombard.

 

“Uno psicologo del lavoro – ha aggiunto Depolo – avrebbe potuto spiegare che quando un’azienda non sa più vedere l’impatto sul personale delle proprie politiche, i risparmi economici di breve periodo nascondono il rischio di enormi perdite, economiche e di immagine”.

 

Ma come si sentono oggi i dipendenti France Telecom, anche quelli non toccati per ora dalla ristrutturazione?

“Gli psicologi del lavoro hanno un nome per la loro condizione: ‘sindrome del sopravvissuto’. Se domani pensi che può toccare a te, la prima cosa che ragioni è come difenderti, fuggire altrove se puoi, e se non puoi ricambi l’azienda regolando il tuo impegno al minimo possibile. Proprio il contrario di ciò che serve in tempi di crisi“, ha concluso l’esperto.

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