Italia
I fondi di private equity sono pronti a tornare a investire in Italia e guardano con ottimismo al 2010 con 10 miliardi di euro da mettere sul piatto e nel mirino ci sono auto, banche e media.
In occasione della Tavola Rotonda sullo stato di salute del merger&aquisition, Giancarlo Aliberti, direttore generale Italia Apax Partner, ha commentato che “I soldi ci sono, secondo la stima dell’Aifi ci sono 10 miliardi di euro disponibili per investimenti in Italia“.
Investimenti fermi da settembre 2008 ma da aprile 2009 “abbiamo pensato fosse possibile guardare con più ottimismo al mercato – prosegue Aliberti – ed è un sentimento comune nel private equity”.
“Credo vedremo operazioni più fantasiose – concordano sia Aliberti che Massimo Pappone, direttore generale di Lazard a Milano.
C’è invece chi è scettico: “nei prossimi mesi non possiamo pensare di tornare a un mercato effervescente, anche perché se torniamo a pensare a soluzioni creative si torna da capo“, ha detto Paolo Vacchino, Ad del fondo Abacus. “Forse non è un male – ha sottolineato Claudio Sposito presidente e amministratore delegato di Clessidra – si faranno meno operazioni ma più solide dal punto di vista delle motivazioni sottostanti, di qualità migliore”.
Per quanto riguarda i settori “negli ultimi mesi i soldi si sono concentrati su settori prevedibili: salute, infrastrutture e TLC – prosegue Aliberti – nei prossimi 18-24 mesi i soldi andranno sul retail e sui media’. Attenzione alle aziende che generano cassa e ai settori più colpiti dalla crisi, auto e finanziario.
“Le banche sono un settore molto attivo, nei prossimi 18-24 mesi in Italia si assisterà a cessione di asset e parte di attività o di servizi di supporto con buone possibilità di investimento“, ha sottolineato Sposito.
Un altro settore interessante per i private equity sono le infrastrutture, le energie alternative (“unico settore in cui si ottengono finanziamenti con leve importanti”) e i servizi avanzati (sociosanitari, assicurativi e in generale il mercato della terza età). Clessidra in particolare, ha spiegato il suo presidente, “guarda alle medie imprese familiari italiane dove c’è un problema di cambio generazionale, accelerato dalla crisi. Guardiamo ad opportunità in questo senso – ha concluso Sposito – Per quanto riguarda i settori ci concentriamo sull’area dei servizi ma in Italia ci sono anche eccellenze manifatturiere orientate all’export a cui stiamo guardando’.