Italia
“La crisi che ha investito l’economia alla fine del 2007, si sta ormai rovesciando sull’Information Technology italiana in termini molto più pesanti e veloci del previsto”. Non ha usato mezzi termini il presidente di Assinform Paolo Angelucci nel presentare oggi a Milano i risultati registrati dal mercato italiano dell’Information Technology nel 1° semestre 2009, confermati anche dall’Indagine Congiunturale Assinform sulle imprese associate.
“In sei mesi – ha spiegato Angelucci – la domanda di tecnologie informatiche è diminuita del 9%, un risultato che rappresenta la peggiore performance semestrale dal
D’altro canto i dati parlano chiaro e dimostrano come i settori dell’innovazione tecnologica siano ormai entrati in piena crisi. Nel suo complesso il mercato dell’ICT, attestato a 30.347 milioni di euro, nel primo semestre
La conferma arriva anche dall’indagine congiuntale Assinform, che mette a confronto le risposte di un campione di aziende It a febbraio e luglio. Rispetto a febbraio il peggioramento del fatturato a luglio riguardava il 53,5% del campione (a febbraio il 44,4%), quello degli ordinativi il 54% (a febbraio era il 44,4%). Quanto all’occupazione la crisi sta colpendo soprattutto il segmento dei consulenti esterni, che è in peggioramento per più del 64% del campione (a febbraio interessava il 55,5%).
Per limitare i danni, soprattutto all’occupazione, che in questo momento è la priorità assoluta, Assinform propone sei linee di intervento.
Innanzitutto – ha sottolineato il presidente di Assinform – è essenziale il ruolo delle banche, “alle quali chiediamo di rafforzare il credito all’innovazione”. Occorre, infatti, sostenere da una parte le aziende IT che si impegnano a mantenere la propria occupazione, dall’altra le aziende industriali e dei servizi che intendono investire in IT.
Dall’indagine congiunturale è emerso che è aumentato del 25% il nucleo di aziende che hanno previsto nei loro budget lo sviluppo di nuovi progetti IT. “Queste imprese non vanno lasciate sole, perché rappresentano un motore di spinta per la ripresa“.
Per quanto riguarda le altre proposte, rivolte alle istituzioni, le prime due sono a costo zero per le finanze pubbliche. Si tratta da una parte di imprimere una forte accelerazione della spesa pubblica già stanziata dalle amministrazioni, sia sotto forma di progetti, che appalti e gare; dall’altra di puntare a un miglior utilizzo delle risorse già disponibili per la formazione, rivedendo e semplificando le regole con particolare riguardo alla formazione degli inoccupati.
“Questi interventi consentirebbero alle imprese IT di far fronte alla loro più grave preoccupazione: conservare il proprio capitale umano, che rappresenta il maggior patrimonio del settore e la cui preparazione richiede notevole impegno di tempo e costi”.
Le altre due proposte sono a bassa intensità di spesa. L’una riguarda la messa in campo di incentivi per le imprese dedicati alla rottamazione dei vecchi software.
“L’obiettivo è sia stimolare la domanda di innovazione, che promuovere l’ammodernamento dei processi di gestione delle nostre imprese, in particolare delle Pmi, con conseguente crescita della loro competitività. Con l’ultima proposta, ma non meno importante, Assinform chiede al Governo che si proceda al finanziamento, come già annunciato dal Ministro dell’Industria, del progetto IT di Industria 2015, destinato a migliorare la qualità e competitività dello stesso made in Italy tecnologico”.
“Dobbiamo essere consapevoli – ha concluso Angelucci – che dietro questi dati vi è la crisi di un settore come l’IT, che con le sue 97.000 imprese e 390.000 addetti, costituisce una delle più rilevanti realtà industriali del Paese e uno dei primi settori dell’Information Technology in Europa. Quarto per produzione di valore aggiunto, pari al 2,8% del Pil, è il settore economico che, in Italia, vanta il primato di occupati laureati: pari al 30% dei suoi addetti, presentando il più elevato rapporto capitale umano per unità prodotto“.
Questi numeri rivelano che esiste un made in Italy tecnologico, con un rilevante peso economico e culturale nel Paese, al quale, tuttavia, non corrisponde altrettanto peso politico.
“Ma l’IT che licenzia significa perdita di cervelli e di alte professionalità; il taglio di spese e investimenti in tecnologie informatiche significa arretramento nel processo di modernizzazione, abbassamento delle capacità competitive e di reazione dell’intera economia. Perciò, considerata l’estrema pervasività delle tecnologie informatiche, l’impatto della crisi che investe l’Information Technology va valutato ben al di là dei perimetri del settore, come un impoverimento qualitativo dell’intero Paese”.
Il mercato italiano dell’ICT in dettaglio
Il perdurare della crisi economica mondiale ha trovato evidenza in Italia anche nel primo semestre del 2009. Il secondo trimestre ha evidenziato un modesto ricupero sul primo per i consumi (-1,8%), ma non per tutte le altre voci chiave: PIL (-6,0%), investimenti fissi lordi (-21,1%) ed esportazioni (-23,9%). E’ così continuata la discesa rispetto a un primo trimestre già critico, determinando una situazione difficile per la domanda di prodotti e servizi ICT.
Il mercato dell’ICT – Informatica (IT) e Telecomunicazioni (TLC) – si è attestato nel primo semestre
Il mercato dell’informatica non è infatti andato oltre a 9142 milioni, ed è risultato in calo del 9% (la peggiore performance semestrale dal 1991 ad oggi). Hanno rallentato tutte le componenti (hardware, software, servizi e assistenza tecnica), con una punta negativa molto pronunciata per l’hardware (-15,7%).
Il comparto delle telecomunicazioni (infrastrutture, terminali e servizi per reti fisse e mobili) è risultato pari a 21205 milioni, in calo del 2,5% rispetto al semestre corrispondente dell’anno prima, mostrando per la prima volta pesantezza anche sul fronte dei servizi di fonia mobile (-1,2%).
Informatica -9%
Nel primo semestre 2009 il mercato italiano dell’informatica (IT) ha raggiunto i 9142 milioni di euro, con un calo del 9% sul primo semestre 2008, quando ancora risultava in crescita dell’1,3%. Il dato si spiega con la netta contrazione degli investimenti fissi nelle imprese, e solo parte con la tendenza al downpricing. Quest’ultimo ha peraltro spinto la domanda di PC delle famiglie (+8,2% in unità) che, per quanto vivace ha solo smussato un caduta trainata dalla domanda business.
Più in particolare, l’andamento del mercato IT per settori d’offerta (hardware, software e servizi e assistenza tecnica) ha mostrato cali in tutte le componenti: servizi (4377 milioni, -7,3%), software (1954 milioni, -4,1%), assistenza tecnica ( 348 milioni, -6,2%), e soprattutto l’hardware (sistemi medi e grandi, personal computer, stampanti, sistemi di storage, e altre apparecchiature) che non ha superato la soglia 2463 milioni, con un calo del 15,7%.
Nell’hardware e nel primo semestre 2009, anche il mercato dei personal computer ha perso smalto. La domanda di PC in unità si è infatti attestata a 3.178.000 pezzi (-0,1%), per la prima volta stazionaria dopo quasi trent’anni di crescita a due cifre. Questo nonostante l’incremento delle vendite alle famiglie (775.000 pezzi, +8,2% rispetto al primo semestre 2008), che non ha compensato il calo di vendite alle imprese e alla PA (2.403.000 pezzi, -2,5%). Da segnalare è tuttavia il continuo progresso dei portatili, che pesano oramai per il 70,4% delle vendite complessive di PC in unità, mentre nel primo trimestre del 2001 coprivano una quota di mercato non superiore al 26%.
Anche nel software (1954 milioni, -4,1%), tutte e tre le componenti di mercato sono apparse in calo – software applicativo, -4,8%), middleware, -2%; software di sistema, -5,5% – e con progressioni di segno contrario rispetto a quelle del primo semestre del 2008.
Scenario analogo anche nei servizi (4377 milioni, – 7,3%), che pesano per la metà del mercato IT e contribuiscono in misura importante all’occupazione qualificata. Anche in questo comparto tutte le componenti hanno infatti mostrato cali rispetto al primo semestre dello scorso anno: -4,5% per i sistemi embedded; -12,2% per i servizi di elaborazione; – -10,8 per la formazione; – 5,2% per la systems integration; -4,9% per l’outsourcing, -5% per la consulenza; -11,2% per lo sviluppo e manutenzione applicativa.
Telecomunicazioni: -2,5%
Nel primo semestre 2009 il mercato delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) ha generato in Italia un business di 21.205 milioni di euro, in calo del 2,5% sul primo trimestre del 2008, quando già era risultato in calo dell’1,4%. Ha pesato molto nel dato il calo (quasi doppio rispetto a quello dell’anno prima) del comparto delle fisse (9.800 milioni, -4,4%), accompagnato da un calo (sempre con riferimento all’insieme di apparati terminali e servizi)delle mobili (11.405 milioni, -0,7%).
La scomposizione del mercato totale per le due macrocomponenti, investimenti e servizi, mostra una minore sofferenza per i servizi (16895 milioni, – 1,7%) e i terminali (2.540 milioni, -2,7%), e una sofferenza più accentuata e oramai perdurante per i sistemi e le infrastrutture (1.170 milioni, -8,8%)
Nei servizi, in particolare, solo i VAS mobili (2.545 milioni, +6,5%) che comprendono anche SMS, MMS e altri servizi dati e Internet su rete mobile risultano in crescita. Tutte le altre componenti risultano in calo, compresa anche quelle della fonia su rete mobile (6.490 milioni, -1,2%, per la prima volta in calo dal debutto del cellulare in Italia), dei VAS su rete fissa (1.660 milioni, – 6,2%)e dei servizi su rete fissa (6.200 milioni, -4,0%), comprensivi non solo di voce, ma anche di accessi a Internet.
Sul rallentamento dei servizi su rete mobile hanno influito per la prima volta l’interruzione della crescita delle linea attive (91 milioni, fra abbonamenti e carte prepagate, -0,6% nel primo semestre 2009, contro il + 6,6% del periodo corrispondente dell’anno prima) e la raggiunta stabilità del numero di utenti attivi (46,2 milioni, +0,4%, contro il + 2,1% dell’anno prima)
Le note positive vengono dalla diffusione degli accessi Internet a banda larga, che interessa ora 12.055.000 utenti (+12,2% rispetto al primo semestre del 2008), per il 97% connessi con tecnologie XDSL e per il 3% in fibra ottica. (r.n.)
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