Unione Europea
Si deciderà il prossimo 28 settembre la sorte della riforma Ue del quadro regolamentare delle telecomunicazioni che, arenatosi sulla questione del download illegale, sarà ridiscusso dal Comitato di conciliazione, che avrà circa 8 mesi di tempo per licenziare il testo.
L’approvazione del pacchetto è stata infatti bloccata dalla bagarre sulle procedure messe a punto per imporre restrizioni all’uso di internet a quegli utenti che reiteratamente scaricano o mettono in rete illegalmente materiale protetto da diritti d’autore.
Una questione esplosa solo nella fase finale delle negoziazioni dopo che, in seconda lettura,
Il Parlamento europeo ha voluto infatti ribadire, contrariamente a quanto stabilito da una legge francese, che l’accesso a internet può essere negato solo a seguito di un ordine giudiziario e non su semplice decisione amministrativa.
La garanzia di questi diritti andrebbe però al di là di quanto gli Stati membri sarebbero disposti a concedere, essendo questi più propensi a un sistema che permetta alle forze dell’ordine o a un’altra Autorità di bloccare l’accesso a internet, concedendo all’utente il diritto di appellarsi alla decisione.
Per i governi della Ue, questo sistema sarebbe più efficace nella lotta alla condivisione di materiali protetti da copyright.
Su questo emendamento, presentato da verdi, sinistra liberaldemocratica ed euroscettici e approvato con 407 voti a favore, 57 contrari e 171 astenuti, si è quindi consumato lo scontro tra il Parlamento e il Consiglio europeo, che ha di fatto provocato lo stop all’intera riforma.
La questione è stata quindi rinviata al ‘Comitato di Conciliazione’ per la ricerca di un nuovo accordo e al fine di evitare la compromissione del lungo lavoro di negoziazione che ha portato all’approvazione dei tre testi legislativi che compongono la riforma e aggiornano la normativa su trasparenza e pubblicazione delle informazioni per gli utenti, migliore accessibilità per i disabili, servizi di emergenza e accesso al numero 112 nonché neutralità della rete.
La riforma contiene anche misure relative alla gestione dello spettro radio, alla realizzazione nuova autorità delle telecomunicazioni, alla separazione funzionale e al quadro normativo per le reti di nuova generazione.
Il Comitato dovrebbe anche farsi carico di trovare un accordo su una serie di emendamenti che darebbero facoltà ai gestori telefonici di filtrare contenuti e applicazioni dando priorità ad alcuni piuttosto che ad altri.
La net neutrality, di cui si sta discutendo animatamente anche oltreoceano, sarebbe infatti messa in pericolo da una serie di misure inserite nel pacchetto telecom e che, secondo le associazioni in favore della neutralità della rete, metterebbero in pericolo non solo la competizione e l’innovazione, ma anche la libertà di espressione.