Europa
Pirateria al centro del convegno “Diritti d’autore e tecnologie: solo i corsari navigano in internet?”, nell’apertura della 61esima edizione del Prix Italia, in svolgimento fino a sabato prossimo a Torino.
Nel proprio intervento Caterina Caselli, presidente di Sugar Music, ha sottolineato che internet continua a essere senza regole, il download illegale imperversa e per numerosi giovani talenti il rischio concreto è quello di non riuscire ad emergere.
Serve “un contesto legislativo chiaro, con condizioni che siano rispettate da tutti, chi trae profitto dall’uso del copyright deve pagare, non troppo ma il giusto”.
La Caselli ha parlato di “grandi difficoltà oggettive per le etichette discografiche, specie per quelle indipendenti”. Gli aspetti critici sono rappresentati dai danni enormi a causa del “combinato disposto tra tecnologia digitale e l’ideologia della gratuita“.
Ha, quindi, riferito dati che disegnano la situazione. Ad esempio, in Gran Bretagna nel 2007 ci sono stati 890 milioni di download illegali, contro i 140 milioni legali, con un rapporto quindi di sei a uno. E ancora: nel 2001 il mercato della musica italiana valeva 600 milioni di euro l’anno, oggi siamo sotto i 200 milioni; in Francia valeva quattro volte quella italiana, oggi vale poco più del doppio, e nel primo semestre 2009 c’è stato un ulteriore calo del 18%.
La Caselli ha parlato anche dei cosiddetti danni collaterali: secondo l’ultima indagine comunitaria, un terzo degli europei tra i 16 e i 24 anni non è disposto a pagare il download; il 50% non ha intenzione di cambiare atteggiamento neanche in presenza di migliori condizioni di pagamento, e il 70% dei consumatori digitali non si sente in colpa a scaricare gratis brani musicali.
“Non è vero che internet rappresenti la vera democrazia: a comandare – ha detto ancora la Caselli – sono poco colossi, quelli che chiamo i corsari in giacca e cravatta: operatori di tlc, motori di ricerca, social network, provider”.
Ormai ci sono mega contratti tra industria e provider, “tagliando fuori le etichette indipendenti che pur essendo per l’innovazione artistica e creativa restano ai margini“.
“Un altro falso – per la Caselli – è rappresentato dalla gratuità sul web: tutto si paga, solo che i ricavi vanno agli intermediari tecnici e non ai produttori di contenuti. Chi fa la musica deve essere invece remunerato, rischiamo di trovarci un milione di dilettati allo sbaraglio”.
Per la presidente di Sugar Music la Francia sta correndo ai ripari, “occorre lavorare su più piani: sanzioni realistiche e misure severe ed esemplari per chi viola consapevolmente il copyright; sostenere e incentivare, invece, chi sviluppa la creatività. C ‘è da chiedersi se a Bruxelles si interrogano su questo o pensano a scatenare battaglie inutili”.
La Francia ha infatti adottato la legge Hadopi che prevede pene dure per chi scarica illegalmente dal web opere protette da diritto d’autore. La pena arriva fino alla sospensione della connessione internet.
Una misura quest’ultima che non ha trovato l’appoggio di alcuni europarlamentari che hanno parlato di “violazione delle libertà fondamentali dell’individuo”.
Parte degli artisti è convinta che non si potrà mai fermare la pirateria e che la soluzione potrebbe essere quella di permettere di scaricare la musica gratuitamente, sperando di guadagnare coi concerti.
Ma questo non trova ovviamente d’accordo le case discografiche, che da anni ormai pagano i danni prodotti da chi pratica il download illegale.
E a favore del blocco delle connessioni internet per chi si ostina a scaricare illegalmente musica, s’è schierato anche sir Elton John, come scrive oggi il Guardian.
“Sono dell’opinione – si legge in una lettera indirizzata al ministro del Commercio britannico, Lord Mandelson – che l’incontrollata proliferazione del downloading illegale (anche su basi “non commerciali”) avrà un effetto gravemente nocivo sui musicisti e in particolare giovani musicisti e quei compositori che non sono artisti che si esibiscono”.
Una lettera che arriva dopo il fallimento delle trattative per ricomporre la spaccatura sulla pirateria nell’industria musicale: un gruppo di artisti che comprende Nick Mason dei Pink Floyd, Billy Bragg e Tom Jones ha accusato di “testardaggine” le etichette discografiche. Questi ultimi sono membri della Fac (Featured Artists Coalition), della quale fanno parte anche Annie Lennox e Dave Rowntree dei Blur. La Fac si è a sorpresa staccata dal resto dell’industria musicale annunciando pubblicamente di “aver raggiunto un accordo per dissentire” con le case discografiche sulla proposta di bloccare le connessioni internet.
Ma il dibattito divide anche i grossi nomi: Lily Allen, James Blunt ed Elton John si sono tutti schierati con la Fac.