Net neutrality: la FCC propone nuove regole in favore di un web ‘libero e aperto’

di Alessandra Talarico |

Se tradotto in legge, il nuovo piano della FCC sottoporrà gli operatori mobili come Sprint Nextel e T-Mobile USA alle stesse regole in capo agli operatori internet via cavo o via DSL.

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Il governo degli Stati Uniti si appresta a varare un insieme di regole volte a garantire la “neutralità” delle reti di accesso a internet, un principio in base al quale tutti i fornitori di contenuti per il web debbono essere trattati allo stesso modo. Le nuove linee guida si aggiungerebbero a quelle già varate nel 2005 e imporrebbero agli operatori – anche quelli che forniscono servizi internet mobile – l’obbligo di rendere pubbliche le modalità con le quali gestiscono la rete al fine di evitare l’eventuale discriminazione o il blocco illegittimo di servizi e applicazioni.

 

Il presidente della FCC, Julius Genachowsky, ha proposto il nuovo set di regole stamani alla Brookings Institution di Washington, proclamando il pieno sostegno dell’amministrazione a una rete “libera e aperta”.

 

Una mossa che farà piacere a Google, Amazon e alle associazioni dei consumatori, ma che piacerà un po’ meno agli operatori tlc come AT&T, Verizon e Comcast, che non vedono di buon grado l’intromissione del governo nella gestione delle reti e – tramite l’associazione CTIA – hanno già fatto sapere di considerare questo tipo di regolamentazione “inutile” oltre che dannosa, poiché impedirebbe ai carrier di gestire le proprie reti e di prevenire, ad esempio  la diffusione di virus o altri contenuti pericolosi.

 

La ‘rete neutrale’ – come spiegato dalla Trans-Atlantic Consumer Dialog (TACD) – è quello spazio in cui i consumatori hanno tre diritti fondamentali: quello di utilizzare “qualsiasi dispositivo a loro scelta”; quello di poter accedere a qualsiasi “contenuto, servizio o applicazione” e la possibilità di usare questi diritti senza “discriminazioni legate alla fonte, alla destinazione, al contenuto o al tipo di applicazione”.

 

Le nuove regole – che secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, saranno applicate anche agli operatori mobili – dovrebbero, quindi, impedire ai service provider di bloccare o rallentare l’accesso a servizi legali o a siti web che consumano troppa banda o che sono offerti dai concorrenti e potrebbero incoraggiare le web company a lanciare nuovi servizi dati a forte consumo di banda senza il timore che questi siano bloccati. In questo modo, spiegano gli analisti, le società VoIP o quelle che offrono servizi di videoconferenza potrebbero investire massicciamente.  

 

Se tradotto in legge, dunque, il nuovo piano della FCC sottoporrà gli operatori mobili come Sprint Nextel e T-Mobile USA alle stesse regole in capo agli operatori internet via cavo o via DSL.

“Il processo legislativo consentirà di analizzare a pieno le implicazioni dell’applicazione di questi principi alle architetture mobili e di capire come questi potranno essere implementati in maniera equa e appropriata”, ha sottolineato Genachowski.

“Non si tratta – ha detto il numero uno della FCC – di un’intromissione del governo nella gestione di internet, ma vogliamo piuttosto assicurare che la rete resti una piattaforma aperta alla competizione, alla creatività e all’eccellenza imprenditoriale”.

Secondo i sostenitori della neutralità della rete, il problema maggiore non è quello di assegnare una corsia privilegiata ad alcuni servizi, quanto quello di difendere il sistema da attacchi che si fanno sempre più minacciosi.

 

Creare un regime in cui i provider dei servizi internet hanno il controllo su cosa aziende e utenti privati possono immettere in rete rappresenterebbe inoltre un reale pericolo per l’innovazione: ad avere la meglio sarebbero infatti soltanto le maggiori compagnie, come Google, che possono permettersi di pagare di più per ottenere una corsia preferenziale per i propri servizi.

 

Diversi i ‘campanelli d’allarme’ che hanno spinto l’amministrazione Usa a prevedere regole chiare a sostegno della network neutrality: tra questi, il caso della società tlc canadese Madison River – che ha bloccato il traffico VoIP di Vonage e per questo è stata multata dalla FCC nel 2006 – e dell’ISP (sempre canadese) Telus, che ha bloccato l’accesso dei dipendenti al sito internet di un sindacato che diffondeva le controversie della compagnia.

 

Ma anche il caso dell’operatore via cavo Comcast, finito nel mirino delle Autorità per aver bloccato l’accesso al network di file-sharing BitTorrent.

 

Esempi che dimostrano, hanno più volte sottolineato gli esperti, che quando un provider è messo nelle condizioni di attuare un controllo selettivo dell’accesso, esso è spesso incline a schierarsi contro servizi che percepisce come pericolosi per i propri interessi o per quelli dei propri partner commerciali.

 

Il pericolo, secondo diverse associazioni a sostegno della neutralità della rete, deriverebbe anche dall’eventuale priorità accordata a un protocollo o a un’applicazione rispetto a prodotti simili: ad esempio, il rafforzamento della net neutrality eviterebbe a un provider di dare priorità a un pacchetto VoIP rispetto a un altro per puro vantaggio economico.

 

Nel peggiore degli scenari immaginabili, internet potrebbe diventare un posto in cui le maggiori compagnie, come ad esempio Comcast o AT&T, “controllerebbero distribuzione e contenuti e la gran parte di ciò a cui gli utenti possono accedere”.

 

Senza dimenticare la posizione sostenuta dal presidente Barack Obama, che durante la campagna elettorale si professava convinto sostenitore del principio di net neutrality. Secondo il Obama, “la ragione fondamentale per cui internet è stato un tale successo risiede nel fatto che è la piattaforma più aperta della storia e bisogna che resti così”.

 

Il processo legislativo per formalizzare le nuove linee guida sulla net neutrality dovrebbe partire a ottobre. Per essere approvate, dovranno essere approvate dalla maggioranza del board FCC, composto da 5 persone, di cui tre democratici, che sostengono la net neutrality.

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