Digitale terrestre: decoder unico pronto ad essere lanciato sul mercato?

di Raffaella Natale |

Italia


Mercato TV

Si apre una possibilità per il decoder unico che consentirebbe di ospitare tutti i sistemi d’accesso. Il dispositivo è pronto per essere lanciato sul mercato, si chiama “Cielo Aperto”, in inglese “Open Sky”, ma prima dovrà essere presentato all’Agcom.

Così riferiscono fonti accreditate che informano anche delle prossime trattative con la Pay TV del magnate Rupert Murdoch per poter accogliere anche il sistema di accesso Nds per la Tv satellitare.

 

Secondo queste indiscrezioni, nei prossimi giorni verrà portato all’attenzione dell’Authority questo nuovo modello di decoder che potrebbe risolvere le questioni aperte di recente sulla necessità di non avere diversi apparecchi soprattutto dopo l’aumento delle offerte per il digitale terrestre.

 

Naturalmente il fatto che Sky Italia utilizzi la sola codifica Nds potrebbe portare il gruppo di Murdoch a non voler aderire a questa nuova offerta di decoder unico. A quel punto sarà l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a dover  a dirimere la controversia.   

 

Nei giorni scorsi, anche a seguito delle segnalazioni di alcune associazioni dei consumatori e della situazione d’incertezza venutasi a creare tra gli utenti, l’Agcom ha aperto un’istruttoria al fine di accertare le tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la loro conformità degli accordi di cessione delle licenze alla normativa di settore nonché tutte le iniziative utili all’adozione di un decoder unico.

 

A riguardo, l’Adiconsum ha espresso soddisfazione per l’apertura dell’istruttoria, sottolineando che il decoder unico rappresenta l’unico strumento garante della visione di tutti canali televisivi trasmessi da qualsiasi piattaforma satellitare e non.

L’associazione ha pertanto chiesto all’Agcom di “agire con una certa rapidità ed urgenza, convocando tutte le parti interessate per trovare la soluzione tecnica che garantisca la visione delle trasmissioni delle emittenti nazionali sul satellite con un solo decoder”.

 

L’Autorità ha anche deciso di aprire un’istruttoria sui programmi satellitari della Rai, anche se non si è opposta all’avvio della società Tivù Sat, costituita dalla Tv pubblica (48,25%) in joint-venture con Mediaset (48,25%), e Telecom Italia Media (3,5%), dove sono confluiti tutti i canali dei tre broadcaster, prima distribuiti sulla piattaforma di Sky, diventata operativa dallo scorso 31 luglio.

 

Tivù Sat è stata presentata come un servizio integrativo al digitale terrestre: dovrebbe servire le aree d’ombra non raggiunte dal digitale. Pochi giorni dopo la presentazione, i vertici di Rai e Mediaset, hanno deciso di mettere in discussione la concessione a Sky della loro programmazione in chiaro.

 

L’istruttoria, scrive l’Autorità in una nota, “…dovrà accertare le modalità di distribuzione delle smart card (incluse quelle per gli italiani all’estero) i criteri per la distribuzione dei programmi televisivi privi di diritti per l’estero, la possibilità per tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea con quanto avviene in altri paesi europei. Questo, per dare risposta alle concrete esigenze manifestate dai consumatori e per consentire lo sviluppo della concorrenza in base ai contenuti offerti e non alle apparecchiature utilizzate”.

 

Il Consiglio dell’organismo di vigilanza, all’unanimità, ha deciso l’apertura dell’istruttoria “per verificare il rispetto, da parte della Rai, degli obblighi di servizio pubblico e del contratto di servizio. L’Autorità, sulla base degli elementi raccolti, ha infatti riscontrato un’insufficiente informazione agli abbonati sulle modalità di visione dei programmi Rai in simulcast via satellite, la mancanza di preavviso sulle scelte effettuate, la difficoltà di orientamento dei consumatori nella scelta degli apparati e una carenza di informazione sulla regolamentazione e le modalità di criptaggio dei programmi, la mancanza di tutela dei cittadini all’estero”, scrive l’Agcom.

 

Al contrario l’Autorità presieduta da Corrado Calabrò ritiene che non esistano “i presupposti per l’avvio di un’istruttoria relativa alla costituzione della società Tivù Sat ai sensi dell’art.43 del Testo Unico della radiotelevisione a condizione che le smart card Tivù Sat non siano utilizzate per la fruizione di programmi a pagamento e che la piattaforma offra i propri servizi a tutti i soggetti che ne fanno richiesta a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie. Qualunque modifica agli accordi notificati all’Autorità comporterà il riesame della decisione”.

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