Italia
Lo avevano già affermato i dadaisti nei primi decenni del Novecento e lo ribadiscono oggi i guru dell’informatica, sostenendo che la realtà è una struttura spazio-temporale complessa, costituita in un dato momento da un insieme di elementi ricomponibili e ogni volta in modo diverso: ‘La realtà è semplicemente come la vogliamo noi, perché niente è vero e tutto è possibile‘. Il 10 settembre scorso si è svolto a Roma l’incontro-dibattito dal titolo “Una mappa per i prossimi dieci anni“, ospitato nello splendido spazio dell’Opificio Telecom Italia ‘Capitale digitale‘, in collaborazione con
“Una rete broadband accogliente e diffusa, in grado di trasmettere alla velocità di 100 Mb i pensieri di una città pulsante e viva, fatta di idee, sentimenti, sogni, progetti e voglia di partecipare alla realizzazione di un mondo diverso, sostenibile e open source“. Così Franco Bernabè, ad di Telecom Italia, ha aperto il pomeriggio dell’Opificio, sottolineando l’aspetto sociale più che imprenditoriale del nuovo progetto, che prevede nei prossimi anni di trasformare Roma in una capitale mondiale ultrabroadband. Cinque anni di lavori e 600 milioni di euro di investimenti, di cui più della metà destinati a reti di nuova generazione ‘NGN‘.
“L’aspetto sociale del progetto si fonde inevitabilmente con i suoi presupposti tecnologici e di mercato – ha affermato Bernabè – ma non sappiamo ancora in che modo e per questo abbiamo voluto intraprendere con i protagonisti della cultura, dell’arte e della comunicazione questo affascinante viaggio di scoperta del mondo che verrà“. Più che una speranza, quindi, si è parlato di una necessità, cioè il bisogno da parte di chi investe soldi in infrastrutture, di capire come queste saranno utilizzate, di immaginare cosa nelle autostrade dell’informazione digitale vedremo scorrere a sempre più elevate velocità. “Per comprendere il futuro digitale – ha affermato Bernabè – c’è bisogno che le Istituzioni, le imprese, i ricercatori, i liberi pensatori e i cittadini si incontrino e che lo facciano in un luogo fisico, dove poter far convergere le energie collettive e dove concentrare il potenziale umano che si cela dietro all’immaginario collettivo, che poi è ciò che rafforza il sistema in cui viviamo e che ne permette l’evoluzione“.
Immaginazione e mercato, due concetti e due termini che difficilmente hanno trovato nei decenni passati una sintesi comune, ma che il percorso appena iniziato ha tutte le intenzioni di far convergere in una nuova piattaforma: Internet. La tecnologia, ha ricordato Salvo Mizzi di Telecom Italia, ha trasformato il nostro modo di vivere e l’ambiente che ci circonda con una velocità incredibile, tanto da obbligarci a cambiar passo evolutivo. “La digitalizzazione del mondo – ha detto Mizzi – determina un livello crescente di interdipendenze e interconnessioni tra infrastrutture, software, contenuti, hardware e idee, tanto che oggi si parla sempre più spesso di capitale digitale, cioè di un insieme di persone, software e macchine, di programmi e di contenuti, a cui si aggiunge il supporto necessario di Istituzioni, Fondazioni, sturt up e cittadini attivi nel mondo reale, quanto in quello virtuale“
Un esempio di questa nuova fase evolutiva, sociale e dei mercati, è
Riccardo Luna di Wired, in veste di moderatore dell’incontro, ha poi introdotto quello che potrebbe essere uno dei futuri digitali che ci attendono, la cosiddetta ‘Mappa del futuro‘. Un’immaginaria cartina topografica del tempo, immaginata e realizzata presso l’Institute for the Future di Palo Alto in California e pubblicata nell’ultimo numero di settembre di Wired. Una “Map of the Decade
La ‘Map of the decade
“Se il futuro non è comprensibile – ha affermato Bruno Pellegrini di BlogTv – allora bisogna cambiare gli strumenti con cui si cerca di ragionare sul tempo e sul mondo, abbracciando l’open source ad esempio, creando community come ha fato Wikipedia, connettendo milioni di menti, sviluppando conoscenza, nuovi servizi e dispositivi per metterli al servizio dei cittadini. Anche così si costruisce un futuro, sicuramente più semplice da immaginare e da spiegare“. Esempi pratici questi di quello che è il concetto di piattaforma, una parola chiave che ci permette di abbandonare i vecchi modelli cognitivi e di entrare in una nuova struttura, aperta e condivisa. “Proprio Roma – ha proseguito Pellegrini – dovrà essere pensata e realizzata come una piattaforma, dove una comunità aperta e pulsante darà vita al nuovo mondo digitale delle infrastrutture informatiche di prossima generazione e permetterà al futuro di presentarsi nel migliore dei modi“.
In conclusione Franco Bernabè ha voluto ribadire quella che poi, a suo modo di vedere, è la chiave del futuro e cioè il concetto di periferia: “Negli ultimi secoli il termine, nonché il processo, che più di altri ha determinato la storia nel suo svolgersi è stato quello di ‘periferia’ e non vedo perché non debba continuare ad essere così anche nei prossimi dieci anni. Il mondo è sempre più decentrato, delocalizzato, disgregato, in una parola si è fatto ‘periferia’, è periferico. Ecco perché la connessione, la rete, Internet, sono pratiche fondamentali per la crescita di una nuova idea di umanità, di società e di futuro. Sono sicuro che il futuro, in qualunque modo di presenterà, passerà inevitabilmente per l’emersione delle periferie del mondo“.
Basterà una mappa per capire dove stiamo andando? Saremo in grado di guidare l’accelerazione tecnologica degli ultimi anni? Sarà la nostra anima pronta alle nuove velocità digitali? La mappa, viene spiegato in antropologia, ‘non è mai il territorio’ e questo territorio è, in definitiva, il luogo fisico e virtuale dove oggi noi viviamo e dove anche domani ci ritroveremo. Periferia o centro, senza un obiettivo condiviso da tutti non si va da nessuna parte, così almeno ci insegna la storia passata e recente. Il futuro, anche se ci piace vederlo al di là del nostro presente, non può che essere già parte di questo mondo: complesso, paradossale e, sena dubbio, sempre più connesso.
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