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eBook: tra vent’anni solo libri digitali. Per Ferrari (Mondadori) bisognerà però abbattere i prezzi

Italia


Il futuro dell”editoria è il digitale. sembra che non ci siano più dubbi, almeno ascoltando le previsioni di Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri del gruppo Mondadori dall’aprile del 1997, che da Trento ribadisce che l’eBook dominerà il mercato dei libri tra vent’anni, egemone, ma non unico.

Tuttavia mentre l’Italia registra un mercato crescente non può dirsi la stessa cosa per i lettori.

 

Ferrari ha parlato a Dro, nella prima giornata della manifestazione VeDrò, creata come ‘pensatoio’ bipartisan da Enrico Letta, Giulia Buongiorno e Angelino Alfano.

 

Nell’occasione s’è ragionato anche sui prezzi. Per Ferrari, dovrebbe essere la metà di quello della versione cartacea, “…perché spariscono i costi della fisicità, per primo quello dell’invenduto che si butta”.

Ma per raggiungere questo traguardo, bisognerà aspettare il 2029 quando i bimbi che usano a scuola i libri digitali diventeranno adulti e “per gli editori questi tempi lunghi sono un bene a differenza del cambiamento repentino che attende editori di quotidiani e periodici”.

 

Il manager della Mondadori ritiene comunque che l’egemonia dell’eBook si vedrà soprattutto e prima nell’editoria di progetto, quella industriale, dei grossi gruppi. Comparirà meno e dopo in quella d’autore, dove “a rischio – ha detto Ferrari – c’é il fatto che la figura dell’autore veda un inversione di ruolo con l’editore, che ora è quello che paga e rischia”.

 

Il mercato librario in Italia intanto cresce quasi dell’1%, con un giro d’affari totale di 3.702 milioni di euro e 61.440 titoli pubblicati nel 2006 (ultimo dato definitivo disponibile), compresi i volumi scolastici ed esclusi gli allegati a quotidiani e periodici. Le copie stampate sono state 278 milioni, con una tiratura media di 4.300 copie. Il 60% dei titoli però non vende una sola copia e i titoli commercialmente vivi nel 2008 risultavano 609.287. De resto l’invenduto viene segnalato nel 95% per quanto riguarda i piccoli editori. Il panorama italiano in quest’ambito conta 2.901 case editrici, di cui 1.016 con una presenza organizzata sul mercato, cioè che pubblicano almeno un titolo al mese. Se si considerassero invece anche quelle che in un anno non hanno pubblicato alcun titolo e quelle emanazioni di aziende e fondazioni il numero salirebbe a 8.814. Quanto al prodotto, i libri stranieri sono in calo, ma un titolo su 5 resta non italiano. L’export del mercato italiano cresce intanto del 2% rispetto al 2006 per un totale di 40,7 milioni di euro, lasciando fuori i siti di e-commerce, con dati in crescita. A leggere un libro all’anno però sono 24 milioni di italiani (un dato in calo dell’1%) e il 46,2% non legge più di tre libri l’anno. A leggere un libro al mese è il 13,3%, cioè 3,2 milioni di persone. In maggioranza sono le fasce infantili e giovanili e, come genere, le donne.

Dati interessanti come è interessante osservare il mercato che tende verso il digitale, di questo ne sono convinti anche i bibliotecari che nei giorni scorsi si sono riuniti a Milano per il 75° Congresso mondiale dell’International Federation of Libreries Associations (Ifla)

Oggi in Italia, ma soprattutto negli Usa e in Nord Europa, le biblioteche sono luoghi ipertecnologici presenti numerosi sul web, dove è possibile sfogliare virtualmente manoscritti di Galileo, confrontare versioni dei Promessi Sposi, fare una ricerca sulla Bibbia attraverso parole-chiave.

 

“Tante biblioteche comunali e locali hanno già digitalizzato e messo online libri e altri documenti – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, Mauro Guerrini – e a livello universitario abbiamo eccellenze in tante città, paragonabili alle più avanzate realtà estere”.

Certo, ha detto Guerrini, se gli enti locali, soprattutto nel Centro-Nord, hanno dimostrato di credere alla digitalizzazione, “il ministero dei Beni Culturali potrebbe fare molto di più”.

 

Maggiori finanziamenti farebbero senz’altro comodo al mondo delle biblioteche, visti anche i costi del processo di digitalizzazione. Anche per questo il settore apre su tutta la linea a Google, che oltralpe starebbe per concludere un accordo con la Biblioteque nationale de France per digitalizzare il patrimonio librario di quest’ultima. Accordi simili, secondo Guerrini, offrono “nuove opportunità” e anche a livello mondiale la direzione sembra essere quella di ricercare intese di questo tipo.

 

“La maggior parte di noi sarebbe favorevole“, ha commentato la tedesca Claudia Lux , presidente dell’Ifla, sottolineando tuttavia che bisogna tener conto del copyright e del fatto che il patrimonio deve restare di pubblico dominio. Secondo i rappresentanti dei bibliotecari, tra i loro centri e il Google Book Search non c’é nessuna concorrenza, anzi “può servire a garantire un accesso più ampio al nostro patrimonio”, ha spiegato Lux.

“In questo modo – ha aggiunto Guerrini – un libro che altrimenti sarebbe letto una volta ogni dieci anni circola con più velocità“. E poi la gente continuerà comunque a frequentare le biblioteche. Ne è convinta Lux: “Un po’ perché alcuni documenti, alcuni archivi, possono essere consultati solo là, e poi per l’emozione dei luoghi, per il piacere dell’incontro con altri ricercatori, per il gusto dello studio in un ambiente che invita alla concentrazione”.

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