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§§§ Nel maggio 2007 YouTube ha iniziato a condividere i propri introiti pubblicitari con un manipolo di producer professionisti o semi-pro diventati nel tempo star della piattaforma (vedi qui per un’estesa monografia sull’argomento). Anche se spesso si tratta di pochi centesimi per ogni view, via via che le view totali si accumulano diventando milioni, i centesimi si trasformano in gruzzoli da decine, a volte centinaia di migliaia di dollari annui.
Fuori dai giochi sono invece sempre rimaste le meteore dell’online video, le clip amatoriali “estemporanee” una-volta-e-via, che il popolo di YouTube talora adotta con passionale affetto. Dal cane che fa skateboard alla furibonda disfida tra leoni e coccodrilli nota come Battle At Kruger l’esercito degli one-off videos è immenso, tanto che nessuno finora ne ha compilato un indice omnicomprensivo. Dal 25 Agosto 2009 questo esercito di videomaker della domenica monetizzerà le proprie opere al pari degli YouTube Partner. La piattaforma ha infatti annunciato sul suo blog ufficiale di aver esteso con effetto immediato il Programma di Partnership a oltre 1000 clip virali di indiscutibile notorietà. D’ora in avanti, si potrà entrare nel club degli “stipendiati” da YouTube se i vostri video, benchè del tutto episodici e privi di continuità, corrisponderanno ai seguenti criteri:
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Milioni e milioni di views, ovviamente.
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Embedding dell’url un po’ ovunque, ratings, commenti. Insomma, esagerata viralità.
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Rispetto del contratto di servizio (non vale se uplodate il finale di Inglorious Bastards).
Il meccanismo è automatizzato. Nessun bisogno di autocandidarsi, saranno gli elfi di YouTube a inviarvi un’eMail di congratulazioni e un bottoncino “Attiva il Revenue Sharing” apparirà in vari punti sul vostro account. Appena si accetta la proposta, la squadra commerciale di YT infarcirà di spot e banner il vostro campioncino virale, pagandovi tramite Google AdSense (ergo: se non avete Google AdSense dovete iscrivervi, ma è un processo indolore, don’t worry).
Rimane il punto interrogativo sulla propensione delle aziende ad associare il proprio marchio al viral video. Non si era sempre detto il contrario?
Le cose cambiano, però, e in fondo questo è solo un tassello nell’intenso processo di razionalizzazione del flusso di uscite / espansione del flusso di entrate di GoogleTube. Un tassello incastrato nel mosaico durante un 2009 particolarmente fecondo di fenomeni virali, dall’ugola d’ora dell’anatroccolo Susan Boyle all’esplosione del filone nuziale con il Matrimonio di Jill & Kevin. In meno di due mesi, da metà Luglio a oggi, le nozze danzanti dei due simpatici sposini di Minneapolis, Minnesota, hanno generato 22 milioni di views e quasi 100.000 commenti solo calcolando la clip originale.
I talk televisivi, il Today Show in testa, hanno fatto a gara a invitare in studio i protagonisti della cerimonia. Ma il vero spettacolo, la prima visione originale, è andato e va in onda 7 giorni su 7, 24 ore su 24, sul canale (New)televisivo #1 del pianeta Terra. Ne avrete sentito parlare, credo. Si chiama YouTube. Il pargolo prediletto di Google in questo caso ha monetizzato tramite Apple, da cui riceve royalties per ogni acquisto su iTunes realizzato tramite il programma click-to-buy. Poiché la colonna sonora scelta da Jill & Kevin era Forever, hit di Chris Brown facilissima da comprare in digitale, e poichè dal giorno alla notte il pezzo è schizzato in testa alle classifiche iTunes, e poichè infine gran parte degli acquirenti l’ha fatto cliccando sul tastino pubblicitario piazzato da YouTube, beh, facile fare i conti…
Salendo invece dalle tasche dei pantaloni alle sinapsi neuronali che ispirano i saggi dei sociologi di comunicazione di massa, va segnalato l’intervento dei tipi di Visible Measures sulle caratteristiche intrinsecamente “virali” della JK Wedding Entrance (JK dalle iniziali di Jill e Kevin).
Il succo? J&K hanno saputo sintetizzare i 3 elementi-chiave della stream-viralità:
1. È un video imprevedibile. Nei primi secondi sembra un banalissimo filmino matrimoniale, finchè non partono le note di Forever – già di per sé insolite dentro una chiesa -, iniziano le danze e si resta a bocca aperta. Chiamiamolo il fattore “wow, non ci posso credere”.
2. È un video che fa sorridere. L’appeal dello user-generated si fonda sulla sua involontaria comicità e/o sulla glorificazione dell’assurdo e del demenziale. Ci fa sorridere, perché spassoso in senso classico o talmente grottesco da risultare involontariamente umoristico.
3. È un video che fa discutere. I campioni della web-viralità suscitano domande. In primis sulla loro verosimiglianza. È tutto vero? È una messinscena calcolata? L’hanno fatto apposta per andare in home su YouTube? Susan Boyle è reale, davvero per quasi 50 anni ha vissuto da gemella di Calimero? Chi ha studiato la coreografia delle nozze di Jill & Kevin? Erano effettivamente i loro amici a sgambettare o in mezzo si celavano consumatori attori professionisti? Quando lo user-generato non ci lascia indifferenti, anzi ci induce a parlarne e porsi domande, ha in sé le potenzialità per diventare virale.
§§§ E rimaniamo in tema di sentimenti. Un premio a chi si ricorda questo inciso dal primissimo articolo di NewTV, lo scorso inverno: “Senza contare che la fase di transizione e riposizionamento può rivelarsi terreno fecondo per nuovi player che sappiano giocare con tempismo le loro carte. Gioco di fantasia, ma chi impedisce al leader nazionale del dating online di sviluppare la sua clientela M/F trasversale built-in offrendo ai suoi milioni di abbonati un pacchetto di contenuti in partnership con Mr. NewTV Newcomer?”. Non sono un pazzo visionario, pare. In mio conforto accorre il mercato 2.0 evoluto per eccellenza, le fiabesche lande degli United States of America, dove i produttori della acclamata dating comedy MERRIme.com (leggi: fiction per il web applaudita dai siti specializzati) hanno appena firmato un accordo di ri-distribuzione in esclusiva con TheFrisky.com, blog della Turner Broadcasting sulla vita, le mode e gli amori dei divi, ricolmo dei classici consigli affettivi e sessuali da rivista popolare al femminile. Se cliccate su Frisky, che vanta il non indifferente record di 1.2 milioni di visitatrici uniche al mese, le repliche dei primi episodi di MERRIme (gioco di parole sul nome della protagonista, Merrideth, e “sposami”, che in inglese sarebbe “marry me”) sono ben embeddate e visibili sulla colonnina di destra dello schermo.
Creata dall’attrice Kaily Smith con David Weidoff, MERRIme è stata lanciata online a Giugno su un sito ad hoc, dove ha rapidamente accumulato 20 episodi, una stagione completa. Racconta le vicende di una facoltosa e viziata venticinquenne, mollata dal boyfriend cornificatore e decisa a tentare la sorte con gli omologhi americani del nostro Meetic. O meglio, più che decisa, costretta dal padre, che la minaccia di tagliarle i viveri se non si sbriga a maritarsi…
All’Independent Television Festival di Los Angeles, la serie è stata presentata montando insieme 6 episodi in un unico pilot dal sapore televisivo classico di 24 minuti. Ma senza attendere l’improbabile e raro imprimatur finanziario dei grandi network, per MERRIme una seconda stagione è già in cantiere proprio grazie alla formula “blog di lifestyle incontra webserial“.
Riassumendo il percorso, invero paradigmatico, dell’opera:
* MERRIme debutta on-demand su merrime.com a inizi estate 2009
* A metà estate TheFrisky rilancia lo show in esclusiva per le lettrici del suo blog, al tempo stesso ospitandolo sul proprio canale YouTube, al ritmo di due puntate a settimane per il primo mese, e una puntata a settimana per i 3 mesi successivi. Totale: 4 mesi di esposizione mediatica aggressiva. Kaily Smith ha tenuto sia la titolarità del copyright, sia la piena autonomia nella ricerca di sponsor (e nell’incassare i loro assegni).
* Tra fine 2009 e inizi 2010 la seconda stagione di MERRIme?
§§§ In chiusura, uno sguardo al mercato hardware e a quei magici apparecchi per far giungere contenuti web sullo schermo televisivo. I famosi servizi “over-the-top”. Vudu, tra le soluzioni set-top box più note negli USA per godersi in TV film on-demand al di fuori della normale offerta delle pay TV via cavo e via satellite, è in procinto di cambiare pelle. Al momento chi compra la scatoletta Vudu e la allaccia sia al suo televisore che tramite cavo Ethernet alla sua connessione Internet, può accedere a un catalogo di 15.000 pellicole ( 1.900 in HD), da pagare simil pay-per-view (niente abbonamento mensile stile Netflix). I dati vengono trasferiti con un meccanismo ibrido; i primi secondi di ogni film sono pre-caricati sull’hard disc del set-top box Vudu, per consentire di far partire immediatamente la visione, mentre il resto viene scaricato via via in P2P a circuito chiuso limitato al network di utenti Vudu. Ma dall’autunno si potrà fare a meno del set-top box, dotandosi di uno dei nuovi televisori HD della LG; e altre case costruttrici dovrebbero a breve siglare analoghi accordi. In pratica la piattaforma Vudu – incluso il suo canale VOD porno – si integra nelle NewTV, rendendole da subito l’oggetto dei desideri del prossimo Natale. Come sappiamo, queste NewTV net-connesse avranno dentro di default anche l’accesso a decine e decine di videoportali, dai generalisti come YouTube ai tematici come Revision3 ai video juke box come Amazon Unbox. Per chi ama l’home entertainment si prospetta baldoria; per chi gestisce videoteche, invece, non vedo speranze. Il futuro è over-the-top.
Coming up next in NewTV: riflettori puntati su blip.tv, definito da un crescente numero di commentatori il modello ideale di emittente neotelevisiva. Inoltre, come sempre, tutti gli aggiornamenti sui nuovi articoli e un 3 o 4 milioni di link utili sul mio Twitter.
NewTV. Non è più troppo presto, non è ancora troppo tardi.
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