Italia
L’Antitrust ha comminato una multa da 230 mila euro a Telecom Italia per il contenuto “omissivo e fuorviante” del messaggio diffuso al momento della fruizione del servizio 400, quello che consente ai clienti di conoscere l’ultima chiamata ricevuta su di un’utenza di telefonia fissa.
Il messaggio informativo vocale recitato al contatto con il 400 utilizza le seguenti affermazioni: “Informazione gratuita. Il numero dell’ultima chiamata non riservata ricevuta è…”, seguite dai dati identificativi della chiamata. Ma, come confermato sia dalle fatturazioni allegate alle segnalazioni pervenute all’Antitrust, sia da alcune pagine rilevate sul sito internet istituzionale della società, il costo di utilizzo del servizio è pari a 10 centesimi di euro.
Telecom Italia, in sua difesa, ha sottolineato che le informazioni relative al servizio “ 400″ sono fornite unicamente attraverso un messaggio vocale registrato che recita: “Il numero dell’ultima chiamata non riservata ricevuta è <numero telefonico> alle ore <ore> e minuti <minuti> del <gg> <mese> <anno>. Per chiamare questo numero prema 1. Per richiamare in modalità riservata 2. Per sapere di chi è il numero memorizzato 3. Altrimenti la preghiamo di riagganciare. Grazie.”.
Nel caso richieste di informazioni successive alla prima e riferite al medesimo numero chiamante in quel determinato giorno ed orario, il messaggio vocale ascoltato dall’utente che usufruisce di tale servizio è: “Informazione gratuita. Il numero dell’ultima chiamata non riservata ricevuta è <numero telefonico> alle ore <ore> e minuti <minuti> del <gg> <mese> <aa>. Per richiamare questo numero prema 1. Per richiamare in modalità riservata 2. Per saperne di chi è il numero memorizzato 3. Altrimenti la preghiamo di riagganciare. Grazie.”, in considerazione del fatto che il secondo contatto non è a pagamento.
Secondo quanto affermato dalla società nella memoria difensiva, “il contenuto dei messaggi è facilmente intuibile non solo dal consumatore medio, ma anche dai consumatori meno avveduti, essendo il servizio “ 400″ semplice, di facile consultazione e, in particolare, descritto in maniera estremamente chiara”.
Le informazioni sui costi del servizio, spiega ancora Telecom, sono reperibili sia sul sito internet www.187.it, in un’apposita sezione, sia contattando gli operatori del call center.
Niente di ‘scorretto’, dunque? Non proprio, dal momento che l’Autorità, motivando la decisione di multare la società, ha sottolineato che le indicazioni riportate nella prima comunicazione non recano alcun riferimento alla sussistenza di costi per la fruizione del servizio e vi è inoltre motivo di ritenere che le modalità adottate per descrivere il servizio al momento della sua fruizione si caratterizzino “per un contenuto ambiguo ed omissivo, in quanto non viene specificato in via preventiva che il servizio di consultazione telefonica attraverso il numero 400 è a pagamento, né l’ammontare del relativo costo”.
L’Antitrust ha quindi ricordato come in base alla legislazione in tema di pratiche commerciali scorrette, nel caso di offerta di tali tipologie di servizi – caratterizzata dal “proliferare di promozioni e piani tariffari anche molto articolati e dall’offerta di servizi innovativi – la completezza delle informazioni appare qualificarsi come un onere minimo dell’operatore pubblicitario” e deve coniugarsi “con la chiarezza e l’immediata percepibilità delle informazioni essenziali a valutare la reale convenienza economica di un’offerta”.
Rilevante ai fini della valutazione in termini di scorrettezza della pratica commerciale è inoltre il fatto che l’indicazione “informazione gratuita” venga fornita solo dopo il primo contatto, quando i 10 centesimi sono stati addebitati, contribuendo a ingenerare negli utenti l’erroneo convincimento che il servizio sia gratuito in ogni sua fase di fruizione.
Telecom Italia, che nel 2008 ha realizzato un fatturato complessivo di circa 22.025 milioni di euro, ha 30 giorni di tempo per pagare la multa da 230 mila euro.
Un importo “ridicolo” secondo le associazioni dei consumatori, che da anni si battono per innalzare il livello massimo delle sanzioni comminabili dall’Antitrust a 10 milioni di euro dagli attuali 500 mila euro, così che le multe abbiano un reale potere dissuasivo contro le pratiche commerciali scorrette, purtroppo una nefanda abitudine degli operatori telefonici.