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L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha approvato il regolamento in vista del bando per l’assegnazione delle nuove frequenze in digitale che saranno messe a gara dal ministero dello Sviluppo economico.
Relatori del provvedimento sono i commissari Michele Lauria e Stefano Mannoni.
Il regolamento, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, va ora in consultazione pubblica per 45 giorni. Ieri al Consiglio c’è stata anche un’informativa sull’avvio della piattaforma satellitare Tivù Sat dove confluiranno i canali di Rai, Mediaset e La7; a settembre l’Autorità si esprimerà sulla questione.
Un’istruttoria è stata già aperta, anche se subito dopo si è fermata perché manca il contratto che formalizza l’intesa a tre annunciata. Lo ha detto Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le comunicazioni nel corso dell’ultima audizione in Commissione di Vigilanza.
“L’Agcom sta valutando la novità e la natura di questa intesa, ma anche l’impatto dell’operazione. Per ora, però, non c’è un contratto tra le parti e quindi l’istruttoria è ferma”.
“La concessionaria pubblica si è riservata di trasmettercelo appena sarà stato siglato. L’operazione – ha aggiunto – presenta profili di competenza dell’Antitrust, per quanto riguarda la concorrenza, e di nostro interesse, per quanto attiene alla tutela del pluralismo”.
A margine dell’audizione, il presidente è stato sollecitato ancora sull’argomento, e in particolare sull’eventualità che questa nuova piattaforma satellitare possa non essere fruita da un numero significativo di utenti così come avviene oggi con i canali Rai su Sky, e quindi di fatto il contratto di servizio Rai-Stato finirebbe con l’essere in qualche modo ‘depotenziato’. Calabrò ha replicato: “la risposta la conosco ma non la fornisco ora… Se cambio giacca (parlando quindi da giurista quale è, ndr) è un conto, ma qui rappresento altro”.
Il presidente dell’Agcom, presentando nei giorni scorsi la Relazione annuale al Parlamento ha sollecitato l’anticipazione della data finale dello switch-off, fissata a novembre 2012, spiegando che “si abbrevierebbe così il divide fra il resto d’Italia e la Sicilia e la Calabria (destinate a passare al digitale per ultime); si ridurrebbero inoltre i costi della transizione”.
“…Il passaggio al digitale è in corso e sostanzialmente funziona” e il “metodo a macchia di leopardo si dimostra conducente allo scopo“, ma sarebbe opportuno “accelerare il processo” magari proseguendo con le agevolazioni all’acquisto dei decoder per le fasce più deboli e alla massima informazione ai cittadini, perché “il passaggio al digitale deve essere accettato dalla popolazione, non subito“.
Per Calabrò, il passaggio al digitale terrestre ha rappresentato l’occasione per il “riordino del settore” televisivo, dopo gli interventi della Corte Costituzionale e la procedura comunitaria avviata per i trent’anni di mancata regolamentazione dello spettro radiotelevisivo.
Grazie alla “cura dimagrante imposta” agli incumbent, come Rai e Mediaset, e a una “maggiore efficienza” nell’utilizzo delle frequenze, con il passaggio definitivo al digitale terrestre “risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà messo a gara con criteri e correttivi che garantiranno l’apertura alla concorrenza, l’ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi”.
Il presidente dell’Agcom ha ricordato come grazie alla delibera dell’Authority di aprile 2009, recepita nella legge comunitaria del 2008, “è stato portato a felice conclusione dal viceministro Romani” il dialogo con la commissione Ue , che ha interrotto la procedura d’infrazione aperta contro l’Italia per alcune norme della legge Gasparri, che a giudizio di Bruxelles rischiavano di ingessare anche il nuovo mercato della Tv digitale, riservandosi di rinunciarvi formalmente quando la delibera avrà trovato piena attuazione. La delibera, dettando i criteri per il passaggio al digitale, risolve al contempo la situazione “country specific”: Mediaset e Rai, ha spiegato Calabrò, ridurranno le loro reti da 5 a 4, Telecom Italia da 4 a 3. Le altri emittenti nazionali manterranno le loro reti, compresa Europa 7, che ha la sua rete, “ponendo termine così a un contenzioso decennale”.
Il viceministro Paolo Romani ha subito raccolto la proposta del presidente di anticipare lo switch-off, facendo sapere che “è possibile ridurrei tempi del passaggio al digitale terrestre”
“Calabrò ha ragione. Restare con Sicilia e Calabria per ultime – ha sostenuto Romani – sembra quasi fatto apposta però c’è anche un problema di coordinamento internazionale. La scelta delle regioni è stata fatta in base ai processi di coordinamento. Faccio l’esempio della Campania che è stata scelta perché circondata solo da confini nazionali. Certo è che un ravvicinamento tra switch-over e switch-off potrebbe essere un passaggio. Se accorciamo quel periodo – ha concluso – probabilmente si potrebbe ridurre i tempi”.
Nella legge Comunitaria viene recepita come norma primaria la delibera 181 dell’Agcom che determina i criteri di pianificazione delle frequenze digitali e fissa in 5 multiplex il dividendo digitale da assegnare mediante una procedura di gara, con riserva in favore dei nuovi entranti. Un impegno preso con la Comunità Europea nel processo per la chiusura della procedura di infrazione ormai avviata verso la fase di chiusura.
Il provvedimento approvato in via definitiva dalla Camera contiene, inoltre, il recepimento della direttiva europea 2007/65/CE sui servizi di media audiovisivi conferendo la delega al governo per la sua applicazione attraverso il decreto legislativo di modifica del testo unico della radiotelevisione.
La Ue ha quindi chiesto: l’adozione di una delibera sul dividendo digitale che riguarda le nuove reti che si libereranno con il passaggio alla nuova tecnologia, in base ai criteri già individuati dall’Agcom; l’inserimento di tali criteri in una norma primaria di legge; la realizzazione del disciplinare di gara per l’assegnazione delle nuove frequenze come stabilito.
Romani ha precisato che “la prima condizione è già realizzata, perché l’Autorità ha approvato l’apposita delibera lo scorso aprile; la seconda è in via di confezione, perché con un emendamento abbiamo acquisito la delibera dell’Agcom nella legge comunitaria che è in corso di approvazione alla Camera. Quanto alla terza condizione, c’è l’impegno a realizzare la gara come stabilito dall’Authority”.
Il viceministro ha spiegato che sarà previsto un dividendo digitale di cinque multiplex che saranno messi a gara in base ai criteri già definiti: tre saranno riservanti ai nuovi entranti, due saranno destinati a qualsiasi offerente, fermo restando il limite di cinque multiplex per ciascun operatore fino allo switch-off.
Quanto alla gara, “…è prevista entro fine anno – ha concluso Romani – ma pensiamo di farla anche prima”.