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Via gli smartphone dai Cda. Dal FT l’appello di due studiosi: l’uso delle email distrae e porta a decisioni sbagliate, ‘devono essere vietati’

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iPhone, BlackBerry e PDA sembrano essere diventati un’appendice irrinunciabile per i manager di ogni ordine e grado, che non perdono occasione di usarli anche durante gli incontri più importanti. Il loro uso nel corso delle riunioni dei consigli di amministrazione potrebbe però rappresentare una “violazione dei doveri fiduciari nei confronti degli azionisti” in quanto potrebbe condurre a prendere decisioni sbagliate e dovrebbe per cui essere vietato.

 

È questa la convinzione di David Beatty e Mark Weber – rispettivamente professore di management strategico e docente di comportamento d’impresa all’università di Toronto – che, dalle pagine del Financial Times, lanciano l’invito a ricominciare “a fare una cosa alla volta”: l’attenzione, dicono Beatty e Weber è una “risorsa che scarseggia”, anzi, in molte organizzazioni è “la più scarsa”.

“Chiunque abbia partecipato a una riunione – hanno sottolineato Beatty e Weber – avrà potuto notare che molti di coloro che dovrebbero vigilare sugli interessi degli azionisti si lasciano spesso e volentieri distrarre dai dispositivi portatili”

E non importa se per pochi minuti, si tratta comunque di una ‘distrazione’ che non fa mai bene.

 

I due docenti richiamano uno studio sull’uso dei cellulari alla guida, ricordando che “un guidatore che parla al cellulare ha più probabilità di finire coinvolto in un incidente rispetto a uno ubriaco”. I ricercatori descrivono questo fenomeno come “cecità da disattenzione”.

 

  

Per fare bene due cose insieme, aggiungono, una di queste cose deve essere “abituale o automatica” (per esempio, parlare e camminare).

Durante un cda, tuttavia, niente “dovrebbe essere abituale o automatico”: se si risponde a una mail, insomma, non si presta attenzione alla riunione e si viene meno ai propri compiti. Cosa di cui presto si potrebbe essere chiamati a rispondere in un tribunale.

 

La maggior parte degli azionisti, hanno spiegato Beatty e Weber dalle pagine del FT, “sperano che i loro direttori non siano né ciechi né ubriachi quando curano gli affari della società”.

Se il caso di un manager che dedica più attenzione alle email che alla riunione cui sta partecipando fosse portato davanti a un giudice, questo non avrebbe difficoltà a stabilire che si tratta di una ‘negligenza’ nei confronti della compagnia e degli azionisti. E le possibilità di difesa – aggiungono i due professori di Toronto – sarebbero molto scarse, dal momento che ogni operazione effettuata dai dispositivi portatili è rintracciabile.

 

Regole chiare dovrebbero quindi essere stabilite anche per evitare il cosiddetto effetto a cascata: come dire, se lo fa il mio superiore perché non potrei farlo io?

 

“Dal momento che le tecnologie wireless stanno ormai diventando onnipresenti, siamo ancora nelle prime fasi del processo di questa nuova forma di ‘contagio sociale’…prendere posizione ora potrebbe evitare un’epidemia devastante nel mondo del corporate governance”, hanno concluso Beatty e Weber, sottolineando che tutte le aziende dovrebbero chiarire che durante le riunioni del board non sono ammessi dispositivi wireless.

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