Italia
Telco, la holding che controlla Telecom Italia, non sarà obbligata a lanciare un’Opa sulle le quote di minoranza nella divisione TIM Participacoes.
Lo ha stabilito ieri l’autorità di controllo della borsa brasiliana (CVM), ribaltando la decisione resa a gennaio, secondo cui l’offerta pubblica di acquisto sarebbe stata obbligatoria – essendo Telco acquirente del controllo indiretto di Tim Participaçoes – e avrebbe avuto un costo tra 800 milioni e 1 miliardo di dollari.
L’Anatel, (l’Autorità brasiliana per le tlc), aveva già dato il via libera per la definitiva approvazione delle misure di separazione fra le attività di Telefonica e Telecom, confermando che i due gruppi hanno soddisfatto le condizioni fissate a ottobre 2007 per mantenere indipendenti la gestione di Vivo (partecipata da Telefonica) e quella di TIM Participacoes, partecipata al 68,5% di Tim Brasil, controllata al 100% da Telecom Italia.
A favore di Telco hanno votato 3 commissari della CVM su 5. La decisione è arrivata a sorpresa, visto il pronunciamento negativo di gennaio che accoglieva le tesi di un gruppo di hedge fund brasiliani secondo cui Telco era tenuto ad acquistare tutta la quota di minoranza di Tim Participacoes.
Uno scenario che avrebbe costretto la holding a chiedere nuovi fondi ai suoi azionisti, tra i quali figurano Telefonica, Intesa SanPaolo e Mediobanca.
Il gruppo telefonico italiano punta molto sul Brasile: il mercato rappresenta un importante ‘cash-generator’ e il gruppo intende consolidare la propria presenza nel Paese facendo leva sulle potenzialità del mobile quale fattore abilitante dello sviluppo della banda larga e sfruttando le opportunità della migrazione fisso-mobile.
Nel 2011, la quota di mercato di Tim Brasil dovrebbe attestarsi attorno al 25%, con 2,5 milioni di clienti mobile broadband. L’operatore dovrebbe generare nel 2009 ricavi per circa 15,3 miliardi reais – in crescita circa dell’8% medio annuo nel periodo 2008-2011 – e un Ebitda pari a circa 3,6 miliardi di reais con un margine del 27,5% nel 2011.