Italia
Il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò nella Relazione annuale, presentata stamattina al Parlamento, ha messo a fuoco i punti essenziali del mercato audiovisivo italiano e illustrato i prossimi passaggi che porteranno l’Italia nel digitale.
Una relazione attesa che arriva in un momento cruciale per il nostro Paese, che segue lo switch-over già avviato in alcune regioni e lavora ai provvedimenti per la messa in ordine dello spettro frequenziale.
Per Calabrò, il passaggio al digitale terrestre ha rappresentato l’occasione per il “riordino del settore” televisivo, dopo gli interventi della Corte Costituzionale e la procedura comunitaria avviata per i trent’anni di mancata regolamentazione dello spettro radiotelevisivo.
Grazie alla “cura dimagrante imposta” agli incumbent, come Rai e Mediaset, e a una “maggiore efficienza” nell’utilizzo delle frequenze, con il passaggio definitivo al digitale terrestre “risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà messo a gara con criteri e correttivi che garantiranno l’apertura alla concorrenza, l’ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi”.
Il presidente ha ricordato come grazie alla delibera dell’Authority di aprile 2009, recepita nella legge comunitaria del 2008, “è stato portato a felice conclusione dal viceministro Romani” il dialogo con la commissione Ue , che ha interrotto la procedura d’infrazione aperta contro l’Italia per alcune norme della legge Gasparri, che a giudizio di Bruxelles rischiavano di ingessare anche il nuovo mercato della Tv digitale, riservandosi di rinunciarvi formalmente quando la delibera avrà trovato piena attuazione. La delibera, dettando i criteri per il passaggio al digitale, risolve al contempo la situazione “country specific”: Mediaset e Rai, ha spiegato Calabrò, ridurranno le loro reti da 5 a 4, Telecom Italia da 4 a 3. Le altri emittenti nazionali manterranno le loro reti, compresa Europa 7, che ha la sua rete, “ponendo termine così a un contenzioso decennale”.
Non è stata dimenticata l’emittenza locale, che “in Italia ha una presenza senza riscontro altrove e alla quale è stato riservato almeno un terzo delle risorse trasmissive disponibili”.
Il presidente dell’Authority ha anche chiesto di anticipare la data finale dello switch-off, fissata a novembre 2012, spiegando che “si abbrevierebbe così il divide fra il resto d’Italia e la Sicilia e la Calabria (destinate a passare al digitale per ultime); si ridurrebbero inoltre i costi della transizione”.
“…Il passaggio al digitale è in corso e sostanzialmente funziona” e il “metodo a macchia di leopardo si dimostra conducente allo scopo”, ma sarebbe opportuno “accelerare il processo” magari proseguendo con le agevolazioni all’acquisto dei decoder per le fasce più deboli e alla massima informazione ai cittadini, perché “il passaggio al digitale deve essere accettato dalla popolazione, non subito”.
Calabrò si è anche soffermato sulla radio digitale, informando che l’Autorità “approverà entro breve tempo il nuovo regolamento” per la radio digitale, “garantendo pari opportunità per tutti“.
L’Agcom ha appena “ridefinito la struttura della società Audiradio (allargandone la partecipazione alle componenti non ancora rappresentate)” e “stabilito i criteri per la rilevazione degli indici di ascolto radiofonici, la cui verifica è demandata a un soggetto terzo”.
E ha anche fatto sapere che “al catasto delle frequenze televisive farà seguito quello dello spettro radiofonico”.
Passaggio anche sulla Pay TV di Rupert Murdoch che nell’ultimo anno è diventata il secondo operatore televisivo, superando Mediaset, sempre leader sul mercato pubblicitario le cui quote sono state lievemente corrose dalla stessa Sky.
“Sky Italia – ha detto Calabrò – consolida la sua posizione, divenendo addirittura il secondo gruppo televisivo per ricavi. Il gruppo Mediaset, che scende al terzo posto con un calo della pubblicità dello 0,3% e vede il rafforzamento della propria offerta a pagamento sulla piattaforma digitale terrestre, passando da 125 a 199 milioni di euro“.
“Ne emerge – ha proseguito il presidente – una struttura dominata dalla presenza, ormai comparabile, di tre soggetti, con una posizione simmetrica in termini di ricavi complessivi del settore televisivo. All’interno di essa, Rti è leader della pubblicità e nuovo concorrente nelle offerte a pagamento; Sky è di gran lunga leader nella Pay TV e nuovo concorrente nella pubblicità; Rai mantiene le classiche posizioni attraverso una quota di rilievo nella pubblicità e prelevando le risorse residue dal canone”.
Il presidente ha poi parlato di qualità dell’informazione, rilevando alcune criticità: “l’informazione, in Italia è spesso una finestra sul cortile. E’ ripiegata sui fatti di casa nostra, specie di cronaca nera. E’ una grande Tv locale”. Per Calabrò, “è crescente il divario tra le nostre televisioni e le migliori straniere, per la ricchezza di informazioni sui vari Paesi del mondo e per l’approfondimento qualificato dei temi trattati’.
Secondo i dati del monitoraggio dell’Agcom, nel 2008 “i telegiornali di tutte le emittenti nazionali, pubbliche e private, hanno dedicato alla cronaca il 25,2% del tempo di diffusione. Segue la politica con il 25%, l’economia e il lavoro con l’8,4%, lo sport con il 6,9%, lo spettacolo con il 4,1%, costume e società con il 2,4%. Alla cultura è dedicato l’1,6%”.
Stoccata anche a ‘Porta a porta’ di Bruno Vespa, che ha spesso trasformato lo studio televisivo in un’aula giudiziaria. Calabrò ha commentato: tra i ‘peccati’ della tv italiana, anche “la trasformazione dei processi giudiziari in processi mediatici”. In questo senso, dopo la denuncia degli scorsi anni, Calabrò non ha nascosto la soddisfazione per la sottoscrizione, il 21 maggio scorso, del codice di autoregolamentazione per i processi in Tv.
“Un modello di successo, da ripetere”, perché la “buona informazione” è quella che “nasce nel rispetto della deontologia professionale“.
Ha comunque osservato che “resta scetticamente inevasa l’esigenza della riforma della Rai, tuttavia irrinunciabile se non altro per dare alla gestione maggiore efficienza e alle testate maggiore indipendenza dalla politica”.
Calabrò ha quindi consigliato di “investire parte delle risorse derivanti dal canone per migliorare la qualità dell’informazione televisiva è uno degli obiettivi prioritari delle linee guida che l’Autorità emanerà per il nuovo contratto di servizio della Rai”.
Opportuna anche una riforma della legge sulla par condicio che garantisca pluralismo ed equilibrio dell’informazione in periodo elettorale.
Durante il recente periodo elettorale – ha sottolineato Calabrò – l’Autorità “si è trovata di fronte a problemi interpretativi derivanti dal mutamento di scenario rispetto alla data di emanazione della legge sulla ‘par condicio'”.
Questo perché “tutte le liste in competizione, appellandosi alla legge, invocano la parità di accesso. Ma tale principio, dettato per le trasmissioni di comunicazione politica, non si attaglia agevolmente alle trasmissioni di informazione’, quelle in cui i candidati più aspirano ad apparire anche perché “la politica è ormai telepolitica“.
“Ripropongo pertanto – ha proseguito il presidente dell’Agcom – l’opportunità di una riflessione su una riforma legislativa che tenga conto dei cambiamenti intervenuti, garantendo pluralismo ed equilibrio in un contesto moderno e molto più diversificato rispetto all’epoca di emanazione della legge’.
Per quanto riguarda gli Stati generali dell’editoria, “in Italia la riforma della stampa è tuttora ai blocchi di partenza”. Calabrò ha stigmatizzato il ritardo in una revisione organica della normativa di settore e individuato anche nella “qualità dell’informazione” la ricetta grazie alla quale la carta stampata può “sopravvivere’ a internet”.
“Mentre la Francia ha chiamato a raccolta gli Stati generali della stampa, che hanno formulato proposte meritevoli di considerazione – ha rilevato Calabrò – in Italia la riforma della stampa è tuttora ai blocchi di partenza. Eppure c’è un ‘fil rouge’ che lega le tre riforme: informazione televisiva, servizio pubblico radiotelevisivo e riforma della stampa“, e cioè la consapevolezza che “il pluralismo e la libertà d’informazione si garantiscono migliorando la qualità e l’indipendenza delle fonti dell’informazione”.
Quanto al futuro dell’informazione a mezzo stampa, per il presidente dell’Agcom “l’elemento fondamentale per sopravvivere alla dilagante diffusione di internet è la qualità dell’informazione giornalistica. Un’informazione di cui si avverte tanto più il bisogno quanto più indiscriminata e grezza è la massa di notizie che si riversa a getto continuo nella rete, sicché si profila il rischio di una nuova forma d’ignoranza per incapacità di valutare, di formarsi un’opinione ragionata”. Per questo Calabrò ha salutato “con piacere il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti”.
Pronte le repliche e i commenti alla Relazione dell’Autorità garante delle tlc. Il presidente Rai Paolo Garimberti ha condiviso l’auspicio di una maggiore completezza e obiettività dell’informazione.
Il viceministro Paolo Romani ha subito raccolto la proposta del presidente di anticipare lo switch-off, facendo sapere che “è possibile ridurrei tempi del passaggio al digitale terrestre”
“Calabrò ha ragione. Restare con Sicilia e Calabria per ultime – ha sostenuto Romani – sembra quasi fatto apposta però c’è anche un problema di coordinamento internazionale. La scelta delle regioni è stata fatta in base ai processi di coordinamento. Faccio l’esempio della Campania che è stata scelta perché circondata solo da confini nazionali. Certo è che un ravvicinamento tra switch-over e switch-off potrebbe essere un passaggio. Se accorciamo quel periodo – ha concluso Romani – probabilmente si potrebbe ridurre i tempi”.
Sulla par condicio, Romani è d’accordo ma con un “percorso parlamentare e non su proposta del governo”.
In merito al passaggio su Sky che, stando a Calabrò, nel 2008 avrebbe sorpassato Mediaset, per Romani “dimostra che non siamo più in regime di duopolio e non è più un tema quel mercato ristretto che è stato al centro di tante polemiche”. Il viceministro ha poi ricordato che “la gara per le reti del dividendo digitale farà spazio ai nuovi entranti”. E ha preferito non sbilanciarsi sul nodo dei tetti pubblicitari sulle diverse piattaforme, spiegando che “quello delle regole è un discorso di lunghissimo periodo”.
“Prendiamo atto del sorpasso“, ha risposto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Tuttavia, il numero uno del Biscione fa notare che “l’importante è la bottom line, cioè fare gli utili. E dire che ci davano del monopolista…”.
“It’s only the beginning”, lo storico sorpasso di Sky su Mediaset rappresenta “solo l’inizio”. Parola di James Murdoch, presidente di Sky Italia e ad di News Corporation per Europa ed Asia, che non ha nascosto la soddisfazione dopo aver ascoltato dal presidente dell’Agcom dello storico risultato del suo gruppo, ora secondo in Italia per ricavi dopo la Rai.
“L’azienda va bene – ha spiegato il figlio del magnate Rupert – siamo molto soddisfatti e orgogliosi. I nostri clienti sono contenti e il nostro obiettivo e di accontentarli di più. Il mercato è ampio e c’è spazio per molti altri soggetti. Più competizione – ha fatto notare – vuole dire più dinamismo. Per questo continueremo ancora a crescere, come gli altri. And, it’s only the beginning”.
“Dettagliata, condivisibile e piena di spunti interessanti“. Questo il commento del Presidente della Commissione trasporti poste e telecomunicazioni della Camera Mario Valducci alla Relazione di Calabrò.
“La lucida analisi di Calabrò testimonia come il settore delle comunicazioni in Italia sia evoluto e attento ai cambiamenti della società. La relazione ha dimostrato come non esista il duopolio in campo televisivo, come siano necessarie riforme per la Rai e la par condicio e come il settore delle telecomunicazioni necessiti di interventi decisi per dotare il Paese della fibra ottica, irrinunciabile per restare al passo dei migliori. Su tutti questi punti – ha concluso Valducci – la Commissione trasporti è pronta sin da ora a migliorare il quadro normativo”.
Sulla par condicio, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri ha a annunciato che la prossima settimana verrà presentata una legge al Senato, perché quella attuale “è superata“.
“Oggi si presentano alle elezioni partiti con lo zero virgola e non si può pensare che abbiano lo stesso spazio dei grandi partiti”, ha aggiunto. “C’è il clima politico e culturale per procedere a una modifica della legge sulla par condicio”, ha concluso Gasparri.
In merito alla riforma Rai, il responsabile Comunicazione del Pd Paolo Gentiloni ha evidenziato: “Ha ragione il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, quando definisce urgente e irrinunciabile una riforma della Rai che assicuri maggiore efficienza gestionale e indipendenza dalla politica”.
Secondo Gentiloni sono “altrettanto condivisibili i richiami alla qualità dei programmi e alla completezza dei Tg Rai anche al di fuori delle campagne elettorali. E’ ora di riprendere il cammino avviato dal precedente Governo, prima che le odierne difficoltà producano una vera e propria crisi del servizio pubblico”.
“Sul complesso del sistema televisivo – ha aggiunto l’esponente del Pd – la sfida è di far corrispondere al pluralismo dei fatturati un’effettiva apertura dei diversi mercati. Sarà a questo fine decisivo per Agcom l’esito sia della gara per le frequenze digitali, che non può andare a vantaggio dei soliti noti, che dell’indagine sulle posizioni dominanti nel mercato pubblicitario”.