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Pirateria. Sarkozy alle industrie italiane di audiovisivo, editoria e musica: ‘ La nostra Legge sia da esempio agli altri Paesi Ue’

Italia


Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, impegnato in una dura battaglia contro la pirateria, ha risposto a una lettera indirizzatagli dalle maggiori associazioni degli editori librari, musicali, dei produttori audiovisivi e dei discografici italiane che avevano espresso soddisfazione per l’approvazione della legge di contrasto al downloading illegale delle opere protette da diritto d’autore.

 

Sarkozy, nella missiva di risposta a Enzo Mazza , presidente di Fimi e Fpm (Federazione industria musicale italiana e Federazione contro la pirateria musicale), ringrazia per il “sostegno e l’incoraggiamento nella battaglia che stiamo portando avanti per lo sviluppo della cultura su internet” e contro la pirateria delle opere.

“Il progetto di legge – ha scritto ancora il presidente – è sicuramente francese, ma come da voi evidenziato, persegue un obiettivo che è di interesse generale, universale, quello di proteggere il patrimonio culturale e morale di tutti i produttori”.

“Proteggere il lavoro degli autori e le opere – ha concluso Sarkozy – è indispensabile alla diffusione artistica della nostra civilizzazione nell’era digitale. Speriamo anche che altri Paesi intraprendano questa impresa, in particolare i nostri partner europei”.

 

Le associazioni – nella loro lettera dello scorso 13 maggio siglata da Afi, Aie, Anem, Aesvi, Fem, Fimi, Fpm, Pmi, Unemia, Univideo, Sistema Cultura Italia, e inviata per conoscenza anche al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – avevano ribadito: “Siamo convinti che tale intervento risponda pienamente all’obiettivo di contrastare in radice l’assunto che tutto in rete deve essere solo gratis e liberamente accessibile”.

 

“Riteniamo che lo sforzo fatto dal suo Governo sia ancora più lodevole e apprezzabile perché si è mantenuta la centralità del diritto d’autore anche per l’ambito telematico – proseguiva la lettera a Sarkozy – e non si è caduti nell’abbaglio, come avvenuto di recente al Parlamento europeo con il voto sul telecom Package, di un difesa ideologica di presunte libertà digitali”.

 

“L’auspicio – concludeva la lettera – è che questo provvedimento possa aprire la strada in Europa ad una politica che metta al centro i contenuti creativi contrastando la diffusione illecita di opere dell’ingegno che sta mettendo in ginocchio l’intera filiera della produzione. Ci auguriamo che anche il nostro Paese, con il comitato contro la pirateria multimediale e altre iniziative normative dia seguito urgentemente all’attivazione di politiche pubbliche volte a tutelare il patrimonio artistico e culturale dell’Italia”.

 

Intanto il governo francese ha cominciato a esaminare il disegno di legge che regolamenterà la parte della Legge antipirateria censurata dal Consiglio costituzionale. Si tratta delle norme che affidavano all’Hadopi la comminazione delle sanzioni a carico degli utenti colpevoli di downloading illegale.

Il nuovo provvedimento affida al giudice, e non più all’autorità amministrativa, la possibilità di intervenire con il taglio della linea internet ai pirati.

 

Michèle Alliot-Marie, Ministro della Giustizia, dovrà presentare il testo sulla “Protezione penale della proprietà intellettuale e artistica su internet“, mentre fino ad adesso il dossier sulla lotta contro la pirateria online era stato seguito dal ministero della Cultura.

 

Dopo aver promulgato la parte non censurata della Legge, il governo ha predisposto un nuovo testo che accolga le nuove modifiche. L’obiettivo è di farlo adottare dal Parlamento entro luglio.

Una nota del Consiglio dei ministri ha indicato che il DDL, composto da 5 articoli, prevede “un dispositivo giudiziario adattato per sanzionare gli autori di downloading illegale”.

 

Il ministero della Cultura ha spiegato che il tribunale potrà procedere nei confronti dei pirati con la sospensione dell’abbonamento, con una multa per reato di contraffazione o detenzione. Pene già previste dalle norme esistenti ma che raramente sono state applicate.

L’abbonato che viola una decisione della giustizia facendo un nuovo abbonamento con un altro provider potrà essere condannato alle pene previste per questo tipo di violazione (fino a 300.000 euro di multa o due anni di prigione). Il dispositivo sarà sicuramente “molto più repressivo” rispetto a quello inizialmente previsto.

Il ministero ha assicurato che, al fine di evitare un sovraccarico di lavoro per i tribunali, la giustizia potrà ricorrere a procedure semplificate per decidere le sanzioni del caso.

Sarà assicurato un trattamento “rapido ed efficace” dei contenziosi grazie a ordinanze penali (giudizi reso senza udienza pubblica) e davanti al tribunale correttivo con un giudice unico (invece di tre).

 

Parallelamente, secondo alcune indiscrezioni provenienti da fonti ministeriali, si starebbe valutando la possibilità di prevedere sanzioni (fino a 1.500 euro) per l’utente che, consentendo ad altri di fare un uso improprio e illegale del proprio pc, ha avuto una condotta “negligente”.

 

 

 

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