IT: l’industria italiana 2a in Europa, ma ancora poco incentivata. Luci e ombre nel ‘1° Rapporto sul settore IT in Italia’

di Alessandra Talarico |

Italia


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L’informatica italiana, forte di 97.000 imprese (2,4% delle aziende italiane), di circa 390mila addetti (2,5% degli occupati in Italia) e con un valore aggiunto che copre il 2,8% del totale prodotto dall’industria e servizi a livello nazionale, costituisce uno dei primi settori industriali del Paese e uno dei primi settori IT a livello europeo, ma – come si evince dal “1° Rapporto sul settore IT in Italia” realizzato da Assinform (Associazione Nazionale dell’Information Technology) in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano – risulta ancora un settore “poco utilizzato e valutato e non può contare su alcuna politica industriale specifica, né su misure incentivanti”.

 

La fotografia disegnata dallo studio Assinform – il primo a proporsi l’obiettivo di tracciare un quadro complessivo della dinamica strutturale e dell’offerta IT italiana nel contesto dell’economia nazionale e ed europea – è fatta di luci e ombre.

Tra i punti di forza, nel confronto europeo, si evince ad esempio che il settore IT italiano è il secondo in Europa, dopo il Regno Unito, per numero di imprese e il terzo per occupati (dietro a Regno Unito e Germania). In linea con la tendenza europea è costituito per il 92,4% da attività di software, contro il 3,6% di hardware e 4% di assistenza tecnica.

 

Il 70% degli addetti al settore, si concentra nelle 640 medie e grandi imprese di produzione software e servizi, che –  con un fatturato di poco superiore ai 19 miliardi euro – si collocano al quarto posto dopo Regno Unito, Germania e Francia.

Le 40 medie imprese italiane di produzione di hardware, con un fatturato di oltre 1.500 milioni di euro (dati 2006), si collocano al primo posto in Europa, superando i 1.300 milioni di euro generati dalle 46 medie imprese inglesi e lasciandosi molto dietro gli altri paesi.

 

Il nostro Paese vanta quindi due grandi poli di produzione e sviluppo dell’IT (Milano e Lombardia, Roma e Lazio) che presentano livelli di attività allineati agli standard europei.

 

I punti di criticità del settore sono rappresentati dalla “estrema frammentazione”: il settore è infatti composto per il 94% da piccole imprese, il che non è una novità per la struttura produttiva nazionale ma è un forte handicap per la competitività in un settore caratterizzato dalla globalizzazione e dalla rapida evoluzione delle tecnologie.

Conferma degli svantaggi di questa dimensione limitativa, sono il basso margine operativo lordo e la conseguente contrazione della capacità di investire in innovazione. Fattori che collocano le imprese IT italiane ben al di sotto di Germania, del Regno Unito, della media Ue 15 e Ue 27.

 

Dallo studio presentato oggi, ha sottolineato il presidente Assinform Ennio Lucarelli, “risulta come l’IT sia la spina dorsale dell’innovazione tecnologica in Italia, per dimensione e valore aggiunto superiore a molti settori del Made in Italy, come l’auto, la chimica, l’industria del legno e dei mobili, degli elettrodomestici il tessile e la moda, l’editoria, il trasporto aereo”, ma si evince anche che, inevitabilmente, la recessione toccherà quest’anno anche questo settore, che registrerà un calo del 5,9% a causa della riduzione delle spese IT da parte delle aziende.

 

“Il confronto internazionale – ha aggiunto Lucarelli – rivela che l’Italia è uno dei paesi a più elevata intensità di lavoro in Information Technology d’Europa e questo non è un risultato da poco, tanto più per un paese come il nostro dove la crescita della cultura digitale è in serio ritardo, si investe poco in innovazione e ricerca, vi sono forti arretratezze del sistema formativo in campo scientifico e un basso livello di collaborazione fra Università e mondo delle imprese”.

 

Perché l’IT possa agire da propulsore per la crescita, la competitività e la capacità di innovazione del Paese e alla luce delle robuste misure messe in campo per sostenere le imprese del Made in Italy, diventano pertanto indispensabili, secondo Lucarelli, “interventi altrettanto robusti a sostegno dell’innovazione tecnologica digitale”, agendo, ad esempio “nel campo del credito, al fine di rendere disponibili forme di venture capital per finanziare le buone idee delle imprese IT; nel campo della cooperazione con l’Università, destinando parte delle risorse per la ricerca a progetti di sviluppo di nuove tecnologie e applicazioni realizzati in collaborazione con le Pmi dell’informatica e del Made in Italy; nel campo del sostegno all’innovazione da parte dello Stato attraverso una politica di incentivi; nel campo del copyright, dei brevetti e della proprietà intellettuale attraverso un sistema efficace di tutela delle idee e delle innovazioni prodotte dalle nostre Pmi”.

 

Al Governo, dunque, la richiesta di varare nelle prossime misure per il rilancio dell’economia (Industria 2015), “il Progetto Informatica, passaggio fondamentale per sostenere l’IT” e, in ultima analisi, per la “modernizzazione e il rilancio del Paese”.

 

Per la sola giornata del 29 giugno le pubblicazioni sono sospese e verranno riprese la mattina del 30 giugno.

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