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Pirateria: Sarkozy, ‘Andrò fino in fondo per difendere la produzione artistica. Non esiste libertà se manca il rispetto dei diritti degli altri’

Francia


Resta ancora aperta in Francia la discussione sulla legge antipirateria, dopo che una parte essenziale, quella che riguarda i poteri dell’Hadopi, è stata censurata dal Consiglio costituzionale. Il presidente Nicolas Sarkozy ha dichiarato ieri davanti al Congresso che “andrà fino in fondo“.

“Non esiste libertà senza regole“, ha commentato il Capo di Stato, chiedendosi “Come facciamo ad accettare che le regole applicate a tutta la società non vengono imposte anche a internet?”.

 

Il presidente ha rincarato la dose sostenendo: “Difendendo il diritto d’autore, non tutelo solo la creazione artistica ma anche l’idea che mi sono fatto di una società basata sulla libertà dove la libertà di ciascuno è fondata sul rispetto dei diritti degli altri”.

Sarkozy, forte sostenitore di questa legge, ha ribadito ancora che “Difendo il futuro della nostra cultura, della nostra creazione. E’ per questo che voglio andare fino in fondo”.

 

Nei giorni scorsi, il Consiglio costituzionale ha censurato la parte della legge che affidava all’Hadopi (Alta Autorità per la Protezione del Copyright su Internet) il potere di sanzionare i pirati, sostenendo che l’accesso a internet fa parte del diritto d’espressione e comunicazione garantito dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini del 1789.

Secondo i Saggi, è solo il giudice che può decidere se sospendere o meno la connessione al web e non un’Autorità amministrativa.

 

Il verdetto del Consiglio, una sonora sconfitta per l’esecutivo, era stato sollecitato dai socialisti francesi che avevano messo in dubbio la legalità costituzionale del provvedimento.

 

 

La legge è stata approvata dal Parlamento lo scorso 13 maggio a conclusione di un iter parlamentare lungo e tormentato. Le disposizioni erano, infatti, arrivate due volte all’Assemblea nazionale prima di essere votate.

La parte più controversa è quella riguardante appunto l’istituzione dell’Hadopi, nella quale sono confluiti alcuni importanti poteri prima spettanti all’autorità giudiziaria e al CNIL (Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà) per l’attuazione di un meccanismo di punizione ‘graduale’ basato sul concetto dei ‘tre strikes’: gli internauti sospettati di scaricare illegalmente si vedranno recapitare un primo avvertimento via email, seguito da una sospensione cautelativa per un’eventuale successiva violazione e, infine, dal ‘taglio’ della linea da tre mesi a un anno se beccati per la terza volta con le mani nel sacco.

 

Ma, in base a quanto deciso dal Consiglio costituzionale, l’intervento dell’Hadopi, per sospendere la connessione internet ai pirati recidivi, è incostituzionale.

In sostanza ha reso inapplicabili gli articoli 5 e 11 della legge, limitando il ruolo dell’Hadopi all’avvertimento, senza la possibilità di sanzionare.

Una posizione, questa, condivisa dai deputati europei che lo scorso 6 maggio avevano dichiarato a maggioranza che i diritti fondamentali degli internauti non potevano essere limitati “senza una previa decisione da parte delle autorità giudiziarie”.

 

Altra motivazione avanzata dal Consiglio: la legge non considera il presupposto di innocenza, visto che prevede sanzioni per il titolare di un abbonamento internet. Resta a quest’ultimo l’onere di dimostrare di non essere stato l’autore del downloading illegale. Per i saggi anche questo passaggio è incostituzionale.

 

Luca Barbareschi, Vicepresidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, ha dichiarato a Key4biz che “La decisione del Consiglio costituzionale francese ha scatenato falsi entusiasmi. Non ha, infatti, conferito alcuna legittimità al fenomeno della pirateria, né riconosciuto alcun diritto di cittadinanza a talune forme illecite di sfruttamento della rete internet. Ha al contrario ribadito il principio ineludibile di accesso alla rete, non la possibilità di fare ciò che si vuole di internet”.

 

“Chi usa la rete – ha aggiunto Barbareschi – per appropriarsi indebitamente di opere altrui o addirittura ne fa indebito commercio, violando le leggi sulla legge sulla proprietà intellettuale e le più elementari regole morali, dovrà semplicemente essere perseguito in altro modo, perché rimane autore di azioni eticamente censurabili e giuridicamente perseguibili”.

 

“La decisione della Consiglio costituzionale francese – ha concluso Barbareschi – va comunque rispettata e deve pertanto invitarci a prefigurare anche in Italia altre soluzioni. La loro definizione deve dar luogo a norme non palliative, come vorrebbero alcuni, né falsamente rigorose, come è stato erroneamente fatto in passato, ma semplicemente percorribili ed efficaci, studiate in modo che tutelino gli autori e assicurino uno sviluppo coerente della rete internet che non può crescere sulla base di distorsioni del principio di libertà, come scelta di alcuni a danno di altri”.

 

Al momento il governo francese ha promulgato solo la parte della legge che non è stata censurata e preparato un disegno di legge d’accompagnamento che dovrebbe regolamentare le sanzioni da comminare ai colpevoli.

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