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Infrastrutture Tlc: Nortel cede gli asset wireless a NSN. Prossima la liquidazione del gruppo canadese?

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La canadese Nortel Networks ha venduto a Nokia Siemens Networks gli asset CDMA-Long Term Evolution (LTE) per 650 milioni di euro.

L’acquisizione di quello che è uno degli asset principali di Nortel, relativo alle tecnologie che rappresentano l’evoluzione della telefonia mobile, sarà funzionale al rafforzamento di NSN sul mercato nordamericano, ma profila all’orizzonte la liquidazione del gruppo canadese, che ha tra l’altro chiesto la sospensione del titolo dalla Borsa di Toronto.

 

Nortel è secondo vendor mondiale di soluzioni CDMA dopo Alcatel-Lucent.“Questo accordo fornisce a NSN un’importante opportunità strategica per rafforzare la propria posizione in due aree chiave: il Nord America e l’LTE, a un prezzo ragionevole”, ha commentato il Ceo di NSN, Simon Beresford-Wylie.

 

In base ai termini dell’accordo, a Nokia Siemens Networks, che ha ottenuto un prestito di 300 milioni di dollari dall’agenzia canadese per lo sviluppo delle esportazioni (EDC), passeranno circa 2.500 dipendenti di Nortel, ai quali – ha aggiunto Beresford-Wylie – “verrà data l’opportunità di un futuro stabile in un’azienda solida”.

 

Nortel, fondata nel 1895 col nome di Bell Telephone Company of Canada, lo scorso 15 gennaio ha chiesto la protezione dai creditori e ha annunciato un vasto piano di ristrutturazione delle finanze, in seguito al crollo della domanda di infrastrutture per le telecomunicazioni.

 

Le attività non sono state interrotte, ma il gruppo è ora alla ricerca di una strategia volta a rimettere in sesto il business attraverso una migliore gestione degli investimenti e una focalizzazione nelle attività in grado di garantire un maggiore ritorno economico.

 

La vendita di uno dei suoi asset più importanti, tuttavia, lascia pochi dubbi circa il futuro della compagnia, che avrebbe tra l’altro già avviato trattative con altre società per cedere altre attività, ben sapendo che se le discussioni terminassero con un nulla di fatto, il gruppo si avvierebbe verso la liquidazione.

 

Tanto più che Nortel ha anche indicato di voler richiedere il delisting dalla Borsa di Toronto, poiché – ha spiegato il gruppo – gli azionisti non vedrebbero un soldo alla fine della procedura fallimentare.

 

Si allontanano dunque, per Nortel, i fasti degli anni d’oro, quando il gruppo valeva oltre 250 miliardi di dollari: la filiale francese è stata posta in liquidazione a fine maggio. Il procedimento sarà effettivo ad agosto e, in caso non si trovasse un acquirente, circa 500 dipendenti perderebbero il posto di lavoro. A febbraio, la società, che conta circa 26.000 lavoratori nel mondo, aveva annunciato 3.200 licenziamenti, che si aggiungevano ai 1.800 già annunciati in precedenza.

 

Il gruppo, troppo piccolo rispetto agli altri competitor occidentali, non è riuscito nel corso di questi anni a sostenere il ritmo di investimenti in ricerca e sviluppo richiesto dall’industria.

Anche dopo la cessione nel 2006 ad Alcatel-Lucent delle attività di accesso radio UMTS (UTRAN) e dei relativi asset per un valore di 250 milioni di euro, i costi sono rimasti troppo elevati per competere soprattutto coi prodotti degli agguerriti vendor cinesi ZTE e Huawei.

 

La crisi economica e finanziaria mondiale ha quindi peggiorato la situazione: nel 2008, Nortel ha registrato una perdita di 5,8 miliardi di dollari il primo trimestre di quest’anno ha confermato il tracollo, con un calo del fatturato del 37%.

 

Dopo l’acquisizione di Marconi da parte di Ericsson nel 2005, quella di Lucent da parte di Alcatel e la fusione tra le reti di Nokia e Siemens nel 2006, si preannuncia dunque una nuova ondata di consolidamento nel settore delle infrastrutture per tlc, anch’esso colpito duramente dalla contrazione della domanda, nonostante le previsioni ottimistiche iniziali.

 

Il Ceo di Nokia Siemens Network ha previsto per il 2009 una contrazione del 5% del mercato delle infrastrutture per telecomunicazioni.

 

Gli analisti stimano inoltre che il rallentamento sarà più profondo di quello del 2000-2001.

 

“Il 2009 – ha spiegato Ben Wood, analista CCS Insight – sarà il più impegnativo che l’industria abbia mai affrontato”.

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