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Iran: continuano le censure. A sostegno del funzionamento di Twitter, dopo gli Usa, arrivano anche gli hacker

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“Gli Stati Uniti non intendono interferire col processo elettorale iraniano”, ma difendere la possibilità della popolazione di continuare a usare un “importante” strumento di comunicazione come Twitter per condividere informazioni, soprattutto in un momento in cui “non ci sono molte altre fonti d’informazione”, è un aspetto fondamentale “del diritto ad esprimersi e ad organizzarsi”. E gli Stati uniti, “credono appassionatamente al principio della libertà di espressione”.

 

Lo ha dichiarato il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, difendendo l’intervento del Dipartimento di Stato presso Twitter, per evitare che lavori di manutenzione già programmati impedissero al popolo iraniano di usare il sito, togliendo alla cosiddetta ‘onda verde’ che sostiene Mir Hossein Moussavi, uno dei pochi strumenti ancora a sua disposizione per mostrare al mondo la repressione delle proteste ad opera dei pasdaran e della polizia. Già centinaia gli arresti e, secondo l’opposizione, una ventina di morti.

 

“Tra gli strumenti di comunicazione – ha aggiunto la Clinton – Twitter si sta rivelando molto importante, non solo per gli iraniani ma per sempre più persone nel mondo intero, in particolare per i più giovani”.

I responsabili di Twitter hanno accettato la richiesta del Dipartimento di Stato, e rinviato di un giorno le attività di manutenzione.

 

Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, ha aggiunto che il presidente Barack Obama “continuerà a difendere il diritto degli iraniani di protestare pacificamente”, senza entrare nel merito “del dibattito che gli iraniani stanno avendo sulle elezioni da poco concluse”.

 

Il black out delle informazioni dall’Iran sarebbe stato pressoché totale senza Twitter e Facebook: i giornalisti stranieri continuano a essere ‘invitati’ a lasciare il Paese, le reti mobili funzionano a singhiozzo e i giornali dell’opposizione sono stati chiusi.

 

Il funzionamento del sito di microblogging è sostenuto anche dagli hacker, che si sono mobilitati per consentire agli iraniani di far sentire al mondo la voce della loro protesta, a cui si è unita anche la nazionale di calcio del Paese, che ha giocato la partita contro la Corea del Sud per la qualificazione ai mondiali con un polsino verde al braccio.

Come ha ben spiegato in un commento sul sito l’utente ‘kaplanmyrth’, “le manifestazioni potranno anche non essere teletrasmesse, ma possono di sicuro essere twittate”, grazie anche alla cyber-battaglia tra gli hacker e il governo iraniano: gli alleati online hanno inviato ai dissidenti iraniani software per aggirare i filtri o kit per lanciare attacchi DoS ai siti che supportano il regime di Ahmadinejad.

Secondo il blogger Omid Memarian, questa battaglia dimostra come internet stia “giocando un ruolo da protagonista in Iran”: il governo, ha aggiunto, non può bloccare completamente i satelliti e i servizi telefonici nel Paese, poiché ciò ostacolerebbe anche le comunicazioni militari. Vengono chiusi, quindi, solo alcuni canali ed è pertanto possibile aggirare i blocchi.

 

Il sostegno della comunità di Twitter ai manifestanti iraniani lo si nota anche dall’ondata di caratteri e icone verdi che ha invaso il sito in segno di solidarietà con i sostenitori di Moussavi.

“Internet – ha aggiunto Memarian – ha neutralizzato la macchina di propaganda di Ahmadinejad e tutti possono commentare e farsi un’idea di quanto sta accadendo per le strade dell’Iran”.

E questa, per i blogger iraniani – cui è stato rivolto ieri l’invito a eliminare qualsiasi materiale che possa creare tensione per evitare ripercussioni legali – è già un’importante vittoria.

 

Nonostante il gran parlare di Twitter, tuttavia, solo in pochi si rivolgerebbero al sito di microblogging in cerca di notizie: lo rivela un sondaggio americano, che pure conferma come internet sia ormai considerato la fonte di informazione preferita dagli utenti adulti, più di televisione, giornali e radio.

Secondo il sondaggio effettuato da Zogby Interactive, più della metà degli adulti americani, se dovesse scegliere una sola fonte di informazione, sceglierebbe internet, seguito dalla Tv (21%), dalla radio e dai giornali.

Il web è quindi considerato la fonte di informazione più attendibile per il 40% degli intervistati, contro il 17% per la Tv, il 16% per i giornali e il 13% per la radio.

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