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Ipse: nuovo stop all’assegnazione delle frequenze. Fastweb fa ricorso al Tar ‘Condizioni del bando sfavorevoli per i new entrant’

Italia


Sembrava essere giunto a conclusione l’iter per l’attribuzione delle frequenze Umts di Ipse, dopo l’assegnazione dei blocchi a Vodafone, Telecom Italia e Wind. Ma pare ancora ci sia da aspettare, visto che Fastweb avrebbe presentato ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento del bando di gara.

 

Il 9 giugno, il ministero dello Sviluppo Economico ha reso noto l’esito della gara e la conseguente assegnazione di un blocco di frequenze nella banda tra 1920 e 1935 MHz e 2110 e 2125 MHz per ciascuno dei tre operatori, che hanno presentato offerte complessive per 267,8 milioni di euro.

Vodafone ha offerto per un blocco di frequenza in banda 2100 Mhz euro 90.2 milioni di euro, Telecom Italia 88,782 milioni di euro e Wind 88,781 milioni di euro.

L’importo minimo per ogni blocco di frequenza era stato fissato a 88.781.500 euro. Lo Stato ha dunque incassato 1,43 milioni di euro in più del previsto.

 

Secondo Fastweb, però, le condizioni previste dal nuovo bando di gara sarebbero state concepite in maniera tale da favorire i tre operatori già presenti sul mercato e da non consentire ai player alternativi di competere ad armi pari.

Fastweb, secondo l’agenzia Radiocor, contesta in particolare il fatto che, mentre il precedente bando di gara risalente al 2000 – quando vennero assegnate le prime frequenze Umts – riconosceva ai new entrant il diritto di usare le infrastrutture degli altri operatori a un prezzo orientato sui costi fino a quando non avessero sviluppato una propria rete, il nuovo bando prevede invece un prezzo ‘commerciale’ ritenuto inidoneo a garantire parità di condizioni per gli operatori alternativi.

 

Fastweb mette in oltre in discussione la legittimità del piano di riassetto delle frequenze utilizzate per i servizi di telefonia mobile, varato dall’Agcom a ottobre del 2008, per consentire l’utilizzo delle bande a 900 MHz, attualmente utilizzate per il GSM, anche per i servizi di terza generazione, autorizzando però la concessione delle frequenze ai nuovi entranti solo purché risultino già titolari di frequenze Umts.

 

Da qui la richiesta di annullamento del bando e di ripetizione della gara, che verrà esaminata dai giudici del tribunale amministrativo del Lazio il prossimo 25 giugno.

 

Nel 2000, Ipse aveva pagato per la licenze e le frequenze aggiuntive un totale di oltre 6 mila miliardi di lire, ma l’operatore non è riuscito a mantenere gli impresi sottoscritti al momento della licenza e, nel novembre del 2002, ha chiesto al governo di poter restituire i 5 Mhz di frequenze aggiuntive per potersi liberare dall’obbligo di pagamento delle restanti 8 rate annuali (per un valore complessivo di 826 milioni di euro).Ma il governo ha bocciato la richiesta proprio per non discriminare gli altri operatori.

 

A gennaio del 2006, quindi, l’allora ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, ha formalizzato l’avvio del procedimento per la revoca delle licenze e delle frequenze in mano all’operatore, che sono ritornate definitivamente nella disponibilità dell’Amministrazione a maggio del 2008.

 

Fastweb opera come operatore mobile virtuale, grazie a un accordo siglato nel 2007 con 3 Italia. La società guidata da Vincenzo Novari, da canto suo, pur avendo presentato la domanda di partecipazione alla gara per l’assegnazione delle frequenze Ipse, non ha presentato alcuna offerta economica e pertanto è stata esclusa dalla procedura. H3G, ha comunque fatto richiesta per ottenere un blocco da 5 MHz a 900MHz.

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