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Il mercato dei servizi finanziari mobili destinati alle popolazioni dei Paesi emergenti raggiungerà il valore di 5 miliardi di dollari entro il 2012. Lo rivela uno studio della società di ricerca GCAP, che ancora una volta pone l’accento sulle opportunità offerte dalle soluzioni di pagamento e banking mobile nei Paesi che sono carenti di infrastrutture di rete fissa e di strutture bancarie tradizionali e su come i Paesi occidentali siano restii a usare il cellulare come strumento di pagamento.
Sui mercati occidentali, fatta eccezione per qualche sperimentazione avviata soprattutto nel settore del mobile ticketing, le applicazioni pratiche legate alla cosiddetta moneta elettronica tardano infatti ad arrivare, a causa – secondo le valutazioni della Commissione europea – di norme, quelle vigenti risalgono al 2000, che hanno ostacolato il decollo dei servizi di pagamento elettronico sul mercato e ritardato l’innovazione tecnologica.
Nel nostro Paese, secondo i dati ABI, sono 5,1 milioni i conti abilitati all’accesso via telefonino, per un totale di 1,1 milioni di conti attivi.
Numeri decisamente esigui, tenendo conto che in Italia, il numero di telefonini supera di gran lunga quello degli abitanti: come notato da un’indagine dell’Antitrust – che ha auspicato il rapido ingresso degli operatori mobili nel mercato – è mancata fin qui proprio la volontà di favorire l’ingresso degli operatori ‘ibridi’, provenienti cioè da settori diversi da quello bancario, che invece servirebbe a far scendere i prezzi grazie a una maggiore concorrenza.
In Giappone, è stato proprio l’ingresso degli operatori mobili – NTT DoCoMo ha lanciato il cosiddetto ‘wallet phone’ (telefonino-portafogli) nel 2004 – a far decollare un mercato che conta oggi decine di milioni di utenti, che usano il cellulare per pagare i propri acquisti, ricevendo anche in compenso buoni sconto e omaggi da sfruttare in grandi magazzini, bar e ristoranti.
Proprio per facilitare l’ingresso sul mercato di nuovi provider e contribuire allo sviluppo del settore la Ue ha proposto lo scorso anno un set di nuove regole che dovrebbero entrare in vigore entro la fine del 2009.
Le nuove norme 2009 renderanno possibili non solo i trasferimenti di denaro in modalità Peer to Peer – cioè da un cellulare a un altro – ma anche l’accesso a forme di microcredito, fino a 150 euro.
I servizi di mobile payments, però, differiscono in base al mercato in cui vengono proposti perché devono rispondere a esigenze diverse.
Nei Paesi emergenti, ad esempio, i servizi di pagamento e mobile banking rappresentano uno strumento di fondamentale importanza per la crescita dell’economia.
In Africa, ha spiegato GCAP, solo una persona su 5 dispone di un conto corrente, a causa degli alti costi richiesti dalle banche, in un continente in cui la vasta maggioranza della popolazione vive con pochi dollari al mese, ma comincia a velocizzarsi la diffusione dei cellulari: nel 2007 si contavano 270 milioni di utenti mobili contro i 50 milioni del 2003.
In totale, nei mercati emergenti, circa 1 miliardo di persone sono tagliate fuori dai circuiti finanziari tradizionali, ma possiedono un telefonino. Secondo CGAP, questo numero salirà a 1,7 miliardi entro il 2012: se uno su 5 userà i servizi di pagamento mobile, il mercato raggiungerà tranquillamente un valore di 5 miliardi di dollari.
Si tratta di un mercato relativamente molto giovane, partito nel 2007 con il lancio, in Kenia, del servizio M-PESA di Safaricom che ha attirato finora oltre 6,5 milioni di utenti (li usa, in pratica, un keniota su sei) e su cui hanno scommesso anche Bill e Melinda Gates che, attraverso la loro fondazione e con la collaborazione della GSMA, hanno lanciato il programma Mobile Money for the Unbanked (MMU) investendo 12,5 miliardi di dollari che sosterranno approssimativamente 20 progetti nei paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione ai mercati dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia.
A oggi sono molti gli operatori che hanno seguito la scia di Safaricom: l’operatore sudafricano MTN, ad esempio, ha lanciato a marzo un nuovo servizio che sarà presto disponibile in 21 paesi dell’Africa e del medio Oriente e consentirà agli utenti di questi Paesi di consultare il proprio conto corrente o di effettuare acquisti direttamente dal telefonino via sms, proponendo anche, in via facoltativa, una carta di credito.
L’industria mobile, da canto suo, ha lanciato nel 2007 l’iniziativa Pay-Buy-Mobile, volta a incoraggiare un approccio comune per l’integrazione della tecnologia wireless Near Field Communications (NFC) nei cellulari, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza della fatturazione e delle informazioni personali contenute sulla SIM card degli utenti.
In Italia, il settore privato è sceso in campo con il Consorzio Movincom, che riunisce e rappresenta gli esercenti che hanno già investito o intendono investire nel mobile come canale di pagamento ed è affiancato da partner quali Nokia e Samsung.
La piattaforma operativa Movin’box, messa a disposizione dei consorziati da parte di Movincom, permette infatti di abilitare i pagamenti via cellulare in circolarità su una molteplicità di strumenti di pagamento e di Banche attraverso un sistema che consente di fornire al negoziante solo il numero di cellulare: l’accredito sarà così possibile senza la necessità di comunicare i dati sensibili dello strumento di pagamento, sia esso la carta di credito, il bancomat, la prepagata o il conto corrente.
Al momento però sono davvero pochi i servizi di mobile payment disponibili nel nostro Paese e pressoché limitati al pagamento dei biglietti di treni, bus e parcheggi.
Chi ha osato un po’ di più è stata Poste Mobile – l’operatore virtuale messo in piedi da Poste Italiane e Vodafone – ha lanciato lo scorso anno il servizio ‘Semplifica’ per consentire ai clienti che associano o la Sim al conto BancoPosta di eseguire bonifici e postagiro per trasferimenti di denaro su un conto corrente bancario o postale, di trasferire denaro da e verso carte prepagate Postepay, effettuare la ricarica del proprio cellulare prelevando l’importo dalla Postepay, verificare il saldo e gli ultimi movimenti del proprio conto BancoPosta o della carta, ricaricare
In nove mesi, i clienti hanno effettuato transazioni per oltre 30 milioni di euro per importi ridotti tra i 5 e i 20 euro.