Italia
Parole di apprezzamento al piano per lo sviluppo della banda larga presentato dal viceministro Paolo Romani sono state espresse dall’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè questa mattina nel corso di un convegno a Roma.
Il Governo ha previsto investimenti per quasi 1.5 milioni di euro, inclusi una serie di interventi per la ‘bonifica’ dell’attuale rete d’accesso, con l’obiettivo di garantire la connessione a banda larga – a una velocità tra i 2 e i 20 megabit – a tutto il paese entro la fine del 2012.
La copertura, come illustrato da Romani, sarà realizzata attraverso un mix di tecnologie: il 95,6% degli italiani dovrebbe essere raggiunto dalla fibra ottica, con velocità di connessione fino a 20 mb/s, mentre nelle aree scarsamente popolate, dove non è conveniente intervenire con infrastrutture fisse, si procederà a una copertura wireless che garantirà una capacità di 2 megabit.
Nel dettaglio, il valore totale del progetto prevede la realizzazione di opere civili e la relativa fornitura di materiali per 763, 85 milioni; fornitura hardware e software per 617,66 milioni e attività di progettazione per ulteriori 89,81 milioni. Attività che, secondo le valutazioni di Romani, interesseranno nel progetto circa 50.000 lavoratori nei quasi 4 anni necessari a eseguire i lavori.
Si tratta di un piano “che va nella giusta direzione”, di un “progetto strategico per l’intera economia” ha detto Bernabè, sottolineando l’intensità dell’impegno del Governo, che ha compreso la necessità di “interventi anticiclici significativi”, per far fronte alla crisi economica.
Come sottolineato da più parti, infatti, la necessità più urgente era quella di dotarsi di un progetto organico, in grado di ricadute positive sull’economia – secondo studi Ocse, investire quasi un miliardo e mezzo potrebbe portare a un incremento di Pil di circa 2 miliardi – e di stimolare gli investimenti privati nella NGN che però, secondo Bernabè, a parte Telecom Italia e Fastweb, ancora latitano.
Quello che si è messo in piedi anche con l’aiuto del superconsulente del governo sulla banda larga, Francesco Caio, è dunque, secondo Bernabè un piano in grado “di assumere carattere di sistema” e, “di affrontare in modo decisivo il problema della copertura a banda larga del paese”, ma se Telecom Italia ha fatto e continuerà a fare la sua parte, ancora così non si può dire degli altri operatori.
“Tutte le reti sono basate sulle strutture di accesso di Telecom che continua così ad essere l’unico operatore che investe nel settore nonostante la totale apertura del mercato ed il forte incentivo regolatorio a favore degli operatori alternativi, che in realtà non stanno affatto traducendo tali incentivi in reali investimenti”, ha detto Bernabè.
Anche il superconsulente del governo sulla banda larga, Francesco Caio, nel corso dell’ultima audizione davanti alle Commissioni Trasporti della Camera e Lavori Pubblici del Senato, ha in effetti sottolineato che Telecom, essendo impegnata nel risanamento del debito, non può muoversi da sola “e al momento non esiste in Italia un altro gestore che abbia annunciato operazioni in questo senso”.
Bernabè ha quindi sottolineato l’urgenza di una profonda riforma del quadro regolamentare per stimolare investimenti molto importanti e dall’incerto ritorno economico: “Nessuna azienda – ha aggiunto – può fare il passo più lungo della gamba, soprattutto al buio”.
Le regole, purché miranti a promuovere lo sviluppo senza ingessarlo con vincoli troppo onerosi, ha detto Bernabè, “sono il presupposto essenziale” per la pianificazione degli investimenti nelle nuove reti ultrabroadband ed è essenziale “metterle in chiaro”.
Sul piano della regolamentazione a supporto della realizzazione della NGN, è intervenuta anche Bianca Maria Martinelli, direttore affari pubblici e legali e consigliere di amministrazione di Vodafone Italia, che ha sottolineato il ruolo cruciale dell’Agcom nel definire condizioni economiche corrette per l’accesso alla rete.
Innanzitutto, ha sottolineato Martinelli, bisogna evitare la tentazione, come è accaduto in Germania, di concedere ‘vacanze regolamentari’ all’incumbent le cui scelte, oggi come non mai, “possono condizionare tutto il sistema delle Tlc, la concorrenza e l’investimento degli operatori alternativi”.
Di quale assetto normativo ci si dovrà dotare, dunque, per la realizzazione di una rete di nuova generazione?
“Di certo – ha aggiunto la manager Vodafone – vanno bilanciate spinta all’investimento e livello di concorrenza senza rimonopolizzare il mercato” e poi bisogna prendere una decisione sulla durata della rete in rame, “un’altra scelta importante nelle mani dell’incumbent”.
Riguardo infine l’intervento pubblico, questo dovrà essere “efficiente” sia nelle aree in digital divide che come sostegno alla NGN, e “terzo” rispetto alle imprese, affinché nessuno venga privilegiato.
“La regolazione sulle reti di nuova generazione – ha assicurato il commissario Agcom, Roberto Savarese – dev’essere leggera allo scopo di favorire gli investimenti necessari”.
“Bisogna però fare attenzione – ha aggiunto – affinché nei fatti ci siano davvero gli investimenti da parte degli operatori nell’interesse dello sviluppo del Paese”.
Secondo le ultime analisi di mercato effettuate dall’Agcom, Telecom Italia detiene, nel mercato al dettaglio, una quota pari al 64,19% dei volumi e al 71,47% dei ricavi. Le quote di Telecom Italia sono diminuite di circa il 10% rispetto al 2004, ma l’ex monopolista resta ancora di fatto dominante, anche sul mercato wholesale.