Francia
Il Consiglio costituzionale francese ha censurato la recente legge contro la pirateria che istituisce l’Hadopi, l’Authority che avrebbe dovuto bloccare internet in caso di download illegali, seguendo il cosiddetto principio dei tre strikes.
Il Ministro della Cultura, Christine Albanel, ha accolto i rilievi del Consiglio costituzionale e proporrà di modificare la legge in direzione di quanto sostenuto dall’organo. Sarà quindi necessario che il Parlamento si pronunci nuovamente.
Secondo i saggi di Palais Royal infatti la misura, già oggetto di numerose polemiche in Francia, è contraria a un diritto umano che è quello del “libero accesso ai servizi di pubblica comunicazione online”.
Per questo, scrive il Consiglio in un comunicato, è solo il giudice che può decidere se sospendere o meno la connessione al web e non l’Hadopi.
Il verdetto del Consiglio, una sonora sconfitta per l’esecutivo, era stato richiesto dai socialisti francesi che avevano messo in dubbio la legalità costituzionale del provvedimento inserito nella legge, sostenuta fortemente dal presidente Nicolas Sarkozy.
Per Luca Barbareschi, Vicepresidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, “E’ necessario definire in Italia una nuova legge che dia certezza agli autori e alle imprese, troncando ogni forma di furto di proprietà intellettuale sulla rete”.
“La decisione di ieri del Consiglio costituzionale francese ha scatenato falsi entusiasmi. Non ha, infatti, conferito alcuna legittimità al fenomeno della pirateria, né riconosciuto alcun diritto di cittadinanza a talune forme illecite di sfruttamento della rete internet. Ha al contrario ribadito il principio ineludibile di accesso alla rete, non la possibilità di fare ciò che si vuole di internet”.
“Chi usa la rete – ha aggiunto Barbareschi – per appropriarsi indebitamente di opere altrui o addirittura ne fa indebito commercio, violando le leggi sulla legge sulla proprietà intellettuale e le più elementari regole morali, dovrà semplicemente essere perseguito in altro modo, perché rimane autore di azioni eticamente censurabili e giuridicamente perseguibili”.
“La decisione della Consiglio costituzionale francese – ha concluso Barbareschi – va comunque rispettata e deve pertanto invitarci a prefigurare anche in Italia altre soluzioni. La loro definizione deve dar luogo a norme non palliative, come vorrebbero alcuni, né falsamente rigorose, come è stato erroneamente fatto in passato, ma semplicemente percorribili ed efficaci, studiate in modo che tutelino gli autori e assicurino uno sviluppo coerente della rete internet che non può crescere sulla base di distorsioni del principio di libertà, come scelta di alcuni a danno di altri”.
La legge è stata approvata dal Parlamento lo scorso 13 maggio a conclusione di un iter parlamentare lungo e tormentato. Il provvedimento era, infatti, arrivato due volte all’Assemblea nazionale prima di essere votato.
La parte più controversa delle nuove disposizioni è quella riguardante l’istituzione dell’Hadopi (Alta Autorità per la Protezione del Copyright su Internet), nella quale sono confluiti alcuni importanti poteri prima spettanti all’autorità giudiziaria e al CNIL (Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà) per l’attuazione di un meccanismo di punizione ‘graduale’ basato sul concetto dei ‘tre strikes’: gli internauti sospettati di scaricare illegalmente si vedranno recapitare un primo avvertimento via email, seguito da una sospensione cautelativa per un’eventuale successiva violazione e, infine, dal ‘taglio’ della linea da tre mesi a un anno se beccati per la terza volta con le mani nel sacco.
Ma, in base a quanto deciso dal Consiglio costituzionale, l’intervento dell’Hadopi, per sospendere la connessione internet ai pirati recidivi, è incostituzionale.
In sostanza ha reso inapplicabili gli articoli 5 e 11 della legge, limitando il ruolo dell’Hadopi all’avvertimento, senza la possibilità di sanzionare.
Spetta, infatti, alla giustizia il potere di sanzionare i colpevoli e non a un’autorità amministrativa.
Una posizione, questa, condivisa dai deputati europei che lo scorso 6 maggio avevano dichiarato a maggioranza che i diritti fondamentali degli internauti non potevano essere limitati “senza una previa decisione da parte delle autorità giudiziarie”.
Altra motivazione avanzata dal Consiglio: la legge disconosce il presupposto di innocenza, visto che prevede sanzioni per il titolare di un abbonamento internet. Resta a quest’ultimo l’onere di dimostrare di non essere stato l’autore del downloading illegale. Per i saggi anche questo passaggio è incostituzionale.
Per i socialisti la decisione del Consiglio costituzionale ha il sapore di una “censura” nei confronti del presidente Sarkozy.
Il mondo degli artisti – cantanti, attori, registi… – spesso considerati a sinistra, si era diviso sulla pertinenza delle sanzioni contro la pirateria delle opere protette da diritto d’autore.
Ieri lo Snep, che raggruppa le major discografiche, ha espresso la propria “contrarietà”. La SPPF e l’UPFI, che rappresentano i produttori indipendenti, hanno “preso atto con dispiacere” della decisione del Consiglio costituzionale e si sono detti “costernati“. Mentre l’associazione dei consumatori UFC-Que choisir ha salutato con soddisfazione questa “saggia decisione“.
Dominique Rousseau, professore di diritto costituzionale, ha parlato di decisione “molto importante“, “la censura più severa da una decina d’anni a questa parte”.