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La Twitter-mania dilaga dagli Usa all’Europa: mentre da oltreoceano arriva la notizia della prima intervista realizzata esclusivamente attraverso il sito di microblogging, il Parlamento europeo – in vista delle prossime elezioni – ha deciso di affidarsi allo stesso mezzo per restare in contatto con i cittadini e svelare i dietro le quinte e i risultati della più grande elezione internazionale del mondo.
L’uso di Twitter conferma l’attenzione che le istituzioni europee hanno dedicato ai cosiddetti media sociali, consapevoli della crescente influenza di questi strumenti sulle scelte – politiche e non – dei cittadini.
I social network – Facebook e Twitter in particolare – raccolgono infatti sempre più visitatori e sono diventati, nel corso degli ultimi anni, un incomparabile strumento per conoscere e far conoscere le proprie idee e le proprie iniziative a un pubblico vasto e proattivo.
Il Parlamento europeo ha quindi già creato un proprio ‘profilo’ su Facebook e MySpace, sperando di coinvolgere i più giovani – soprattutto quelli che andranno a votare per la prima volta – nelle attività parlamentari e nel dibattito politico, così come è successo, però con un moto spontaneo, nell’ultima campagna elettorale americana, in cui internet si è dimostrato uno strumento fondamentale sia per l’informazione politica che per il reclutamento di fondi e volontari.
Le notizie che il Parlamento andrà a fornire – condensate nei classici 140 caratteri di Twitter – saranno postate in 22 lingue e da domenica 7 giugno, forniranno aggiornamenti su exit-poll, proiezioni, commenti e ovviamente i dati finali che arriveranno in diretta dalle capitali.
Da oltreoceano, intanto, arriva la notizia che USA Today, il quotidiano più venduto negli Stati Uniti ha pubblicato la prima intervista realizzata non via telefono, né via mail, ma grazie a Twitter che – come ha sottolineato Del Jones, il giornalista che ha realizzato l’articolo, “anche se è uno dei più moderni strumenti di comunicazione, ricorda molto il telegrafo, utilizzato dai corrispondenti nel XIX secolo”.
L’articolo non è neanche, come molti potrebbero credere, un pezzo ‘leggero’, ma tratta di temi molto seri, quali l’economia e il capitalismo e si basa sulle opinioni di 21 Ceo di grandi aziende americane, raccolte in tre giorni attraverso circa 427 ‘twittate’.
Un esperimento, lo ha definito Jones, che potrebbe però trasformarsi presto in una nuova ‘moda’, che – attraverso i 140 caratteri a disposizione – potrebbe ‘costringere’ gli intervistati a ‘distillare’ i pensieri ed andare subito al ‘nocciolo della questione’, come ha sottolineato anche uno dei Ceo che ha partecipato all’intervista.