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Nokia ha lanciato ieri ufficialmente lo store di applicazioni mobili Ovi, nell’ambito della strategia che vede il gruppo impegnato a cercare nuovi introiti nei programmi per la personalizzazione dei cellulari di ultima generazione.
Sulla scia di Apple, pioniera del settore col suo App store – che ha già superato il primo miliardo di download – anche Nokia tenta dunque la strada dei servizi internet per rimpinguare le casse dopo aver chiuso l’ultimo trimestre con un utile in calo del 90%, il peggior risultato da 10 anni a questa parte.
Il successo dei programmini per personalizzare gli smartphone – dai giochi alle mappe fino alle applicazioni per essere sempre informati sul meteo o sull’andamento di borsa – è stato, un po’ come gli sms per i cellulari di prima generazione, una vera e propria sorpresa.
Il successo raggiunto dal negozio virtuale di Apple – dove si trovano circa 25 mila applicazioni, gratuite e a pagamento – si deve anche al modello di business scelto dalla società, che cede agli sviluppatori il 70% dei guadagni legati alla vendita delle applicazioni e si accolla i costi di tutte le carte di credito, di web hosting e delle infrastrutture associate.
Sulla scia di Apple, dunque, Nokia ha realizzato uno store da cui i clienti potranno scaricare applicazioni, giochi, video, podcast, mappe per rendere il cellulare “ancora più intelligente”.
Il servizio al momento è disponibile soltanto in Australia e a Singapore per circa 50 milioni di utenti ma, assicura Nokia, il negozio aprirà globalmente a breve.
Ovi Store, dicono gli analisti, rappresenta un’importante opportunità per Nokia di lanciare una controffensiva valida alla crescita di player come RIM e Apple, che continuano a guadagnare quote di mercato a suo discapito, grazie al lancio di offerte innovative e in grado di fidelizzare la clientela molto più di quanto la società finlandese – che comunque resta leader sia nel settore dei cellulari che degli smartphone – abbia saputo fare negli ultimi tempi.
Le ultime proposte Nokia, da N-Gage a Comes with Music – con modelli che puntavano sul download di giochi e di musica – non hanno riscosso un grande successo e la maggior parte dei dispositivi sono rimasti invenduti, anche a causa dei prezzi, troppo elevati per gli standard pre-iPhone.
Un paio di settimane fa, anche Vodafone ha annunciato il suo ingresso nell’arena dei negozi virtuali di applicazioni, con un set di interfacce che permetterà agli sviluppatori di utilizzare le funzionalità di localizzazione per realizzare servizi ‘su misura’ per gli utenti o di fatturare le applicazioni direttamente, senza bisogno di un sito ad hoc per i pagamenti.
Il gruppo britannico è l’ultimo in ordine di tempo a fiondarsi su questo nascente mercato, in cui hanno fatto il loro ingresso di recente anche Research in Motion, produttrice del celebre BlackBerry e Microsoft col Windows Marketplace for Mobile, un nuovo servizio che offrirà l’accesso diretto a oltre 20 mila applicazioni per la personalizzazione del telefonino.
Tutti player, vogliono insomma conquistare una fetta di un mercato che, secondo Strategy Analytics varrà, alla fine di quest’anno, 62 miliardi di dollari.
Sempre secondo la società di ricerca, Apple ha catturato nel 2008 il 12% del mercato delle applicazioni mobili, ma il suo successo è stato soprattutto quello di aver creato, grazie al suo modello di business remunerativo per gli sviluppatori, un grande stimolo per l’innovazione.
Questo però, ha portato anche a una forte competizione che ha fatto notevolmente abbassare i prezzi delle applicazioni, molte delle quali sono addirittura gratuite.
Altri produttori di cellulari, come abbiamo visto, hanno prontamente deciso di inseguire Apple, ma – aggiungono gli analisti Strategy – storicamente sono sempre stati gli operatori a dominare la distribuzione dei contenuti.
Questi ultimi – conclude Strategy – “stanno iniziando a cambiare le loro strategie, sperando di ri-attrarre gli sviluppatori e di guidare un rapido cambiamento dello scenario, in cui ogni categoria avrà i suoi punti di forza e di debolezza”.
Apple, insomma, ha vinto le prime schermaglie, ma la guerra è ancora tutta da giocare.