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Le nuove nomine ai vertici Rai hanno aperto una profonda spaccatura in seno al Cda e, se il buongiorno si vede dal mattino, l’equilibrio del nuovo management sembra davvero in crisi.
“…Il varo delle prime tornate di nomine sancisce la fine dell’indipendenza del Cda della Rai“. E’ questa l’accusa principale dei consiglieri di amministrazione Giorgio Van Straten, Nino Rizzo Nervo e Rodolfo De Laurentiis, che hanno abbandonato l’aula prima del termine del consiglio in protesta contro i nomi proposti dal Dg, Mauro Masi.
I nomi sono quelli di Augusto Minzolini al Tg1, Mauro Mazza a Raiuno e quattro vicedirettori generali: Gianfranco Comanducci, Lorenza Lei, Giancarlo Leone e Antonio Marano.
“Vogliamo sancire la presa di distanza dal metodo usato oggi per le nomine. E’ evidente – ha detto De Laurentiis – che oggi si vota per un quadro di nomine che di fatto è stato già definito un mese e mezzo fa a casa del premier e non all’interno dell’azienda di fatto sancisce la fine dell’indipendenza del Cda”.
“Abbiamo lasciato i lavori del consiglio – ha proseguito Rizzo Nervo – e non parteciperemo alla votazione. Sono molto preoccupato: che la politica abbia avuto influenza su questa azienda non è un mistero ma in passato c’è stato un modo diverso in cui la dirigenza ha mediato con la politica. Il rapporto con la politica si può gestire nell’interesse dell’autonomia aziendale. Oggi invece la politica coincide con un pezzo della risorsa televisiva di questo paese. Il problema non sono le nomine. Oggi non c’è stata presentata, per stessa ammissione del Dg, nessuna riorganizzazione aziendale dei processi orientata all’efficientamento dell’azienda. Sono state costruite invece funzioni che sono state definite quattro collaborazioni di staff del direttore generale che però vanno chiamati vicedirettori generali anche se nessuno di loro avrà una procura di firma. La frattura di oggi può essere sanata solo dalla verifica sui nuovi comportamenti dei vertici di questa azienda. Io userò tutti i possibili strumenti, compreso il ricorso alle autorità di controllo se mi accorgerò che si toccherà l’interesse patrimoniale dell’azienda”.
Ma per il direttore generale, la nomina dei quattro vicedirettori generali è, invece, “…il primo passo dell’efficientamento necessario della struttura organizzativa aziendale in vista delle scadenze cogenti che la Rai ha davanti, in primo luogo il passaggio al digitale terrestre”
“Non posso trovare accettabili le proposte di nomine per tre motivi – ha commentato Van Straten -: uno per una questione di metodo” perché, ha lamentato il consigliere, gli sarebbero stati presentati i nomi a cose fatte.
“Due per un motivo aziendale, perché può darsi che la fantasia del Dg siano coincidenti con i nomi usciti da Palazzo Grazioli. Prendo atto però che i nomi proposti oggi sono gli stessi che erano stati proposti a casa del premier. Infine per una questione di merito perché la riduzione di ‘riporti diretti’ è da 51 a 50 quindi solo di uno (il riferimento è alle deleghe in capo al vicedirettore generale)”.
Il presidente Paolo Garimberti è rimasto in riunione e ha votato a favore con i consiglieri Giovanna Bianchi Clerici, Alessio Gorla, Angelo Maria Petroni, Guglielmo Rositani e Antonio Verro.
Da stamattina sono già tutti al lavoro in una prima riunione per discutere le ipotesi di riorganizzazione industriale e governance.
Quanto alle nomine di Augusto Minzolini al Tg1 e di Mauro Mazza a Raiuno, per il Dg sono andate a coprire “due interim”: “…riguardano due assoluti professionisti, non inquadrabili in termini diversi da quelli professionali. La necessità di farle l’avevo annunciata sin dall’inizio del mio mandato e in Commissione di vigilanza”.
Una urgenza per Tg1 e Raiuno condivisa anche dal presidente Garimberti: “…le ritenevo delle urgenze e ho votato coerentemente con questa convinzione e nell’esclusivo interesse aziendale”.
Diversa invece la sua posizione sui vicedirettori generali: “…Il mio voto favorevole in questo caso – ha spiegato – è un voto di ‘oui mais’, di fiducia condizionata: sulla riorganizzazione il direttore generale Masi deve impegnarsi a presentare in tempi brevissimi un piano coerente con questo primo passo su cui ha avuto il voto favorevole del Consiglio”. Su questo punto infatti per il presidente alcune critiche dei consiglieri d’opposizione “sono condivisibili” e infatti ha auspicato che il Cda “…possa rapidamente tornare compatto e per farlo servono comportamenti e proposte concrete e condivise che consentano di lavorare nel confronto e non nello scontro”.
Un auspicio espresso anche dal Dg: “…Continuo ad avere rispetto per l’opposizione con cui spero di trovare una composizione”.
Anche l’Usigrai ha palesato il proprio dissenso alla conferenza stampa dei consiglieri di opposizione, chiedendosi: “…Di sfondo un nuovo gioco. Quanti nomi di quelli fuoriusciti dal vertice di Palazzo Grazioli saranno proposti, per una nomina, dal Dg Mauro Masi ai consiglieri prossimamente?”.
“…Il vertice aziendale – ha aggiunto il sindacato dei giornalisti Rai – ha una sfida, si chiama autonomia. E’ la via d’uscita dalle preoccupazioni per quello che attende la Rai del digitale alle prese con investimenti e calo della pubblicità. Potrà fare tutto questo nel segno della tutela dell’azienda di servizio pubblico o dovrà farlo nel solco scavato dal duello tra gli interessi del presidente del Consiglio e Murdoch? Speriamo di essere al più presto ascoltati dalla Commissione parlamentare di Vigilanza”.
“…Intanto, in un’atmosfera che ha dell’irreale, arriva il nuovo direttore del Tg1, Augusto Minzolini – ha continuato l’Usigrai – al quale facciamo l’augurio – come facemmo a Gianni Riotta – di voler subito ‘far squadra’ in Rai. Non possiamo, ora come allora, non recriminare perché non siano state tenute in conto le risorse che il servizio pubblico ha comunque già al suo interno. Questa è l’occasione per ribadire che nessun sacrificio dettato dalla crisi economica potrà essere accettato dai giornalisti Rai – ha concluso l’Usigrai – se si riproporranno scelte esterne”.
Il prossimo banco di prova atteso da tutti è quello delle prossime nomine, che a questo punto non arriveranno prima di 15 giorni, ad elezioni europee concluse. Si ripartirà probabilmente dai due interim di Raidue (rimasta a Marano) e del Tg2 (da oggi al vicedirettore Mario De Scalzi), per i quali sono stati fatti i nomi rispettivamente di Susanna Petruni e di Mario Orfeo.
La frattura in seno al Cda, fanno sapere i consiglieri disertori, “…non è insanabile“: dipenderà dall’operato del Dg.
Rizzo Nervo, a scanso di equivoci, ha fatto mettere a verbale le sue ipotesi di nomina per Raidue e Tg2: sono appunto i nomi di Petruni e Orfeo. L’obiettivo è sventare il rischio che anche qui ogni previsione venga confermata.
“….Evidentemente il presidente del Consiglio non è sazio del controllo della comunicazione che ha e vuole estenderlo”, ha tuonato il segretario del Pd, Dario Franceschini. Di “un’umiliazione per l’azienda”, ha parlato il responsabile Comunicazione Paolo Gentiloni, per l’Idv siamo a “fascistizzazione mediatica del Paese“.