Digitale terrestre: il Parlamento vota la Legge Comunitaria per evitare la procedura di infrazione Ue

di Raffaella Natale |

Italia


Commissione europea

E’ ripreso, dopo una seconda sospensione, l’esame del legge Comunitaria 2008 in Aula alla Camera. Le votazioni iniziano dall’articolo 39 quater, con la misura che, riprendendo le delibere dell’Agcom, punta a chiudere la procedura Ue sulla legge Gasparri relativa al digitale terrestre.

 

La Commissione Europea è pronta a “…chiudere la procedura di infrazione” aperta a carico dell’Italia nel 2006. Lo ha assicurato il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, spiegando che i Commissari Ue alla Concorrenza Neelie Kroes e ai Media Viviane Reding gli hanno scritto una lettera indicando tre condizioni, in via di realizzazione, per chiudere la procedura di infrazione.

La Ue ha quindi chiesto: l’adozione di una delibera sul dividendo digitale che riguarda le nuove reti che si libereranno con il passaggio alla nuova tecnologia, in base ai criteri già individuati dall’Agcom; l’inserimento di tali criteri in una norma primaria di legge; la realizzazione del disciplinare di gara per l’assegnazione delle nuove frequenze come stabilito.

 

Oggi intanto l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni varerà la delibera che fissa i criteri di assegnazione delle frequenze digitali in Piemonte in linea con il documento di aprile, dove proprio oggi parte lo switch-over, cioè il trasloco di Raidue e Retequattro sul digitale terrestre.

 

Romani ha sottolineato che “la prima condizione è già realizzata, perché l’Autorità ha approvato l’apposita delibera lo scorso aprile; la seconda è in via di confezione, perché con un emendamento abbiamo acquisito la delibera dell’Agcom nella legge comunitaria che è in corso di approvazione alla Camera. Quanto alla terza condizione, c’è l’impegno a realizzare la gara come stabilito dall’Authority”.

Il sottosegretario ha spiegato che sarà previsto un dividendo digitale di cinque multiplex che saranno messi a gara in base ai criteri già definiti: tre saranno riservanti ai nuovi entranti, due saranno destinati a qualsiasi offerente, fermo restando il limite di cinque multiplex per ciascun operatore fino allo switch-off.

Quanto alla gara, “…è prevista entro fine anno – ha concluso Romani – ma pensiamo di farla anche prima”.

 

Ieri, tra i punti più dibattuti della legge Comunitaria, che hanno acceso la discussione in Aula alla Camera contribuendo al rinvio a stamattina dell’esame del provvedimento, c’è un emendamento a firma di Paolo Gentiloni (Pd) in materia di frequenze televisive.

In particolare, la formulazione proposta da Gentiloni modifica l’articolo 39 quater della legge, nel quale è stata recepita – su proposta del governo – la delibera dell’Autorità.

L’emendamento Gentiloni aggiunge alla pronuncia dell’Agcom tre paletti: evitare il protrarsi di posizioni dominanti; stabilire che la gara procuri un’adeguata valorizzazione alle casse dello Stato (sia cioè un’asta competitiva e non un beauty contest); riservare un dividendo digitale agli operatori di telecomunicazioni.

 

L’Aula ha votato comunque più della metà degli articoli. Romani, ha precisato che si tratta del secondo tassello del percorso messo a punto con Bruxelles e che dovrebbe essere completato dalla gara per i cinque multiplex.

 

La procedura d’infrazione, aperta con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, accusava le legge Gasparri di attribuire un “chiaro vantaggio” agli incumbent ovvero gli attuali grandi broadcaster – Rai e Mediaset -, nelle modalità del passaggio al digitale terrestre, e questo a danno dei new entrant sul mercato radiotelevisivo e dei piccoli operatori.

Come Europa7, che già era stata discriminata per non aver ottenuto, pur avendone diritto, le frequenze terrestri necessarie per trasmettere su scala nazionale. Dopo un periodo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due-tre mesi), il 19 luglio 2007 la Commissione era passata al secondo stadio della procedura d’infrazione, inviando a Roma un parere motivato, ultimo avvertimento prima del ricorso in Corte di giustizia Ue. Un ricorso che ora, se l’Italia rispetterà l’accordo, non ci sarà.

 

Le condizioni dell’accordo, a cui ha fatto riferimento ieri Romani, erano già chiaramente indicate nella lettera che la Kroes e la Reding hanno inviato al sottosegretario il 3 aprile scorso. Le misure corrispondono sostanzialmente alle esigenze che i due commissari avevano posto in una precedente lettera del 4 febbraio, minacciando, nel caso che il governo non le avesse accolte, il proseguimento della procedura d’infrazione contro l’Italia.

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