Italia
I giornalisti che utilizzano notizie, fotografie e dati personali tratti dai social network devono sempre assicurarsi che le tali informazioni siano veritiere, per esercitare con correttezza il diritto di cronaca ed evitare spiacevoli episodi come quelli segnalati al Garante Privacy da due cittadini che avevano visto pubblicata da alcuni quotidiani la propria immagine, presa da Facebook ed erroneamente associata a persone omonime decedute.
In un caso si trattava di un incidente stradale, nell’altro di una vittima del terremoto avvenuto in Abruzzo.
I nomi pubblicati nei servizi di cronaca erano corretti – si legge in una nota del Garante – ma le fotografie ad essi associate erano state trovate facendo una semplice ricerca su internet e scaricando l’immagine presente nei profili che i due segnalanti avevano aperto nel famoso social network.
Un semplice copia e incolla, dunque, effettuato senza verificare l’ipotesi che si potesse trattare di semplici casi di omonimia e i giornalisti hanno dato per decedute le persone sbagliate. Nel caso della vittima del terremoto, la fotografia errata, pubblicata da un quotidiano, era stata riproposta anche da due testate televisive nazionali.
Queste immagini – ha stabilito il Garante, con due provvedimenti di cui è stato relatore Mauro Paissan – non dovranno essere più pubblicate, diffuse né riproposte nell’archivio on-line delle testate coinvolte.
Associando l’immagine di una persona all’identità di un’altra, sono stati diffusi dati errati, mettendo in atto in tal modo un illecito trattamento dei dati personali.
Il Garante ha, pertanto, vietato alle testate (due locali e tre nazionali) di diffondere ulteriormente le fotografie dei segnalanti e ha imposto la cancellazione delle immagini anche dal sito web e dall’archivio storico on-line di uno dei quotidiani interessati che – dopo aver informato seppur tardivamente i lettori dell’errore commesso – continuava a rendere comunque accessibile da internet la fotografia pubblicata per sbaglio.