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17° Seminario Bordoni: neutralità delle reti, diritto di accesso e ruolo delle Istituzioni

Italia


La neutralità della rete comprende un sempre più ampio genere di tematiche, che va dal diritto dell’accesso a Internet alla crescente esigenza di informazione da parte dell’utente quanto del cittadino, fino a questioni prettamente economiche e regolatorie. La stessa Europa ha di recente cominciato a discutere dell’argomento con un dibattito a tratti aspro e dalla non facile definizione. Il nuovo appuntamento del ciclo dei Seminari Bordoni, tenutosi a Roma lo scorso 14 maggio, ha voluto affrontare tali tematiche con una giornata dedicata a “Neutralità della rete e aspetti socio-economici“, organizzato assieme alla NNSquad Italia e alla collaborazione tecnico organizzativa dell’Isimm. La rete rappresenta sempre più uno strumento indispensabile per la crescita culturale, sociale ed economica di un paese, come arricchimento dei singoli individui, in tutte le sue istanze democratiche, ma allo stesso tempo si moltiplicano le problematiche connesse alla gestione dei suoi servizi e contenuti. Ovviamente tale dimensione comporta dei rischi, propri di uno strumento come Internet, estremamente pervasivo e aperto a qualsiasi utilizzo, anche di tipo criminale e possibilmente destabilizzante per la coesione democratica di una società.

 

Detto questo non bisogna però lasciarsi andare a considerazioni oltremodo allarmistiche, perché se è vero che il web è ancora ‘fuori controllo’ è anche vero che si è da poco cominciato a cercare una via per la sua regolamentazione e le strade sono tutte aperte. Nel Seminario organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni , si è cercato di focalizzare sia questo aspetto della rete, sia gli altri temi ancora sul tavolo, più legati alle specifiche delle trasmissioni e comunicazioni elettroniche, dei protocolli adottati, dei tipi di applicazioni possibili, di servizi e contenuti, di esigenze dei fornitori e degli utenti finali. Nel suo intervento di apertura il Presidente della FUB, Enrico Manca, ha voluto sottolineare proprio la vastità delle tematiche sul tappeto, partendo dalle affermazioni di alcuni che vedrebbero nella neutralità una deriva libertaria, in cui ognuno può accedere alla rete e ai suoi contenuti completamente in modo gratuito e indistinto, mentre invece altre sono le voci che chiedono una nuova regolamentazione dell’accesso e soprattutto la possibilità di assegnare delle priorità nella trasmissione di dati e servizi: “…Lo stesso Tim Berners Lee – ha ricordato Manca – l’inventore del World Wide Web, dopo aver chiarito che la neutralità della rete non significa chiedere un accesso a Internet gratuito, sostiene la piena compatibilità del principio della net neutralità con l’articolazione delle offerte commerciali dei modelli di business su differenti livelli di servizio. Chi vuole un servizio di maggiore qualità, non solo deve pagare, ma evidentemente lo deve fare in misura maggiore”.

 

Manca ha centrato subito l’essenza del dibattito e cioè che una rete neutrale implica sia che tutti gli utenti abbiano uguale diritto di accesso al mondo del web, sia che questo implichi dei doveri e abbia un costo. Un costo che deve essere assegnato ai servizi in base ad una loro priorità e che ci permette di comprendere che la crescente qualità di tali servizi genera inevitabilmente degli oneri finanziari aggiuntivi, sia per il fornitore che per l’utente finale. Ecco perché la neutralità della rete si collega fortemente al tema delle regole e della tutela della concorrenza, proprio perché l’esistenza di costi differenziati per differenti livelli di qualità nei servizi, può generare eccessiva discrezionalità nel fissare i prezzi e questo è lesivo della competitività dei mercati, nonché delle garanzie primarie del consumatore (qualità, giusto prezzo, trasparenza, ecc.). Un ulteriore problema viene dalla possibilità, da parte dei provider, di favorire l’accesso in Internet di alcuni contenuti rispetto ad altri (VoIP, mPayment, web tv, ecc.), dando vita a un mercato senza concorrenza e privo dei requisiti minimi di competitività, di stimolo all’innovazione e all’efficienza stessa dei processi che sottintendono la rete.

 

D’altronde, però, chi gestisce tale rete e ne migliora il funzionamento garantendone qualità crescente, pone anche l’accento sulla priorità che determinati servizi portano con sé, assieme alla necessità di modificare i modelli di business, diversificando le tariffazioni in base al livello di accesso a tali servizi. “Ma allora – ha sottolineato Manca a termine del suo intervento – a chi dovrà essere imputato il maggiore costo di tali miglioramenti? All’utente finale?Ai provider? Come remunerare giustamente i servizi offerti dalla rete? Come assicurare il ritorno degli investimenti sostenuti per l’ammodernamento delle piattaforme?”.

 

Ai partecipanti del XVII Seminario Bordoni è stato lasciato il compito di fornire delle risposte e come coordinatore di tali interventi è stato chiamato Vincenzo Zeno-Zencovich, Consigliere di Amministrazione della FUB, che ha sottoposto all’auditorio del Palazzo Rospigliosi la Direttiva quadro 2002/21/CE del Parlamento e del Consiglio europei. Una disposizione di legge che ha istituito un quadro normativo comune per la gestione delle reti, i servizi di comunicazione e delle risorse e servizi correlati, definendo le funzioni delle autorità nazionali di regolamentazione ed istituendo le procedure atte a garantire l’applicazione armonizzata del quadro normativo all’interno della Comunità.

 

Un punto di vista regolatorio, quindi, uno dei tanti aspetti della neutralità, con il rimando alla recente decisione francese di punire chi fornisce in rete materiale piratato tramite il peer-to-peer, fino al distacco della connessione. Una decisione storica, che si accompagna alla condanna in Svezia dei responsabili del sito di file-sharing The Pirate Bay. Una sentenza che fa discutere anche questa, perché va a impattare sul diritto ormai universalmente riconosciuto di accesso alla rete e ai suoi contenuti e che in quanto tale non può essere leso. Un nodo questo che è sintomatico del disordine legislativo e di linguaggi che esiste tra la Comunità Europea e le singole autorità dei Paesi membri. Lo stesso Kenneth Carter, Senior Research Fellow alla Columbia Istitute for Tele-information presso la Columbia University , qui nelle vesti di discussant d’eccezione, nel suo intervento ha sottolineato tale limite della discussione in corso, anche negli stessi Stati Uniti.

 

“Non essendoci uno stesso approccio al problema – ha affermato Carter – sono diversi anche i linguaggi utilizzati e le molteplici espressioni relative a neutralità e approccio regolatorio alle tante tematiche coinvolte. Questo pone all’attenzione di tutti la cronica mancanza di una tassonomia attorno a cui oggettivizzare le problematiche e decidere il da farsi, pesando le forze sul campo e misurando la conflittualità dei soggetti che operano dentro e fuori la rete“. La neutralità della rete oggi garantisce a tutti, anche a chi non vuole pagare per i suoi servizi, uno stesso livello di qualità, il problema è che all’interno della sua generica concettualizzazione si nascondono numerose accezioni, relative alle performance della piattaforma, alla sua sicurezza, ai processi di standardizzazione dei protocolli, alle tariffazioni dell’accesso e alla qualità dell’esperienza e dei servizi erogati. “La Net-neutrality – ha spiegato Carter – tende ad esaltare le conflittualità tra i diversi soggetti attorno a tali tematiche, proprio per la stratificazione di necessità e di soluzioni diverse. C’è chi fornisce servizi differenziati per qualità e per prezzo, chi stabilisce in modo arbitrario tali prezzi e chi non è proprio disponibile a pagare, magari dedicandosi ad attività illecite. In ogni caso a farne le spese è il livello di competitività del sistema e la libertà di fruizione del mezzo”.

 

Esempio ne è stato la vicenda di Comcast negli USA, con il tentativo illegittimo di bloccare il P2P senza aver avvertito gli utenti abbonati alla rete, a cui è seguito l’intervento sanzionatorio verso il provider della FCC Broadband Policy Statement, anche se poi si risolse in un banale richiamo senza conseguenze effettive. Da una parte gli Internet Service Provider non riescono a contenere le crescenti pressioni della popolazione on-line, dall’altra cercano comunque di attivarsi per difendere il loro potere di mercato con metodi di enforcement. Il problema sta nella difficoltà di stabilire, anche per la mancanza una tassonomia comune, cosa si intende esattamente per violazione delle norme e per comportamenti lesivi la neutralità della rete. La stessa velocità imposta dall’innovazione tecnologica determina incertezza della norma e la competizione stessa che si cerca diventa difficile da sostenere con i mezzi a disposizione.

 

Da che parte cominciare allora?

 

Stefano Quintarelli di NSSquad, ente associativo che si occupa specificatamente di neutralità della rete, ha fissato nel suo intervento alcuni puti critici da cui partire per una riflessione più profonda: “…Maggiore trasparenza per l’utente, libertà di scelta sul mercato dei fornitori di servizi e contenuti con un livello minimo di servizio tipo best effort e il diritto alla riservatezza, su cui sembra che il Parlamento Europeo di sia espresso in modo sbilanciato, accettando la posizione francese”. Ma anche per gli operatori ci devono essere delle garanzie, ci ha spiegato Quintarelli e devono essere: “…Tese ad evitare distorsioni sul mercato e a facilitare innovazione e pluralismo, a cui aggiungere garanzie di telecomunicazioni per trattare in modo eguale utenti provenienti da altri operatori soprattutto nelle interconnessioni dei punti di peering, senza penalizzare nessuno in chiave anticompetitiva”. “Non si difende solo il diritto di accesso alla rete – ha sottolineato Quintarelli – ma si stabilisce anche che tipo di utilizzo se ne può fare, chi paga e quanto in relazione alle diverse utilizzazioni delle stesse”.

 

La stessa FUB si occupa di neutralità con un’apposita sezione, denominata ‘Area 8′ e di cui è responsabile Franco Menaglia che, nel suo intervento su “Neutralità della rete: best effort e qualità di servizio”, ha mostrato il lavoro svolto dalla Fondazione e i campi di ricerca attivati. Tra i principali temi di studio ci sono gli ‘economics ICT’, tra cui i modelli di analisi di crescita economica, le problematiche di gestione dello spettro delle frequenze, tutti gli aspetti legati all’evoluzione della società dell’informazione e l’attenzione a quei processi sottostanti la fornitura di servizi a banda larga per cittadini e imprese.

 

“Ogni considerazione sulla Net-neutrality – ha affermato Menaglia – non può prescindere dalle considerazioni sull’ICT come leva per la crescita dei mercati e per lo sviluppo di competitività degli stessi. La crescita dei mercati, come ha convenuto anche il Commissario europeo Viviane Reding, da una parte passa sempre di più per la fornitura di servizi di qualità e questo determina la doppia esigenza di garantire innovazione, investimenti e concorrenza e dall’altra per la giusta retribuzione degli investimenti sostenuti”.

 

Tra le attività che vedono la FUB in primo piano ci sono inoltre le ricerche sulla QoE, o Quality of Experience, sulla QoA, o Quality of Service, nelle diverse applicazioni per VPLS, GMPLS, FTTx, PON e xDSL, solo per fare alcuni esempi. Di rilievo anche il progetto portato avanti con la Rai dell’Open IPTv. In conclusione Managlia ha ricordato come: “..Lo sviluppo del mercato e la pianificazione delle policy sono importanti leve per la realizzazione delle tanto attese Next Generation Network in tutta Europa, a cui si affianca però la necessità di un tavolo di discussione in sede comunitaria, l’implementazione del principio di neutralità e la conferma della spinta propulsiva dell’innovazione tecnologica”.

 

Come di consuetudine, per i Seminari Bordoni, agli interventi della mattina è seguita la Tavola rotonda su “Sviluppo di Internet e sostenibilità dell’infrastruttura di rete“, coordinata da Marco Listanti dell’Università Sapienza di Roma e che è state dedicata al punto di vista delle aziende di telefonia mobile, agli operatori di rete e dei rappresentati delle istituzioni. Come ripetuto più volte il concetto di neutralità è molto esteso e ricco di sfumature: “Al suo interno vi possiamo trovare – ha spiegato Listanti – nuovi modelli di business, istanze di privacy, tutele dei dati personali, metodi di filtraggio sulla rete e molti altri elementi critici che ci portano fino ai margini di Internet e alle soglie delle reti di prossima generazione NGN, o Next Generation Network”.

 

Tutti elementi che riconducono al livello di innovazione tecnologica, a quello di qualità e ai costi di sistema, fattori che a seconda del modo in cui interagiscono influiscono in positivo o in negativo sulla neutralità della rete e sul diritto di accesso degli utenti. Un diritto che in qualche modo sembra sia stato messo in discussione, sia per le zone grigie che esso presenta, sia per la necessità di una sua regolamentazione.

Bisogna garantire a tutti tali diritti? Dove prendere le risorse necessarie?

Perché è ormai indubbio che bisogna pagare per fruire dei servizi erogati in rete. Ma rimane ancora poco chiaro: a chi tocca l’onere degli investimenti maggiori? Chi si impegnerà a metter su infrastrutture? Quale infine il ruolo dello Stato?

 

Di Stato e di NGN ha parlato Vittorio Trecordi del Comitato scientifico della Fondazione Ugo Bordoni , presentando la rete di prossima generazione come qualcosa di diverso da Internet, perché di tratta di reti di telecomunicazioni avanzate che consentono il trasporto di tutte le informazioni ed i servizi (voce, dati, comunicazioni multimediali) incapsulandoli in pacchetti e nella maggior parte dei casi su protocollo IP. Ovvio che servono investimenti e il problema è sempre sull’individuazione di chi o di quanti se ne facciano carico. Riguardo alla neutralità, Trecordi ha affermato: ” … La neutralità comporta due categorie di problemi, da una parte assicurare i ritorni degli investimenti sostenuti, dall’altra proteggere gli utenti medi dagli havy user, ovvero coloro che fanno un uso massiccio della rete, sul modello ‘All-you-can-eat’. Bisognerebbe differenziare i servizi e le tariffe di accesso e nello stesso tempo aumentare la trasparenza della rete informando l’utente delle condizioni a cui accedere ai servizi offerti. In tal senso il lavoro di monitoraggio dell’Agcom va nella direzione giusta e di un rafforzamento di tale impostazione”.

 

Dello stesso avviso Paolo Di Domenico di Vodafone, per il quale il diritto di accesso non può essere messi in discussione, ma la Net-neutrality comporta una ridefinizione più in generale dei diritti e dei doveri sia degli utenti, sia degli operatori: “… Il diritto di accesso non è libero rispetto alla capacità della rete, ma ne è vincolato fortemente. Compito degli operatori è assicurare un livello alto di efficienza e qualità dei servizi, non quello di controllare o sanzionare, questi sono compiti che spettano alle autorità competenti“. “Inoltre – ha sottolineato Di Domenico – c’è bisogno di distinguere tra grandi utilizzatori della rete e utilizzatori medi, con la possibilità di differenziare gli accessi e le tariffe”.

 

Di investimenti ha continuato a parlare anche Raffaele Mosca di Wind, che trova nel principio di trasparenza delle condizioni una maggiore tutela dal punto di vista della non-discriminazione tra operatori e di maggiore concorrenza e competitività sui mercati per tutti: “… Per far fronte a tali necessità gli operatori cercano di offrire servizi di alta qualità, assicurando a tutti l’accesso a parità di condizioni tra havy user e utenti medi, ma, fatte salve concorrenze e competitività, rimane in piedi il problema urgente di chi paga e di chi si fa garante degli investimenti sostenuti per tali servizi”. Tra i tanti aspetti della Net-neutrality c’è anche quello della convergenza, sempre più a portata di mano grazie alla diffusione dei dispositivi elettronici per la comunicazione, multipiattaforma e polifunzionali. Proprio da tale assunto Antongiulio Lombardi di H3G Italia è partito per elencare i punti su cui bisognerebbe discutere attorno al problema neutralità: “Abbiamo reti sempre più aperte e accessibili a tutti, terminali sempre più potenti e multipiattaforma, servizi sempre più avanzati che richiedono contenuti di alta qualità e forme di pagamento adeguate, mentre dallo spettro e da una sua più razionale gestione si devono ricavare nuove frequenze”.

 

A chiamare in causa direttamente lo Stato ci ha pensato Stefano Nocentini, Telecom Italia, che vede nella regolamentazione di Internet e delle prossime NGN un vincolo imprescindibile per affrontare e comprendere in profondità la Net-neutrality: “… Serve un tavolo di concertazione tra lo Stato, gli Operatori, i centri di eccellenza, la stessa FUB , per cercare di individuare le barriere e gli ostacoli che limitano lo sviluppo della neutralità della rete, pianificando interventi e costi, cercando sempre alternative valide e determinando i rimedi e gli strumenti necessari per lavorare”. Un problema ulteriore sembra essere nel fatto che tali tematiche critiche evolvono con il tempo e si adattano ai diversi contesti, per cui si parla di digital divide, di banda mobile, di analfabetismo informatico, di razionalizzazione nella gestione dello spettro e molto altro. Lo Stato può e deve fare molto in tal senso, soprattutto per sviluppare la domanda di servizi, nell’attività di regolamentazione del settore e nella pianificazione degli investimenti necessari, anche in termini di garanzia dei loro ritorni. Su regolamentazione e ruolo di controllo della rete, Roberto Scrivo di Fastweb ha sottolineato che: “… Non si può chiedere a un operatore di fare il poliziotto della rete, perché questo spetta all’autorità di competenza, di conseguenza sempre allo Stato spetta la tutela del diritto di accesso a Internet degli utenti. Per affrontare i tanti problemi che ruotano attorno al concetto di Net-neutrality, tra cui digital divide e alfabetizzazione informatica, c’è bisogno di un nuovo piano di investimenti in infrastrutture e servizi, a cui deve seguire un piano parallelo di ritorno economico degli stessi”.

D’altronde, come ha spiegato Eugenio Prosperetti dell’Isimm, per assicurare a tutti uno stesso livello di accesso alla rete serve una banda larga estesa a tutto il territorio, trasparenza sulle applicazioni offerte, sui servizi e per contenuti.

 

“Sono tante le aspettative – ha affermato Prosperetti – che si affollano intorno al concetto di neutralità della rete, a partire dagli utenti fino ad arrivare alle istituzioni, passando ovviamente per gli operatori; ed è per questo che è necessario ormai un tavolo di concertazione che veda tutti questi attori seduti assieme per trovare delle proposte e delle soluzioni condivisibili”.

 

Allora quale è questo ruolo dello Stato?

 

Ha provato a spiegarcelo l’On. Paolo Gentiloni del Partito Democratico: “Internet è cresciuta liberamente negli ultimi quindici anni e lo ha fatto in modo veloce e nella quasi assenza di regole. Probabilmente è giunto il momento che lo Stato intervenga, in senso normativo e regolatorio, perché è insostenibile l’arretratezza delle politiche pubbliche sul tema della rete e perché i governi che si sono succeduti hanno dato precedenza ad altri problemi senza comprendere le dimensioni del fenomeno Internet. Serve anche una gestione più efficiente dello spettro delle frequenze e politiche pubbliche che incentivino la domanda di servizi avanzati per garantire i ritorni degli investimenti sostenuti. In tal senso aspettiamo ancora i risultati del Rapporto Caio, presentati dallo stesso al Governo più di due mesi fa”.

 

Di risorse e politiche mirate a una loro gestione più razionale ha parlato anche l’On. Antonio Palmieri del Popolo delle libertà, per il quale è necessario prima di tutto studiare bene il target, visto che ormai in Italia sembra che il numero di utilizzatori della rete sia rimasto costante negli ultimi anni: “…Per comprendere a fondo il tema della neutralità, nei suoi aspetti sociali ed economici c’è da considerare l’utilizzo che ne fanno gli utenti col passare del tempo, se c’è o no domanda di servizi avanzati, controllare il livello di innovazione nel sistema e sui mercati e pianificare un intervento del legislatore che non sia mai troppo invasivo”.

 

Palmieri, a termine dei lavori del Seminario, ha poi concluso il suo intervento sottolineando che: ” … Tra le tante cose che sono state dette e i diversi temi sollevati, nessuno ha menzionato un altro aspetto importantissimo della neutralità di rete e cioè l’accessibilità, o e-Accessibility, con cui assicurare davvero a tutti l’accesso a Internet e garantire in modo inequivocabile l’inclusione degli utenti/cittadini all’interno dei nuovi processi di informazione, che investono direttamene la società civile e democratica. In tal senso ottimo è il lavoro che sta svolgendo il ministro Brunetta di concerto con il dicastero delle Pari Opportunità”.

Vai alle slide:

Kenneth Carter, “Neutralità delle reti e aspetti socio-economici”
 

Stefano Quintarelli, “Neutralità delle reti e aspetti socio-economici”
 

Franco Menaglia, “Neutralità della rete: best effort e qualità di servizio”
 

Vittorio Trecordi, “Neutralità delle reti e aspetti socio-economici”

 

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