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La Rai ha un obbligo di presenza su “ogni” piattaforma, ma non su “tutte“: per quel che riguarda il satellite, “spetta all’azienda scegliere quale sia la piattaforma più indicata”. Lo ha affermato il viceministro delle comunicazioni, Paolo Romani, interpellato sulla trattativa che presto si aprirà tra la Tv pubblica e Sky.
Insomma, nessun obbligo per la Rai di rimanere sulla piattaforma Sky. Tuttavia, ha spiegato il sottosegretario, “sono problemi interni dell’azienda e sarebbe improprio che io parlassi ora“. Così come “improprio” sarebbe commentare l’ipotesi che la Rai pretendesse da Mediaset garanzie per un’uscita contemporanea da Sky.
Il Cda di Viale Mazzini ha ieri dato mandato all’unanimità al direttore generale Mauro Masi di trattare per decidere se proseguire o meno la partnership con la Tv di Rupert Murdoch. Masi inizierà in tempi brevi la negoziazione, che al momento appare però estremamente difficile: alle attuali condizioni, infatti, l’offerta ricevuta viene ritenuta impraticabile. La nostra proposta è “congrua“, ha replicato Sky, che tuttavia si è detta pronta alla trattativa. Il Dg lavorerà quindi su costi e benefici, ovviamente non solo economici, della complessa operazione che tocca molti punti sensibili. Ad esempio, per il presidente Paolo Garimberti ci sarebbero tre questioni da chiarire per la Rai prima di decidere se prendere o lasciare. Per prima cosa, a suo avviso, serve chiarezza sul punto della “neutralità tecnologica“. Ovvero bisogna avere chiaro – per Garimberti – se la Rai debba o meno essere presente su tutte le piattaforme tecnologiche oppure no.
Su questo infatti c’è una lettura del Contratto di servizio che va approfondita, secondo la quale la Rai avrebbe l’obbligo di essere presente su tutte le piattaforme per garantire nel modo più ampio possibile il proprio ruolo, per il quale i cittadini pagano poi il canone.
La seconda è quella della discesa contestuale o meno di Mediaset dalla piattaforma di Sky per passare esclusivamente a quella di Tivù, come sceglierebbe di fare la Rai. Per il presidente servirebbe “l’assoluta certezza che Mediaset scenda esattamente nello stesso istante in cui lo fa la Rai“.
Terzo punto richiesto infine dal presidente è che “deve essere certo che nel passaggio al digitale la Rai sia, a prescindere dalla scelta fatta, sempre visibile, sia sul digitale terrestre sia sul satellite per il suo ruolo di servizio pubblico”.
La discussione è partita dal documento di circa 60 pagine che era stato consegnato ai consiglieri di Viale Mazzini e, dopo la decisione del Cda, ora si aspettano le comunicazioni che il Dg forse porterà già sul tavolo della prossima riunione, prevista per mercoledì 20 maggio.
Qualora poi si decidesse di proseguire sulla strada dell’accordo con Sky, si sottolinea ancora in ambienti Rai, servirebbero “molti più soldi”.
A Sky “l’avvio della trattativa con la Rai viene visto positivamente“: d’altronde, si è sottolineato, era stata proprio la Tv satellitare ad “avanzare un’offerta, non avendo ricevuto alcuna proposta di rinnovo del contratto da parte della Rai“.
Si tratta di 350 milioni – cioè 50 milioni l’anno per sette anni – per i canali di Rai Sat (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls, Yo Yo, mentre il precedente contratto prevedeva anche Gambero Rosso); più circa 75 milioni per le produzioni di Rai Cinema. In più, si stimano in 7-8 milioni l’anno i proventi pubblicitari raccolti dalla Sipra attraverso il satellite. Tale offerta, si è spiegato ancora da Sky, viene ritenuta “frutto di un ragionamento molto ponderato“, quindi “congrua” e “in linea con gli standard del mercato. In ogni caso – si è precisato – come accade in tutte le trattative, siamo pronti a discutere“. Dalla Tv di Murdoch – che aveva chiesto alla Rai una risposta entro il 21 maggio – si fa però presente “con fermezza” il problema dei tempi: “Il contratto scade il 31 luglio, ma per rispetto degli abbonati, qualora l’accordo per i canali di Rai Sat non fosse rinnovato, bisognerebbe predisporre un’offerta alternativa”.
“La trattativa con Sky si deve aprire e quella della Rai deve essere una scelta strategica importante che non deve avere risvolti ideologici”, ha detto il consigliere Giorgio Van Straten, convinto che “la Rai non ha partner ma competitor, che sono Sky e Mediaset, con i quali si possono anche fare accordi, così come abbiamo fatto con Mediaset e Telecom per Tivù“. Però ha aggiunto: “se la proposta di Sky è quella contenuta nelle due lettere che sono state inviate alla Rai io non l’accetterei, ma nello stesso tempo dico che bisogna anche stare sul satellite“.
Per Luca Borgomeo, presidente del Consiglio nazionale degli utenti (Cnu) – organismo dell’Agcom -, la decisione del Consiglio Rai di dare mandato a Masi di aprire una “trattativa con Sky è comunque di per sé un fatto positivo, un segno di vitalità del servizio pubblico. Verificheremo poi i risultati“.
“Ci sembra che la nuova dirigenza Rai – ha affermato Borgomeo in una nota – si stia muovendo in un’ottica di rafforzamento e di caratterizzazione del servizio pubblico. Certo, i risultati devono ancora venire, ma anche la vicenda di Sky dimostra che serve un negoziato serrato per rafforzare la Rai”.
Anche Mediaset è intervenuta in merito alla concorrenza con la Pay TV. Il presidente, Fedele Confalonieri, ha risposto che Tv satellitare di Murdoch “…è un concorrente forte, ha un fatturato molto vicino al nostro e a quello della Rai. E’ il terzo polo. Rupert Murdoch può essere simpatico o antipatico, ma è certo un grande dell’editoria. Anche la sua idea di far pagare l’accesso ai siti web dei giornali mi pare giusta”. Per quanto riguarda il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, il presidente di Mediaset ha parlato di “avvio di una nuova fase della Tv, sia nostra che Rai. Con il passaggio al digitale terrestre l’offerta di canali si moltiplica e si avrà una migliore qualità di visione”.
Appuntamento a mercoledì prossimo quando forse, ancora una volta, non si affronterà anche il tema delle nomine.