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Rai: il Cda dà mandato al Dg Masi per trattare con Sky, ma per alcuni la rottura è dietro l’angolo

Italia


Il Cda della Rai ha annunciato di aver approvato una delibera “su una proposta presentata dal direttore generale della Rai, Mauro Masi, di avviare, nei tempi più brevi, la negoziazione con Sky Italia, tenendo costantemente informato il Consiglio sugli ulteriori sviluppi della trattativa”.

Il dibattito riguarda la convenzione in scadenza che lega l’azienda di Viale Mazzini a Sky, ovvero la presenza di canali Rai nel bouquet satellitare.

 

Ma le indiscrezioni di stampa propendono verso il divorzio da Sky. Per ‘Il Messaggero‘, in Rai l’offerta di 470 mln fino al 2016 non viene giudicata adeguata. Una cifra enorme (pari quasi al doppio del capitale sociale dell’azienda che è di circa 242 milioni 518 mila euro), quasi cinque volte superiore al buco pubblicitario stimato la settimana scorsa dal neo direttore generale della Rai durante l’audizione in Vigilanza.

Certo, aveva anticipato il quotidiano, “…il board di oggi si concluderà con un mandato al direttore generale Mauro Masi a negoziare ancora ma – e da qui si capisce che la rottura è nell’aria – con anche la richiesta di un compenso per la trasmissione di Rai1, Rai2 e Rai3″.

 

“Mediaset, che sul digitale terrestre sta costruendo una sua piccola Sky a pagamento – ha scritto ancora il quotidiano -, aspetta e spinge perché la Rai divorzi da Murdoch, pronta a fare altrettanto”.

 

Anche “Repubblica” parla di “prove tecniche di divorzio da Sky” e pone l’accento sul fatto che se la Rai porterà a termine la separazione dal satellite, dal 1° agosto 2009, in alcune zone d’Italia in cui il segnale digitale terrestre non viene ancora recepito al meglio per vedere i tre canali principali (Rai1, Rai2 e Rai3) sarà necessario un altro decoder, quello Tivu’ che dovrebbe nascere a giugno dal nuovo accordo con La7 e Mediaset.

Il quotidiano riferisce anche che da quanto risulta da un documento Rai di aprile, la separazione da Sky avrebbe “un impatto economico negativo” vicino ai 100 mln annui.

 

 “…Non ci sono posizioni preconcette – ha detto Masi in Vigilanza – stiamo facendo un’analisi costi-benefici nell’immediato ma anche di prospettiva. Poi vedremo l’evoluzione del mercato…”.

Sottolineando che “…non c’è alcun accordo” con altri operatori, in primis Mediaset: “non ci sono accordi se prima non facciamo e ultimiamo un’analisi dettagliata”.

 

L’offerta Sky per il nuovo settennato non cambierebbe di molto: da qui le perplessità del vertice Rai, forte del successo di share assicurato al tycoon Rupert Murdoch.

Nella sua offerta Sky, oltre a rimpinguare le casse Rai, rinuncia anche al diritto di esclusiva. Perché allora in Viale Mazzini l’orientamento è far cadere la proposta e impegnare risorse sul digitale terrestre? I dubbi non mancano visto che a rischiare di più sembra essere la Tv di Stato che peraltro potrebbe rischiare la beffa di un eventuale ricorso al Tar per interruzione di pubblico servizio visto che la legge impone che i suoi programmi sia fruibile su tutte le piattaforme.

Molti ritengono che l’orientamento sia quello di far cadere l’offerta e impegnare risorse nel digitale, con conseguenze pesanti per i bilanci della tv pubblica e il non troppo celato interesse di Mediaset di indebolire l’avanzata di Sky.

La strategia, nel caso in cui la Rai lasciasse la piattaforma Sky , sarebbe quella di riconvertire Raisat in una factory produttiva capace di ottimizzare le risorse produttive trasferendo da una parte i programmi sul digitale terrestre – tra 9 e 12 le nuove frequenze disponibili – e dall’altro fornendo prodotti anche sull’analogico.

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