Italia
L’Italia rischia una multa dalla Ue se non si conformerà alle norme comunitarie, mettendo a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso le informazioni che permettono di identificare il luogo da cui provengono le chiamate al 112 effettuate dai cellulari.
La Commissione ha inviato all’Italia una lettera costituzione in mora e ha invitato il governo ad “accelerare la messa a disposizione di tale informazione per tutte le chiamate al
Qualora il nostro Paese non si conformi entro due mesi all’ennesima richiesta della Ue in tal senso, corre il rischio di essere multato per mancato rispetto della sentenza della Corte.
L’Italia, nonostante i diversi richiami della Ue e una sentenza della Corte di giustizia del gennaio scorso, non si è ancora adeguata agli obblighi della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica. La direttiva, oltre a istituire il 112 quale numero di emergenza europeo, prevede infatti la possibilità di localizzazione del chiamante per consentire un rapido e più efficace intervento di soccorso da parte delle autorità competenti.
Secondo un’indagine della Ue, più della metà degli europei che viaggiano all’estero non è in grado di comunicare l’ubicazione esatta delle emergenze quando chiama il 112.
La localizzazione è, quindi, un elemento fondamentale per il funzionamento efficace del servizio unico di emergenza poiché mette gli operatori dei servizi di soccorso nelle condizioni di conoscere immediatamente le informazioni relative al chiamante (comune, via e numero civico nel caso di telefoni fissi) e, nel caso la chiamata provenga da un cellulare, permette di conoscere l’esatta posizione del dispositivo con un’approssimazione che varia dai
Il sistema permette inoltre di capire se associato a più chiamate al 112 sia un singolo evento (incidente stradale), o se siano più incidenti che quindi richiedano più mezzi di soccorso, nonché di individuare l’esatta posizione dell’evento qualora il chiamante non abbia la possibilità di fermarsi, attraverso la traiettoria seguita dalla localizzazione del chiamante.
Nel caso poi il chiamante non sappia dove esattamente si trovi o non sia nelle condizioni di fornire informazioni (stato di semincoscenza, dispersi) il servizio di localizzazione permette di inviare comunque i soccorsi.
Si tratta dunque di un servizio che potrebbe salvare molte vite umane e che è già operativo nella maggior parte degli Stati membri, ma in Italia si è arenato nella provincia di Salerno, da dove sono partite le sperimentazioni nel 2008. Il servizio, a distanza di 150 giorni, doveva essere adottato dalle province di Imperia, Sassari, Perugia, Padova, Como, Torino, Crotone e Matera; e successivamente da Caltanissetta, Caserta, Nuoro, Reggio Emilia e Varese per essere poi esteso a tutto il territorio nazionale attraverso l’attivazione di otto province al mese.
“Non ci sono motivi per cui l’Italia non possa metterlo a disposizione dei suoi cittadini”, ha sottolineato il Commissario Viviane Reding.
“La Commissione – ha aggiunto – deve portare avanti il procedimento di infrazione contro l’Italia, sia per garantire l’osservanza della sentenza della Corte di giustizia sia perché la possibilità di conoscere l’ubicazione esatta di chi chiama il 112 e’ uno strumento che può contribuire a salvare vite umane in situazioni di emergenza”.
A gennaio, la senatrice Donatella Poretti e il sen. Marco Perduca hanno rivolto un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri dell’Interno, delle Politiche europee e della Pubblica amministrazione e l’innovazione, per sapere come intendono procedere per assicurare il corretto funzionamento del servizio di ubicazione del chiamante, adempiendo così ai dettami della Commissione e facilitando la vita ai cittadini e ai tanti turisti che visitano il nostro paese.