Italia
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha aperto un’istruttoria sul calcolo dei canali televisivi digitali e il rispetto della quota del 20% per soggetto, fissato dalla legge Gasparri. Secondo alcune stime, si legge oggi sul Sole 24 Ore, Mediaset sarebbe al di sopra del tetto, mentre la Rai è al di sotto.
Secondo una prima rilevazione, eseguita a Roma il 4 maggio scorso, risulterebbe che Mediaset dispone di 14 canali su 42 nazionali complessivi, con una quota del 33,3%: escludendo i canali Studio Universal e Steel, non attribuibili al gruppo anche se venduto con
Il mese scorso, l’Autorità ha approvato una delibera che avvia il percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la conversione delle reti digitali esistenti.
“…Il risultato raggiunto avvia un percorso di definitiva sistemazione delle radiofrequenze televisive in Italia”, ha affermato il presidente Corrado Calabrò, commentando l’approvazione della disposizione che fissa i criteri per il passaggio alla Tv digitale.
“…In questi anni è sempre stata auspicata una definizione di regole che garantissero la certezza del diritto e il rispetto dei principi costituzionali e comunitari nell’interesse del pluralismo e della concorrenza“, ha proseguito il presidente dell’Agcom, spiegando che “…il percorso avviato va in questa direzione. I successivi atti che adotteremo serviranno a completare quella che mi auguro sia la cornice giuridica di riferimento per il futuro sistema televisivo italiano con una regolamentazione ben diversa dalla connotazione incerta che essa aveva assunto in passato”.
La delibera stabilisce che le 21 reti nazionali in tecnica DVB-T saranno così suddivise: a) 8 reti saranno destinate alla conversione delle attuali reti analogiche. Gli operatori nazionali esistenti avranno assegnata capacità trasmissiva sufficiente per la trasmissione dei programmi a definizione standard ed ad alta definizione. Sarà comunque garantito almeno un multiplex per operatore; b) 8 reti digitali saranno dedicate alla conversione in tecnica singola frequenza delle attuali reti digitali esistenti che oggi utilizzano il sistema meno efficiente della multifrequenza. Ciascun operatore avrà diritto alla conversione delle reti digitali attualmente operanti; c) all’esito della conversione dell’attuale sistema televisivo nazionale risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà “messo a gara” con criteri di “massima apertura alla concorrenza”.
In particolare, i cinque lotti, cioè le 5 reti messe a gara, saranno divise in due parti: una, pari a tre lotti, sarà “riservata a nuovi entranti” e dunque saranno esclusi i soggetti come Rai e Mediaset che hanno più di due reti nazionali in tecnica analogica; la seconda, pari a due lotti, sarà aperta “a qualsiasi offerente”, ma ci sarà un limite di cinque multiplex per ciascun operatore.
Più precisamente, sono previste, nell’atto programmatico adottato, una serie di importanti misure asimmetriche destinate ad aumentare il livello di concorrenza del sistema televisivo nazionale: nel caso in cui “uno degli operatori che attualmente gestisce 3 reti nazionali analogiche risulti, in esito alla gara, aggiudicatario di un multiplex sarà obbligato a cedere il 40% della capacità trasmissiva di tale multiplex a terzi fornitori di contenuti indipendenti; qualora l’operatore che attualmente ha due reti nazionali analogiche vinca tutti e due i multiplex del lotto B, sarà obbligato a cedere il 40% della capacità trasmissiva di uno dei due multiplex a terzi fornitori di contenuti indipendenti”. E’ previsto inoltre l’“obbligo di offerta di servizi di trasmissione a prezzi orientati ai costi da parte degli operatori esistenti che già dispongono di reti di estesa copertura sul territorio nazionale”.
La gara di assegnazione delle frequenze sarà indetta dal ministero dello Sviluppo Economico sulla base delle regole stabilite dall’Agcom e saranno ammessi tutti i soggetti operanti nello spazio economico europeo (SEE).