Unione Europea
Saranno pubblicate il 7 maggio le linee guida Ue sul taglio delle tariffe di terminazione mobile, al centro di un forte scontro nelle scorse settimane tra la Commissione e gli Stati membri.
La Ue vuole tagliare del 70% queste tariffe, che sono quelle che gli operatori si praticano l’un l’altro all’ingrosso per la connessione delle chiamate sulle rispettive reti. I costi di questo servizio – che consente a un operatore di ‘consegnare’ una chiamata a un cliente quando questa arriva dalla rete di un altro gestore, fisso o mobile che sia – si ripercuotono ovviamente sui prezzi praticati ai consumatori e rappresentano una grossa fetta dei guadagni dell’industria (tra il 15% e il 20% delle entrate degli operatori più grandi).
Con il taglio alle tariffe di terminazione, Bruxelles intende eliminare la disomogeneità dei prezzi medi della terminazione e degli approcci normativi dei vari Stati membri, nonché porre fine a quello che viene percepito come un sussidio all’industria mobile non più concepibile.
Secondo la commissione, infatti, il regime tariffario attualmente in vigore non ha più senso di esistere, dal momento che un livello così alto era stato stabilito a suo tempo per contribuire al finanziamento delle reti mobili e al contenimento dei prezzi dei servizi.
Ora che le reti sono state ampiamente ammortizzate e la telefonia mobile gode di una penetrazione vastissima, la Ue vuole quindi portare una maggiore armonizzazione sia per quanto riguarda i prezzi che gli approcci normativi dei diversi Paesi della Ue.
Secondo le stime della Commissione, le tariffe di terminazione mobile si aggirano mediamente sui 9 centesimi di euro per ogni chiamata (si passa però dai 2 centesimi di Cipro ai 18 centesimi della Bulgaria), contro 1 centesimo di euro per le reti fisse. Ne consegue che quando si chiama un numero di cellulare da un telefono fisso si arriva a spendere una cifra sproporzionata rispetto a quanto si spende per chiamare da rete fissa un altro numero fisso.
La Ue vorrebbe quindi rapportare le tariffe di terminazione praticate in Europa al loro costo reale, in un range fra 1,5 e 3 centesimi al minuto.
Ovviamente contraria alla proposta l’industria mobile, che ha più volte ribadito che se i tagli dovessero concretizzarsi, sarebbe inevitabile un aumento dei prezzi dei servizi che andrebbe a ripercuotersi sugli utenti, in particolare sui meno abbienti. A rimetterci sarebbe anche la solidità di un settore, quello delle telecomunicazioni, che è il più importante componente del comparto ICT europeo, rappresentando il 40% del suo totale per un valore stimato in circa 300 miliardi di euro.
La misura, inoltre – secondo uno studio Frontier Economics – finirebbe per ridurre del 9% in ciascuna area la penetrazione mobile, con la conseguente perdita di 42 milioni di abbonati in Europa occidentale e di 10 milioni in quella centrale.
Per il Commissario Reding, tuttavia, le rimostranze sembrano dettate più dall’attaccamento dell’industria a privilegi ormai fuori luogo, dato che in ogni caso i tagli si concretizzeranno tra tre anni.