Italia
69 indagati, perquisizioni in 16 regioni italiane, 4 persone arrestate: è il bilancio di una maxi operazione antipedofilia che ha fatto luce sul più bieco dei segmenti di questo turpe mercato: la fabbricazione di filmati del genere ‘sadism’, in cui le vittime, anche molto piccole, vengono stuprate e torturate.
Le perquisizioni, effettuate dalla Lombardia alla Sicilia da 200 militari, tra carabinieri e guardia di finanza, hanno portato al sequestro di decine di film in cui bambini e bambine, mediamente di 4-5 anni, subiscono torture e violenze “irriferibili” e nei quali gli stupratori – tra loro anche una donna – mostrano il loro volto con “inusitata sfrontatezza”.
Gli arrestati – a conferma della trasversalità del fenomeno – sono due operai, di 57 e 49 anni, residenti in provincia di Bergamo, un uomo di 42 anni della provincia di Treviso e un medico sessantenne di Catanzaro, nella cui abitazione, oltre ai materiali pedopornografici, sono stati rinvenuti anche duecento grammi di droga e un bilancino.
La brillante operazione – che prova come l’azione coordinata delle forze dell’ordine e del privato sociale possa portare a un’efficace tutela dei minori – potrebbe però essere l’ultima portata a termine dal NIT: il nucleo investigativo telematico, denuncia infatti Telefono Arcobaleno, rischia di chiudere, nonostante esso sia “riconosciuto come eccellenza all’estero per la grande esperienza maturata” e abbia al suo attivo “oltre 1000 condannati per pedofilia, oltre 150.000 siti internet monitorati e oltre 500 siti pedofili oscurati in 7 anni”.
“Il successo dell’operazione di oggi è un chiaro esempio di ciò che auspica il Capo dello Stato e di come si possa arrivare a perfezionare quegli strumenti di contrasto al tremendo traffico di bambini creando virtuose sinergie tra Istituzioni e privato sociale” ha sottolineato il presidente e fondatore di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena, lanciando un appello al ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, e al presidente della commissione parlamentare bicamerale per l’Infanzia Alessandra Mussolini, affinché non venga fermato un simbolo dell’ eccellenza italiana “nel contrasto della pedofilia on line nel mondo”
La richiesta di materiali pedopornografici in Italia è molto alta: secondo Telefono Arcobaleno – che per primo ha segnalato alle forze dell’ordine la presenza in rete di materiali classificati di livello 5 – il nostro Paese è al quinto posto nel mondo per utenze su internet con un aumento dei consumatori triplicato rispetto al 2004, in una top 5 che comprende Stati Uniti, Germania, Federazione Russa e Regno Unito.
Questo a conferma del fatto che sono i Paesi economicamente più ricchi ad assorbire la gran parte degli scambi mondiali e ad alimentare incessantemente il circuito perverso e criminale della richiesta di nuovi materiali e della loro produzione e distribuzione.
L’Europa, secondo i dati dell’associazione, è l’epicentro assoluto del fenomeno pedopornografico online: oltre il 90% dei bambini sfruttati è di razza europea, l’86% dei materiali dei materiali pedofili è allocato in territorio europeo, i due terzi dei clienti sono europei.
Il contrasto al fenomeno è costante e intenso, ma difficilmente riesce a scalfire il business: secondo i dati dell’Interpol, ogni anno vengono offerte online almeno 500 mila nuove immagini pedopornografiche originali, e si contano 550 mila immagini di abusi su 20 mila bambini, di età sempre più piccola: l’età media stimata dei bambini sfruttati è passata dai 10 anni del 2003 ai 7 anni del 2007, con punte di età a volte molto più basse. Di questi bambini, solo 500 sono stati identificati e salvati dal 2001.
Gli introiti illeciti legati al commercio di materiale pedopornografico sono stimati in oltre 4 miliardi di dollari l’anno: l’accesso ad un sito pedopornografico costa in media 50 euro, e un sito pedopornografico ha in media al giorno oltre 400 clienti.
Telefono Arcobaleno si occupa da 13 anni del contrasto alla pedopornografia, e si avvale di un sistema standard di analisi e classificazione dei materiali pedofili ormai riconosciuto per la sua validità in tutto il mondo,
Il genere di materiale al centro dell’ultima operazione, classificato come ‘Sadism’ – ha spiegato Giovanni Arena – “è un genere terribile, ancora poco diffuso ma in costante e preoccupante crescita”.
Il fenomeno “non è inarrestabile”, ha aggiunto Arena, che ha sottolineato però la necessità che dalle “enunciazioni dei diritti che vengono da ogni parte politica”, si passi alle azioni concrete: “non si può parlare di speranza – ha concluso Arena – in un mondo che non si accorge che i suoi bambini sono usati come merce di scambio, è necessario approfondire la conoscenza di questo triste mercato di bambini, è necessario accorgersi che quel mercato dove è esposta l’infanzia come una merce non ha niente di virtuale ma che, al contrario, ha le proporzioni di un vero e proprio dramma dell’umanità”.