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Digitale terrestre: Romani assicura, ‘Entro l’anno verrà indetta la gara per le frequenze liberate’

Italia


La gara per l’assegnazione delle frequenze televisive che si libereranno con il passaggio definitivo al digitale terrestre verrà indetta “sicuramente entro l’anno“. La conferma arriva dal sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, a margine di un convegno all’università Luiss a Roma.

“Aspettiamo che si chiuda la procedura europea contro l’Italia“, ha aggiunto Romani, riferendosi al dossier di infrazione aperto dalla Commissione europea a carico del nostro Paese per alcune norme della legge Gasparri.

 

La scorsa settimana, l’Agcom ha approvato la delibera che avvia il percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la conversione delle reti digitali esistenti.

 

“…Il risultato raggiunto avvia un percorso di definitiva sistemazione delle radiofrequenze televisive in Italia”, ha affermato il presidente Corrado Calabrò, commentando l’approvazione della disposizione che fissa i criteri per il passaggio alla Tv digitale.

“…In questi anni è sempre stata auspicata una definizione di regole che garantissero la certezza del diritto e il rispetto dei principi costituzionali e comunitari nell’interesse del pluralismo e della concorrenza“, ha proseguito il presidente dell’Autorità, spiegando che “…il percorso avviato va in questa direzione. I successivi atti che adotteremo serviranno a completare quella che mi auguro sia la cornice giuridica di riferimento per il futuro sistema televisivo italiano con una regolamentazione ben diversa dalla connotazione incerta che essa aveva assunto in passato”.

 

La delibera stabilisce che le 21 reti nazionali in tecnica DVB-T saranno così suddivise: a) 8 reti saranno destinate alla conversione delle attuali reti analogiche. Gli operatori nazionali esistenti avranno assegnata capacità trasmissiva sufficiente per la trasmissione dei programmi a definizione standard ed ad alta definizione. Sarà comunque garantito almeno un multiplex per operatore; b) 8 reti digitali saranno dedicate alla conversione in tecnica singola frequenza delle attuali reti digitali esistenti che oggi utilizzano il sistema meno efficiente della multifrequenza. Ciascun operatore avrà diritto alla conversione delle reti digitali attualmente operanti; c) all’esito della conversione dell’attuale sistema televisivo nazionale risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà “messo a gara” con criteri di “massima apertura alla concorrenza”.

 

In particolare, i cinque lotti, cioè le 5 reti messe a gara, saranno divise in due parti: una, pari a tre lotti, sarà “riservata a nuovi entranti” e dunque saranno esclusi i soggetti come Rai e Mediaset che hanno più di due reti nazionali in tecnica analogica; la seconda, pari a due lotti, sarà aperta “a qualsiasi offerente”, ma ci sarà un limite di cinque multiplex per ciascun operatore.

 

 

Romani ha espresso la propria soddisfazione dopo l’emanazione di questa delibera che “…rappresenta il primo passo formale di un percorso intrapreso in piena sintonia con la Commissione europea dopo mesi di intenso e costruttivo confronto”.

 

Nell’immediato, questo provvedimento dovrebbe consentire alla Commissione europea di sospendere ogni ulteriore passo formale nell’ambito della procedura d’infrazione, anche se non ne consentirà da subito l’archiviazione.

“Sulla base di quanto – ha precisato – mi è stato comunicato nella loro lettera dalle Commissarie Kroes e Reding, posso dire che la completa attuazione della nuova delibera potrebbe rappresentare un passo decisivo per la definitiva chiusura del procedimento”.

 

“A questo fine – ha detto ancora Romani – il Governo italiano resta naturalmente impegnato a proseguire strettamente nei prossimi mesi il dialogo con la Commissione europea. Sono molto soddisfatto di questo risultato che contribuisce alla definizione delle regole per un rapido passaggio alla tecnologia digitale, in piena coerenza con il diritto comunitario. Il percorso così delineato rappresenta un ulteriore stimolo all’azione lineare, coerente e costruttiva intrapresa da questo Governo per lo sviluppo della comunicazione nel nostro Paese, avviato con la progressiva digitalizzazione del comparto radiotelevisivo e con le misure favorevoli allo sviluppo della banda larga”.

 

“…La delibera sulle frequenze – ha spiegato Calabrò – rappresenta una svolta nell’assetto della situazione televisiva in Italia, che non consiste nel traghettamento della situazione vecchia nella nuova”. Il documento dell’Agcom è scaturito da una “fitta interlocuzione con gli uffici della Commissione europea che ha intanto sospeso la procedura ma che recederà quando vedrà l’applicazione della delibera. Ma noi – ha assicurato – saremo consequenziali e arriveremo fino in fondo come una spada”.

Ora – ha concluso il presidente dell’Agcom – la delibera, che è ‘di criteri’, va anche tradotta in tante delibere ‘di attuazione’, di tipo tecnico che ne definiranno le modalità di attuazione”.

 

Nella lettera inviata dalla Ue all’Italia, Bruxelles di fatto boccia le soluzioni proposte dall’esecutivo italiano per uscire dall’illegalità creata dalla Legge Gasparri.

 

Per l’Europa, infatti, non viene garantito che Rai e Mediaset perdano i privilegi acquisiti negli anni, nemmeno con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre.

La lettera (di 4 pagine) sottolinea come con la proposta del governo “…si consoliderebbe” anche nel digitale la posizione di privilegio della quale i due broadcaster hanno goduto in passato. 

 

Sotto accusa è la norma della Legge Gasparri che aveva prolungato fino alla data dello switch-off “…le autorizzazioni per continuare le trasmissioni analogiche terrestri da parte di operatori che non hanno ottenuto la concessione delle frequenze”.

 

In sostanza, secondo l’Antitrust Ue era stato attribuito a questi operatori “…un chiaro vantaggio, a danno di altre imprese, in particolare di quelle che, come Europa 7, hanno una concessione analogica ma non possono fornire servizi di trasmissioni analogiche terrestri per mancanza di frequenze”. 

 

La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se “aperta”). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia.

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