Mondo
Le email spazzatura, meglio note come spam, che infestano le caselle postali degli internauti, emettono ogni anno tanta CO2 quanto se ne consumerebbe in 2,4 milioni di case.
Lo rivela uno studio condotto da McAfee, secondo cui lo spam non è solo una seccatura, ma anche un pericolo per l’ambiente, dato il suo contributo – ora quantificato – all’emissione di biossido di carbonio. Uno studio IBM, intanto, pone il dominio .it al quarto posto dopo.com,.cn e.net nella classifica dei domini TLD usati per mail spazzatura.
Nel 2008, secondo i dati di McAfee, sono stati inviati 62 mila miliardi di email spazzatura: gli esperti hanno calcolato che l’energia utilizzata per creare, trasmettere, esaminare e filtrare questa montagna di spam corrisponde a 33 miliardi di kilowattora, con lo steso livello di emissioni di Co2 di 3,1 milioni di automobili.
Ogni messaggio spam inviato è responsabile dell’emissione di 0,3 grammi di CO2 (come se si percorresse un metro con un’automobile), ma quando si moltiplica questo valore per il volume di spam circolante annualmente, allora il livello di CO2 equivale a quello che si emetterebbe per fare il giro del mondo 1,6 milioni di volte.
Circa l’80% del consumo di energia associato allo spam deriva dalla necessità degli utenti di cancellare le email spazzatura e distinguerle in qualche modo dai messaggi legittimi, mentre il 16% è legato alle attività di filtraggio effettuate dalle società specializzate.
Operazioni certo utili, oltre che necessarie, ma sarebbe meglio – sottolinea lo studio – “risolvere il problema alla radice”, per risparmiare soldi ed emissioni nocive.
Se infatti ogni casella email fosse protetta a dovere da un filtro, si potrebbe risparmiare il 75% dell’energia: come togliere dalla strada 2,3 milioni di automobili.
“Lo studio – ha spiegato Jeff Green di McAfee – sottolinea che lo spam ha un impatto immenso in termini finanziari, personali e anche ambientali su individui e aziende”.
McAfee porta come dimostrazione pratica delle sue tesi, l’esempio del blocco – a novembre 2008 – dei server di McColo, che oltre a essere un crocevia per le email spazzatura reclamizzanti la vendita di farmaci, per la distribuzione di virus e trojan, e per altre attività legate al phishing e alla sottrazione di dati bancari, ospitavano anche materiali pedopornografici.
A conclusione dell’operazione, gli esperti hanno rilevato un immediato calo dello spam mondiale del 75% e l’energia risparmiata prima che gli spammer riprendessero la loro attività è stata equivalente a 2,2 milioni di auto in meno sulle strade.
Lo studio McAfee ha preso in esame le attività in 11 Paesi – inclusi Usa, Regno Unito, Australia, Spagna, Cina, Francia, India, Giappone e Germania – concludendo che i Paesi che contano più utenti internet, tendono ad avere proporzionalmente maggiori emissioni: gli Usa, ad esempio, registrano emissioni per 38 volte più della Spagna, che è anche in cui si ricevono meno mail spazzatura in assoluto.
Secondo l’analisi condotta da IBM, per la prima volta il dominio .it ha scalzato dalle prime posizioni per l’invio di spam Tld come .info o .biz.
L’Italia si conferma quindi al secondo posto mondiale come luogo d’origine delle mail di pishing (14,0%), leggermente dietro la Spagna (15,1%) ma distanziando in misura notevole Paesi tecnologicamente avanzati come Francia (6,4%), Germania (4,4%) e Usa (2,8%).