Italia
Telecom Italia ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso contro le nuove multe comminate dall’Antitrust relativamente al servizio di connessione internet a banda larga Alice 7 Mega e alle tariffe ‘Tim sogno’ e ‘Chiara Tim’.
In tutto, a Telecom sono state inflitte sanzioni per 735 mila euro. Un’altra multa, da 165 mila euro, è stata comminata a Wind per pubblicità ingannevole.
Nello specifico, riguardo l’offerta Alice 7 Mega, viene contestato il fatto che Telecom abbia “indotto i consumatori a credere di poter navigare a una velocità elevata”, che però di fatto non veniva raggiunta dalla connessione.
Nelle diverse offerte commerciali – nota l’Antitrust – non veniva chiarita la velocità minima garantita né in quali condizioni poteva essere raggiunta la velocità massima, ma veniva genericamente indicato, in una pagina diversa da quella in cui erano presentati i contenuti principali dell’offerta (denominata “Per saperne di più”), che “la velocità di navigazione non è garantita poiché dipende dal livello di congestione della rete e del server a cui ci si collega”.
Telecom ha spiegato in sua difesa che espressioni come “velocità fino a 20 Mega”, “fino a 7 Mega” hanno valore “quasi gergale”, privo cioè di “rigorismo tecnico”, e ha sottolineato che la velocità di navigazione dipende da una serie di fattori, quali: la velocità di allineamento, ovvero la velocità di trasmissione dati esistente fra il modem dell’utente e la centrale di Telecom; la qualità della linea sulla quale possono influire negativamente rumori o interferenze; la modalità di collegamento tra il PC dell’utente e il modem; la capacità elaborativa del PC; la congestione della rete internet.
L’Antitrust, però, ha ritenuto che – conformemente a quanto rilevato anche dall’Agcom – la sociatà abbia omesso di informare correttamente i clienti finali circa le effettive caratteristiche dei servizi di collegamento ad internet e abbia promesso ai propri clienti velocità di navigazione che non era effettivamente in grado di garantire “neppure come valore apicale”.
“Si tratta di una omissione informativa particolarmente grave”, ha spiegato l’Autorità che ha quindi irrogato una sanzione amministrativa pecuniaria di 285.000 euro.
Altri 235 mila euro di multa sono stati inflitti a Telecom Italia in merito allo spot televisivo dell’offerta tariffaria “Tim Sogno”, diretto a “sollecitare la portabilità verso Tim di numeri di telefonia mobile attivi presso altro gestore mobile”.
Nello spot contestato veniva ribadito sia vocalmente che attraverso scritte a caratteri cubitali la natura dell’offerta – “parli con tutti a 12 centesimi al minuto e mandi messaggi a tutti a soli 6 centesimi” – ma solo nella parte bassa dello schermo e a caratteri più piccoli, si indicava che l’offerta era riservata a chi fosse passato a Tim entro il 31/12/2007, che le condizioni tariffarie erano valide fino al 31/12/2008 se si fosse effettuata una ricarica di almeno 10 /mese e si rimandava al sito su www.tim.it per ulteriori info e condizioni.
Anche alcune delle informazioni contenute sul sito non risultavano però “specificate in modo intelligibile”.
Il messaggio, pertanto, “appare ingannevole nella misura in cui omette informazioni che sono da ritenersi fondamentali al fine di consentire ai destinatari di comprendere la convenienza dell’offerta e, di conseguenza, di determinarsi correttamente nella scelta del proprio gestore telefonico” conclude il Garante.
Riguardo la promozione tariffaria “Chiara di Tim”, l’Autorità ha contestato l’ingannevolezza del claim ‘per sempre’ che, lasciando intendere che le condizioni economiche pubblicizzate sarebbero rimaste invariate nel tempo, “reca – spiega il Garante – ambigue ed omissive informazioni in ordine alle caratteristiche rilevanti del piano tariffario pubblicizzato e delle connesse opzioni” e, contrariamente a quanto asserito da Telecom, “non si presta ad essere interpretata dai consumatori nell’accezione di offerta non soggetta a scadenza”.
La pratica commerciale scorretta è stata punita con 215 mila euro di multa.
La pratica commerciale scorretta contestata a Wind consiste invece nell’aver diffuso comunicazioni commerciali volte a ingenerare nei consumatori la convinzione di poter accedere immediatamente alla rete Infostrada, interrompendo contestualmente il rapporto commerciale con Telecom.
Il tutto, sottolinea il Garante, enfatizzato da una “martellante pubblicità televisiva con cui si enfatizzava il “No canone Telecom”, dalla presentazione via web delle diverse offerte in cui viene evidenziato come tratto saliente, oltre alle tariffe estremamente vantaggiose, il fatto che “non paghi più il canone Telecom”, nonché dagli stessi script di registrazione nei quali l’attenzione del consumatore è attratta dalla prospettazione dell’interruzione del rapporto con Telecom”.
Soddisfazione è stata espressa dalle associazioni dei consumatori, che però contestualmente chiedono di inasprire le sanzioni, che appaiono irrisorie rispetto ai profitti dei gestori telefonici, i quali, tra l’altro, continuano a fare come se nulla fosse, nonostante le multe a profusione degli ultimi mesi.
“E’ come multare con 30 euro il proprietario di una Ferrari per eccesso di velocità”, hanno dichiarato in una nota congiunta Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, secondo i quali ‘i gestori, a pochi anni dall’apertura del mercato delle telecomunicazioni, seguitano a sviluppare la concorrenza fra di loro a danno degli utenti, contro ogni esigenza di trasparenza del mercato e di qualità e correttezza dei servizi offerti’.
Continuando a ribadire la necessità di garantire maggiori poteri sanzionatori alle Autorità di controllo, le due associazioni auspicano si arrivi a sospendere la licenza agli operatori più scorretti, dal momento che è del tutto evidente che le sanzioni non sortiscono nessun effetto deterrente.