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Digitale terrestre: dopo Delibera Agcom, la Ue sospende la procedura di infrazione contro l’Italia. Ma per il Pd, ‘Si rischia la Mammì bis’

Italia


In seguito all’emanazione della delibera per il passaggio al digitale del sistema televisivo (Leggi articolo), l’Unione europea ha sospeso la procedura di infrazione contro l’Italia per alcune norme della legge Gasparri che consentono la concentrazione in un solo soggetto di frequenze televisive. Lo ha annunciato il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, a margine di un’audizione in Vigilanza Rai.

 

“…La delibera sulle frequenze – ha spiegato Calabrò – rappresenta una svolta nell’assetto della situazione televisiva in Italia, che non consiste nel traghettamento della situazione vecchia nella nuova”. Il documento dell’Agcom è scaturito da una “fitta interlocuzione con gli uffici della Commissione europea che ha intanto sospeso la procedura ma che recederà quando vedrà l’applicazione della delibera. Ma noi – ha assicurato – saremo consequenziali e arriveremo fino in fondo come una spada”.

Ora – ha concluso il presidente dell’Agcom – la delibera, che è ‘di criteri’, va anche tradotta in tante delibere ‘di attuazione’, di tipo tecnico che ne definiranno le modalità di attuazione”.

 

Obiettivo, dunque, è “…la definitiva chiusura del procedimento“, ha confermato il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, evitando così il rischio di un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea e di pesanti multe. Romani ha parlato di “…primo passo formale di un percorso intrapreso in piena sintonia con la Commissione europea dopo mesi di intenso e costruttivo confronto”, che il governo è “impegnato a proseguire”.

 

“Nell’immediato – ha sottolineato Romani in una nota – questo provvedimento dovrebbe consentire alla Commissione europea di sospendere ogni ulteriore passo formale nell’ambito della procedura d’infrazione, anche se non ne consentirà da subito l’archiviazione. Sulla base di quanto mi è stato comunicato nella loro lettera dalle Commissarie Kroes e Reding, posso dire che la completa attuazione della nuova delibera dell’Agcom potrebbe rappresentare un passo decisivo per la definitiva chiusura del procedimento. A questo fine – ha continuato il sottosegretario – il governo italiano resta naturalmente impegnato a proseguire strettamente nei prossimi mesi il dialogo con la Commissione europea”.

 

Romani è molto soddisfatto di questo risultato che contribuisce alla definizione delle regole per un rapido passaggio alla tecnologia digitale, in piena coerenza con il diritto comunitario. Il percorso così delineato rappresenta un ulteriore stimolo all’azione lineare, coerente e costruttiva intrapresa da questo governo per lo sviluppo della comunicazione nel nostro Paese, avviato con la progressiva digitalizzazione del comparto radiotelevisivo e con le misure favorevoli allo sviluppo della banda larga.

 

Nella lettera inviata dalla Ue all’Italia, Bruxelles di fatto boccia le soluzioni proposte dall’esecutivo italiano per uscire dall’illegalità creata dalla Legge Gasparri.

Per l’Europa, infatti, non viene garantito che Rai e Mediaset perdano i privilegi acquisiti negli anni, nemmeno con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre.

La lettera (di 4 pagine) sottolinea come con la proposta del governo “…si consoliderebbe” anche nel digitale la posizione di privilegio della quale i due broadcaster hanno goduto in passato.

 

Sotto accusa è la norma della Legge Gasparri che aveva prolungato fino alla data dello switch-off “…le autorizzazioni per continuare le trasmissioni analogiche terrestri da parte di operatori che non hanno ottenuto la concessione delle frequenze”.

In sostanza, secondo l’Antitrust Ue era stato attribuito a questi operatori “…un chiaro vantaggio, a danno di altre imprese, in particolare di quelle che, come Europa 7, hanno una concessione analogica ma non possono fornire servizi di trasmissioni analogiche terrestri per mancanza di frequenze”.

 

La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se “aperta”). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia.

 

Con la nuova Delibera dell’Agcom, il panorama della Tv digitale sarà quindi composto da 21 reti nazionali: quattro per la Rai, quattro per Mediaset, tre per Ti Media, una per Rete A, Retecapri, Europa Tv e Europa 7 più le cinque che saranno messe a gara, indetta dal ministero dello Sviluppo economico “speriamo entro l’anno”, ha auspicato Calabrò.

Un lotto di tre reti sarà riservato ai nuovi entranti. Alla gara per le altre due potranno partecipare anche i tre operatori principali: Rai e Mediaset potranno aggiudicarsene al massimo una e in tal caso dovranno cedere il 40% della capacità trasmissiva a terzi; Telecom Italia, “che subisce la decurtazione maggiore”, ha detto Calabrò, potrà aggiudicarsele entrambe ma dovrà cedere il 40% di una di esse a terzi.

 

“Entro maggio” saranno pronte le delibere attuative e in ogni caso, ha sottolineato Calabrò, “entro questa cornice si iscriverà la distribuzione delle frequenze nelle regioni che man mano passeranno al digitale”: dopo Sardegna, Trentino e Val d’Aosta, quest’anno tocca anche a Piemonte, Lazio e Campania.

 

Se l’ex ministro Maurizio Gasparri rivendica che la gara “…è frutto della legge vigente”, il Pd è critico. Il responsabile comunicazione, Paolo Gentiloni, intravede due rischi, che la gara si riduca a un beauty contest e che si usino “artifici tecnici per giustificare l’assegnazione di due multiplex in più a Rai e Mediaset”.

Il riferimento è alle tre reti DVB-H (Digital Video Broadcasting – Handheld) di H3G, Mediaset (che trasmette contenuti Tim e Vodafone) e Rai, non contemplate nella delibera di ieri: tali reti – hanno spiegato dall’Agcom – sono destinate a rimanere inalterate, con la possibilità che se ne liberi una quarta, fermo restano il tetto di una per ciascun operatore.

 

Resta diffidente anche il senatore Vincenzo Vita (Pd) che, al termine dell’audizione di Calabrò in Vigilanza sulla par condicio in Tv in vista della prossima tornata elettorale, ha commentato: “…Con la delibera dell’Agcom sulla gara per il dividendo digitale si rischia una “Mammì bis”, per questo il presidente dell’Authority Corrado Calabrò deve riferire in Vigilanza”.

“…Il rischio – ha sottolineato Vita – è che questa delibera, che poteva essere l’ultima finestra per uscire dal duopolio/monopolio, scatti una fotografia dell’esistente, come accadde con la legge Mammì per l’analogico”.

 

Insomma, per il senatore democratico, chi ha già cinque multiplex, come Rai e Mediaset (che comunque ne perderanno uno) non dovrebbe essere ammesso alla gara: “…questo se si vuole veramente liberalizzare”.

Un’altra questione da chiarire, ha concluso, “…è se alla gara sono ammessi gli operatori di telefonia mobile”. In sostanza, secondo Vita i “segnali” che arrivano dalla delibera “…sono abbastanza preoccupanti. E l’aggravante è che si tratta dell’ultimo treno per il pluralismo”.

 

Intanto Mediaset si è detta soddisfatta è ha sottolineato: “…Finalmente si vede la luce nella ormai annosa vicenda della procedura europea sulle frequenze Tv. Stando ai comunicati ufficiali del Sottosegretario alle comunicazioni, Paolo Romani, e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, si sono create le condizioni per una delibera che sblocca definitivamente il processo di digitalizzazione del Paese”.

Secondo l’azienda “questo pone le premesse per la fine della incertezza di prospettive cui le imprese tv sono state consegnate da anni“.

“Spesso in passato le discussioni sull’assetto di sistema tv, infatti – ha aggiunto Cologno monzese -, sono state lontane dai diritti e bisogni reali di imprese e cittadini, e sono piuttosto scese al livello di strumentalizzazioni politiche. Le imprese hanno bisogno di binari certi su cui fare i propri progetti e investimenti. I cittadini e telespettatori italiani, da parte loro, meritano la continuità di un’offerta plurale e ricca, che oggi, grazie al digitale terrestre, diventa ancora più qualificata. Una tv al servizio di tutti cui Mediaset ha da sempre contribuito”.

 

   

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