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L’acquisizione di Sun Microsystems da parte di IBM potrebbe saltare, forse per una questione di prezzo. Lo rivela sempre il Wall Street Journal, che per primo aveva fatto trapelare la notizia, tra l’altro mai confermata dalle due società interessate.
Citando sempre fonti ben informate, il quotidiano spiega che il board di Sun avrebbe respinto la proposta di acquisizione avanzata dalla rivale, informandola anche della conclusione delle trattative esclusive.
La causa sarebbe da ricercare nella decisione di IBM di rivedere al ribasso l’offerta iniziale, che prevedeva un esborso di 10-11 dollari ad azione, per un montante di oltre 8 miliardi di dollari. La nuova offerta prevede, invece, un prezzo tra 9 e 10 dollari ad azione, per una spesa complessiva di circa 7 miliardi di dollari.
Anche se ritoccata, l’offerta IBM resta comunque superiore alla capitalizzazione di Borsa di Sun che si attesta a circa 6 miliardi di dollari.
Secondo il WSJ, il board di Sun sarebbe diviso sulla decisione da prendere, con una parte – capeggiata dal presidente e co-fondatore Scott McNealy – contraria all’accordo e un’altra fazione, guidata dal Ceo Jonathan Schwartz, favorevole.
Per altre fonti vicine alle trattative, il problema non sarebbero tanto i soldi, quanto l’eccessivo ‘margine di manovra’ che l’accordo lascerebbe a IBM, che potrebbe defilarsi senza troppe complicazioni in caso di eventuali problemi regolamentari.
Secondo gli osservatori, Sun starebbe però giocando a un gioco molto pericoloso per il suo futuro: il quarto costruttore mondiale di server informatici ha chiuso l’ultimo trimestre con un rosso di 209 milioni di dollari e ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede 6 mila licenziamenti.
A quanto pare, inoltre, negli ultimi tempi la società avrebbe avviato contatti con diversi grandi nomi del settore, tra cui HP e Dell, nella speranza arrivasse un’offerta vantaggiosa di acquisizione. Tentativi, però, caduti nel vuoto e che molto probabilmente non saranno incoraggiati dalla cacciata di IBM dal tavolo delle trattative.
Dall’esplosione della bolla internet, nel 2002, IBM ha invece più che triplicato il proprio utile per azione e ha più che raddoppiato la liquidità. Lo scorso anno, l’utile netto è cresciuto del 18% a 12,3 miliardi di dollari su un fatturato di 100 miliardi di euro.
Per IBM, l’operazione rappresenterebbe la maggiore acquisizione mai effettuata e servirebbe a rafforzare la sua posizione sul mercato dei server – del valore di circa 45 miliardi di dollari – di cui già controlla una fetta del 31,4%, contro il 29,5% di HP, l’11,6% di Dell e il 10,6% di Sun.
Una fusione, secondo IDC, darebbe quindi alla nuova entità che nascerebbe, una quota del 65% del mercato dei server UNIX, stimato intorno ai 17 miliardi di dollari.
Con i software Sun, poi, IBM potrebbe anche competere con Cisco, che ha annunciato il proprio ingresso nel mercato dei server e Microsoft.
Sia Cisco che IBM hanno infatti virato verso il cloud computing, insieme di tecnologie informatiche che permettono l’utilizzo di risorse distribuite e consentono alle aziende di realizzare su internet funzioni prima svolte da appositi computer, economizzando su energia e materiali.