Mediaset piace ai fondi americani. Intanto Confalonieri si dice ‘tranquillo’ su inchiesta per frode fiscale

di Raffaella Natale |

Italia


Fedele Confalonieri - presidente Mediaset

Analizzando il flottante di Mediaset, il 57,59% dell’intero capitale, emerge che a scommettere più di altri sulle potenzialità della Tv commerciale della famiglia Berlusconi sono gli investitori statunitensi.

Gli azionisti rilevanti oltre a Fininvest, che ha il 38,6%, sono Barclays (5%), Capital Research (4,9%), Ubs (2,3%), Silchester e Abu Dabi (2%). Tutto il resto è flottante. Ed è qui che dominano gli azionisti dagli Usa (21,9%).

Il flottante nelle mani di operatori inglesi è del 7,1%, l’accoppiata Germania-Austria rappresenta l’1,89%, mentre nel Benelux è convogliato l’1,08% e, infine, in Francia c’è lo 0,52%. Operatori italiani hanno, invece, in mano l’1,98%. Il resto (8,42%) è sparso in giro per il mondo.

Secondo indiscrezioni di stampa, a fondi e investitori d’oltreoceano interessa in particolare la marginalità elevata dell’azienda, la generazione di utili consistenti e la generosa politica di pay out: il 94% dei profitti saranno distribuiti ai soci. E’ grazie a questi numeri che i manager continuano a vedersi accreditare emolumenti importanti.

Intanto il presidente Fedele Confalonieri durante la registrazione di ‘Niente di personale’ – il programma di Antonello Piroso che andrà in onda stasera alle 21.10 su LA7 – si è detto “tranquillo” per la notizia che i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno sospeso il processo in cui è imputato per frode fiscale.

“…Hanno rimandato ancora – ha commentato – ma sono tranquillissimo più che tranquillo. Da presidente di un’azienda hai la responsabilità: anche se succede un incidente nella tua azienda, rispondi tu penalmente. Qui, chi ha comprato i diritti, secondo questo Pm, avrebbe fatto delle cose, ma il responsabile sei tu. Però sono tranquillo, perché i nostri non hanno fatto sicuramente delle illegalità”.

“Sono stato indagato un sacco di volte – ha concluso – perché, essendo vicini a Berlusconi, siamo bersagli facili e ormai abituati”.

La società televisiva nel 2008 ha archiviato un utile netto di 459 milioni, in calo del 9,4% rispetto ai 506,8 milioni del 2007 (un risultato sul quale ha pesato la svalutazione per 45 milioni dell’avviamento operata da Edam, l’holding di controllo di Endemol), su ricavi netti consolidati in crescita del 4,2%, a 4,251 miliardi. Il Cda proporrà ai soci la distribuzione di un dividendo di 0,38 euro per azione, in calo dagli 0,43 euro dello scorso anno.

Le indicazioni per il 2009 sono poco rosee: “il risultato operativo e netto del gruppo potrebbero risultare inferiori a quelli del 2008″ .

Gli analisti di Ubs hanno consigliato di vendere le azioni (‘sell’) di Mediaset, per le quali hanno tagliato la stima del target di prezzo da 2,8 a 2,55 euro. Anche gli esperti di Credit Suisse hanno consigliato un giudizio negativo (‘underperform’), rivedendo il target di prezzo da 3,4 a 3,1 euro.

Resta ottimista Confalonieri che nell’occasione di presentazione dei dati, in dialetto milanese, ha chiosato “Insci aveghen”. Riferendosi al dividendo del 2008, ha voluto sottolineare: “Averne” di 38 centesimi ad azione in questi tempi di crisi.

Secondo il presidente, “…il catastrofismo, che tanto attrae il mondo dell’informazione e che una cattiva politica usa strumentalmente senza tanti problemi, è un moltiplicatore di crisi”, aggiungendo di avere “molta fiducia nel sistema Italia”.

“…Ci troviamo in un contesto-paese che, ironia della storia, proprio in quanto periferico rispetto alla grande rete della finanza mondiale, resiste meglio di altri alla crisi dei soldi senza copertura”.

Ai colleghi imprenditori Confalonieri ha quindi chiesto di “avere fiducia, ad investire in fiducia. Noi ne abbiamo molta nel sistema Italia – ha detto – e ad oggi abbiamo investito oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro nel digitale terrestre, modernizzando, con questo enorme sforzo, il Paese nel settore strategico della comunicazione, facendo dell’Italia un esempio guida per l’Europa”.

Tutti i dati economici del gruppo televisivo sono di sostanziale tenuta e in qualche caso di miglioramento, con il duello che ormai è chiaro: la Rai fatica nella raccolta pubblicitaria anche in annate con grandi eventi come quella scorsa. Secondo dati Mediaset, nel 2008 il gruppo del Biscione ha aumentato gli introiti dello 0,1%, la Rai è calata del 3,6% con Europei di calcio e Olimpiadi, la stampa ha perso il 7,1%.

Per Mediaset, il digitale terrestre ‘pay’ va benissimo e avrà altra merce pregiata, l’Auditel non si tocca anche se gli uomini di Murdoch l’hanno chiesto con forza. Sky sta investendo con forza sulla Tv generalista, di fatto in concorrenza. “Ce ne vogliono di Cuccarini per fare una televisione generalista“, ha detto sorridendo Confalonieri, aggiungendo “…Comunque Sky rimane molto lontana da noi nei profitti”.

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