Unione Europea
Molte, troppe società internet, violano i diritti e la privacy dei consumatori, collezionando informazioni personali e utilizzandole per scopi non sempre legittimi.
È l’allarme lanciato dal Commissario Ue per la protezione dei consumatori, Meglena Kuneva, che minaccia un prossimo intervento della Commissione se le società che operano su internet non si decideranno a essere più rispettose della privacy degli utenti.
“Internet è diventata una giungla e non va bene”, ha dichiarato il commissario, stigmatizzando, in particolare, l’uso sempre più massiccio di tecnologie di deep-packet inspection che permettono ai provider di seguire passo passo le orme degli utenti sul web – anche di quelli che hanno disabilitato i cookies, strumenti cattura-dati utilizzati appunto per monitorare i movimenti online.
Questi dati sono uno strumento impareggiabile per comprendere i comportamenti dei consumatori e adeguare prodotti e pubblicità alle esigenze mutevoli del mercato e vengono utilizzati, quindi, per stilare i profili degli utenti ed elaborare pubblicità mirate ai gusti e alle preferenze di ognuno di loro.
Spesso però, sottolinea ancora la Kuneva, “termini e condizioni” che i consumatori devono accettare per entrare in un sito commerciale, violano gli standard basilari della tutela della privacy.
Anche se i servizi sono spesso gratuiti, infatti, “i consumatori pagano con i loro dati personali e con la loro esposizione alla pubblicità”.
Si tratta dunque, secondo la Kuneva, di “un nuovo tipo di scambio commerciale”, di cui, però, i consumatori sono spesso all’oscuro: la gran parte, ignora, infatti, quali e quanti dati vengono raccolti e l’uso ne viene fatto.
E anche se ne fossero consapevoli e volessero opporsi, non potrebbero farlo.
“Se non vedremo una risposta adeguata alle preoccupazioni dei consumatori riguardo alla raccolta dei dati non esiteremo a intervenire”, ha quindi minacciato il Commissario Kuneva, rivolgendosi ai maggiori operatori del settore da Google a Yahoo e AOL, passando per i social network e gli advertiser e ricordando poi anche il tumulto scatenato dal recente cambiamento dei termini di utilizzo di FaceBook, in base al quale il sito avrebbe mantenuto il controllo delle informazioni personali anche dopo un’eventuale cancellazione del profilo.
La decisione è stata poi sospesa e la società è tornata ai suoi vecchi termini di utilizzo, decidendo ora di fare nuovi passi avanti verso una gestione più aperta e trasparente del sito.
L’avvertimento lascia pochi spazi ai dubbi: se advertiser, fornitori di servizi internet e social networks non cambieranno atteggiamento e non si doteranno di adeguati codici di autoregolamentazione entro il 2010, la Commissione scenderà in campo con nuove norme ad hoc.
Recentemente, anche il Garante italiano per la Privacy, Francesco Pizzetti, era intervenuto sulle ‘comunità sociali’, avvertendo i consumatori a stare attenti alle informazioni immesse su questi siti.
Di pari passo alla crescita del numero di persone che immettono in rete notizie e informazioni relative alla vita privata, al lavoro, alle preferenze sessuali, religiose, ecc., cresce infatti anche il rischio che attraverso i motori di ricerca chiunque, in qualunque momento, possa conoscere queste informazioni.
Di conseguenza, rischiamo di portarci dietro per sempre le nostre vite, anche quei particolari magari pubblicati per gioco, senza rendersi conto di quanto possano essere facilmente reperibili da chiunque desideri farsi un’idea più completa sul nostro conto.
Massima attenzione, dunque, a come si usa la rete: bisogna tenere bene in mente che quello che viene messo sul web vivrà di una vita propria e sfuggirà col passare del tempo al nostro controllo.