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Rai: in attesa che la Vigilanza voti Garimberti, si riaprono le discussioni. Al centro della contesa i nomi dei direttori delle tre reti

Italia


Questo pomeriggio alle 18.30, la Commissione parlamentare di Vigilanza si riunirà per ratificare la nomina di Paolo Garimberti a presidente della Rai.

A Palazzo San Macuto occorrerà il consenso dei due terzi dei componenti della Vigilanza, via libera scontato e dato anzi per unanime visto l’accordo raggiunto tre giorni fa da Gianni Letta e Dario Franceschini. E da quel momento in poi Garimberti sarà a tutti gli effetti al vertice del Cda Rai, pronto a presiedere la prossima settimana la prima riunione dell’organo di amministrazione e avviare la pratica per la nomina del direttore generale (pochi i dubbi su Mauro Masi), su cui si dovrà registrare l’intesa all’interno dell’Assemblea dei soci.

 

L’Assemblea ha nominato ieri il nuovo Consiglio di amministrazione Rai. Ne fanno parte Giovanna Bianchi Clerici, Rodolfo De Laurentiis, Alessio Gorla, Nino Rizzo Nervo, Guglielmo Rositani, Giorgio Van Straten, Antonio Verro, (eletti dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza), Angelo Maria Petroni e Paolo Garimberti indicati, come prevede la legge, dall’azionista di maggioranza, che ha indicato Garimberti per la nomina a presidente della società.

 

Al termine dell’Assemblea degli azionisti (in cui la Siae ha espresso il suo voto favorevole, in qualità di detentrice di una quota minoritaria), Giorgio Assumma, presidente della Siae, ha dichiarato: “Paolo Garimberti come nuovo presidente Rai è una scelta oculata e lungimirante”.

“Oculata perché egli sarà un presidente di garanzia; lungimirante perché i suoi pregressi professionali gli forniranno strumenti idonei per ben condurre la gestione della Rai”.

“La Siae, che rappresenta 91.000 autori ed editori, lo affiancherà con le sue strutture per risolvere i grandi problemi che l’emittente pubblica affronterà nell’immediato futuro, a condizione che garantisca il rispetto della funzione formativa ed educativa che l’azienda deve istituzionalmente assolvere e conceda spazi maggiori e più qualificati al lavoro creativo degli autori italiani”.

 

Dopo oltre nove mesi dalla sua scadenza ufficiale, si chiude la stagione di un consiglio ‘in prorogatio’ guidato da Claudio Petruccioli, che ieri ha salutato con una mail i dipendenti di Viale Mazzini.

“…Questi anni in Rai, con voi, sono stati per me una esperienza straordinaria – ha scritto il presidente – Oggi dalla Rai se ne va uno come voi”.

“…La Rai è una realtà, un’azienda, un insieme di persone di cui l’Italia può e dovrebbe essere fiera. Anche adesso che sarò fuori di qui, di ciò sarò il più convinto testimonial”.

 

L’Usigrai ha salutato e reso omaggio al presidente uscente, Petruccioli, ricordando di aver avuto con lui un dialogo “sempre disponibile, corretto e produttivo”.

Domani – si legge in una nota di ieri del sindacato dei giornalisti Rai – sarà il giorno della prima riunione del nuovo Cda Rai e dell’elezione del suo nuovo presidente Paolo Garimberti, la cui nomina ci ha spinti a revocare lo sciopero indetto contro la paralisi decisionale che gravava sul futuro della Tv Pubblica (…) I giornalisti dell’Usigrai tengono a ricordare di aver avuto con lui, negli anni della sua presidenza, un dialogo, pur nel rispetto delle distinte posizioni, sempre disponibile, corretto e produttivo”.

“L’abbiamo sentito collega tra colleghi più volte. Un’immagine per tutte – si legge nella nota – quando irruppe nell’assemblea lampo che il sindacato dei Giornalisti Rai aveva convocato a Saxa Rubra, nel giorno delle intercettazioni telefoniche che coinvolgevano alti dirigenti aziendali. Anche noi vogliamo ringraziare Claudio Petruccioli per aver sempre inteso con questo entusiasmo e partecipazione il suo ruolo, per voler continuare ad essere ‘fuori di qui il più convinto testimonial’ di questa azienda”.

 

I primi intoppi potrebbero adesso arrivare con la nomina dei vicedirettori che dovrebbero affiancare Masi. Sarebbero tre le poltrone disponibili: una è riservata ad Antonio Marano, direttore di Raidue in quota alla Lega, che avrebbe la delega alla programmazione e alle politiche editoriali. Interni anche gli altri due vice: Giancarlo Leone, che manterrebbe il suo posto, e Gianfranco Comanducci, che incassa la delega alla gestione e al personale. Sparisce dalla triade Guido Paglia, dirigente in quota An destinato a restare alla direzione comunicazioni e relazioni esterne, che grazie alla concentrazione di alcune deleghe tornerebbe ad essere ‘pesante’. Risolto il puzzle delle vicedirezioni generali, si aprirà poi la sfida per le direzioni di reti e tg, che fa già litigare An e FI.

 

La ‘poltrona per due’ più scottante è quella del Tg1: il premier non nasconde la sua preferenza per Maurizio Belpietro, ma Fini insisterebbe sulla promozione di Mauro Mazza , attualmente alla guida del Tg2. Unica concessione è che il presidente della Camera sarebbe disposto a fare è il dirottamento del suo candidato alla guida di Raiuno: una casella che però Berlusconi non sembra disponibile a cedere e per la quale avrebbe già pensato a Clemente Mimun.

 

“Noi vogliamo una rete”, ripetono gli esponenti di An: a quel punto, Mazza potrebbe passare alla guida di Raidue, per lasciare il posto alla guida del Tg al leghista Gianluigi Paragone, anche perché il Carroccio reclama la guida di un Tg.

Quasi tutta interna all’opposizione la partita per la terza rete. Più che probabile la partenza di Antonio Di Bella dal Tg: al suo posto, è ben quotato Antonio Caprarica. Potrebbe invece essere confermato alla guida della rete Paolo Ruffini, nonostante le voci sul possibile avvicendamento con Giovanni Minoli.

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