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Presidenza Rai: ennesimo slittamento. Romani, ‘Vogliamo ragionare su una rosa di nomi, altrimenti non si fanno passi avanti’

Italia


Ancora un nulla di fatto per il Cda Rai. Ci vorrà almeno un’altra settimana per capire quale sarà il futuro assetto dei vertici di Viale Mazzini, mentre si complica ulteriormente la trattativa tra Pdl e Pd.

L’auspicio è che ci sia una rosa di nomi. Se ci si blocca su un solo nome non si fanno passi avanti. Questo è il commento del sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, che ha sottolineato: “…L’auspicio è che si possa ragionare su una rosa di nomi. Se ci si blocca su uno si fanno pochi passi avanti”.

 

L’assemblea dei soci dell’azienda, convocata ieri pomeriggio per completare il Cda con l’indicazione del rappresentante del Tesoro e del presidente, è infatti stata aggiornata a mercoledì 25 marzo dopo lo strappo tra maggioranza e opposizione sul nome di Angelo Guglielmi.

Un veto quello del governo giudicato “inaccettabile” dai democratici che, dopo aver incassato anche il ‘no’ alla riconferma di Claudio Petruccioli, questa volta scelgono la linea dura.

La decisione del partito di Dario Franceschini è di non presentare nessun altro nome, oltre a quelli ufficialmente messi sul tavolo.

Anche se non sono ancora esclusi del tutto nomi quali quelli dell’ex direttore de ‘ La stampa’, Marcello Sorgi , dell’ex presidente dell’Agcom, Enzo Cheli, e di Pierluigi Celli, che a Viale Mazzini è già stato seduto sulla poltrona di direttore generale.

Si affacciano anche i nomi del veneziano Sandro Parenzo, editore e produttore televisivo, ‘patron’ di Telelombardia e Antenna 3, e quello di un grosso esponente di una multinazionale di grande prestigio.

 

Lo stesso presidente Petruccioli, rivolgendosi al Ministro Tremonti, ha parlato di necessità che si indichino i due consiglieri mancanti (tra cui il presidente appunto) per evitare gli “effetti pregiudizievoli” che l’attuale empasse provoca all’azienda.

Non a caso uno dei nuovi consiglieri, nominati dalla Vigilanza e ancora in attesa di insediarsi, Giorgio Van Straten.

“…E’ tecnicamente impossibile per noi – ha spiegato van Straten – insediarci fino a quando il ministero dell’Economia non avrà fatto il nome del consigliere di sua competenza e quello del presidente”.

 

L’attuale consiglio è scaduto il 24 giugno, con l’assemblea che ha approvato il bilancio 2007: da allora, ha detto Petruccioli, “ci sono dunque tutte le condizioni per procedere al rinnovo degli amministratori“, eppure “si sono succeduti dodici aggiornamenti dei lavori assembleari, fino a quando, il 29 gennaio 2009 l ‘assemblea è andata deserta”.

E’ stata poi riconvocata per il 23 e 24 febbraio, ha indicato ancora il presidente, e intanto il 18 febbraio la Vigilanza “ha provveduto alla nomina dei sette membri del nuovo Cda” di sua competenza.

“…Fino a quel momento – ha commentato Petruccioli – il Cda ha operato in regime di prorogatio ma nella certezza delle procedure e nelle pienezza dei poteri”.

Con l’indicazione di sette componenti del nuovo Cda, “…si è determinata una situazione nuova. Nel vecchio consiglio siedono persone che sanno già che non faranno parte del nuovo organismo; mentre il voto della commissione di Vigilanza dà ad altre persone la certezza che saranno membri del nuovo Cda della Rai. E’ vero che resta valida la norma generale del Codice civile (art.2385 comma 2, ‘la cessazione degli amministratori per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il consiglio di amministrazione è stato ricostituito’); ma è di solare evidenza che, in queste condizioni, la operatività del vecchio Cda risulta compromessa, mentre il nuovo non è ancora costituito”.

 

Ma il Pd ha deciso: “non farà altri nomi“. Come ha assicurato il capogruppo in Vigilanza, Fabrizio Morri, chiedendo al governo di “ripensarci“.

Non ci saranno quindi più incontri tra Franceschini e Gianni Letta per trovare l’accordo sul futuro presidente della Tv pubblica, “almeno fino a quando da Palazzo Chigi arriverà la disponibilità a discutere davvero”.

 

Ma il premier Silvio Berlusconi ha fatto sapere di aspettare “…un nome autorevole su cui far convergere il nostro voto. Siccome lo dobbiamo votare deve essere una persona che appaia adeguata al ruolo”.

 

Per la Rai si sta verificando la medesima situazione di stallo che ha bloccato per troppo tempo la Commissione di Vigilanza, prima della nomina di Sergio Zavoli.

Lavori bloccati, quindi, con rischi per l’operatività del vecchio Consiglio, come ha sottolineato Lorenzo Cesa dell’Udc, ma anche Zavoli che ha invitato la politica a essere “presidio” del pluralismo e le maggioranze pro-tempore ad astenersi da forme di “autoritarismo“.

 

Nel frattempo l’Usigrai ha confermato il suo sciopero per il 31 marzo: i giornalisti Rai protestano perché a nove mesi dalla scadenza del Cda non è stata partorita un’alternativa.

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