Italia
Settimana decisiva per i vertici Rai. Mercoledì 18 marzo, alle ore 16, tornerà a riunirsi l’assemblea dei soci e l’azionista di maggioranza, il ministero dell’Economia, potrebbe indicare il suo fiduciario in Cda, ma soprattutto il nuovo presidente della Tv pubblica. Se così fosse, quello stesso giorno la Commissione parlamentare di Vigilanza dovrebbe ratificare la nomina.
Resta un pesante dubbio: maggioranza e opposizione troveranno l’accordo?
Tra oggi e domani dovrebbe esserci un nuovo incontro tra il segretario del Pd, Dario Franceschini, e sottosegretario Gianni Letta, alle prese con l’affannosa ricerca di un nuovo nome dopo il rifiuto della scorsa settimana da una parte Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24 Ore.
Il giornalista ha rinunciato dopo aver dato la propria disponibilità, spiegando che “…dopo aver attentamente verificato, in seguito a una lettura e a una analisi approfondita della legge Gasparri, che il presidente della Rai non ha in realtà alcun potere di decisione concreto. Ho capito che in questa condizione non avrei potuto fare bene il mio mestiere. Mi sarei ritrovato, in buona sostanza, a mettere il bollo su decisioni prese da altri”.
Silvio Berlusconi ha posto il proprio veto sul nome dell’attuale presidente Claudio Petruccioli, caldeggiato dal Pd ma, secondo il premier, non in linea con il cambiamento che si vuole dare alla Rai.
“…Ci tengo a dire – ha sottolineato Berlusconi – che è molto grande la stima per Petruccioli ma anche che la nostra decisione, in coerenza anche con quanto affermato dal leader del Pd, è stata quella di un rinnovamento e quindi, se vogliamo davvero rinnovare la Rai, credo che la nomina del presidente in carica vorrebbe dire continuità e dunque soltanto per questo che noi abbiamo detto che volevamo un cambiamento”.
“Ma perché lui lo rappresenta?”, ha replicato secco Petruccioli, aggiungendo “…Sono grato della stima” ma, “…da politico esperto“, fa sapere che è consapevole di quando deve stare zitto.
Questo fine settimana sarà servito a Franceschini per sondare la disponibilità di qualche altro candidato.
Niente rose del Pd, però, da proporre a Palazzo Chigi, nonostante l’invito in questo senso dei capigruppo del Pdl di Camera e Senato.
“…Non ho fatto nessuna rosa”, ha detto Franceschini, “So che le priorità degli italiani e del Pd sono ben altre, ma purtroppo una legge sbagliata, che noi abbiamo ostacolato, ci impone che il presidente della Rai sia votato con i voti di maggioranza e opposizione, e quindi sono costretto ad una trattativa anche faticosa, ma tutto sarà pubblico e trasparente“.
Si frenano così le indiscrezioni che puntavano su personalità come Francesco Paolo Casavola, Marcello Sorgi, Giorgio Assumma, Stefano Folli, Pier Luigi Celli, Enzo Cheli, Gianni Riotta e perfino sull’attuale presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, il cui passaggio a Viale Mazzini aprirebbe, però, il problema della successione alla guida della bicamerale.
L’obiettivo, a quanto si apprende, è non tirare troppo per le lunghe la vicenda, per non correre il rischio che possa offuscare il vero tema caldo, cioè la crisi e le proposte dei democratici per fronteggiarla, argomenti che devono essere al centro della campagna elettorale per europee e amministrative. La parola d’ordine, ora, è innanzitutto evitare di infilarsi in un vicolo cieco restando col cerino in mano. Allo stesso tempo, escludere che, quale che sia la soluzione, il Pd non passi per quello che sigla l’inciucio sottobanco con Berlusconi.
L’impegno è chiudere un accordo con la maggioranza entro l’assemblea di mercoledì.
A spingere per uno sblocco del vertice sono anche i dirigenti e i giornalisti Rai, che hanno annunciato uno sciopero per il 31 marzo contro una situazione di paralisi che giudicano insostenibile. A loro avviso, a dimostrare la necessità “…un governo stabile e nel pieno dei suoi poteri” per l’azienda è anche l’aggravarsi della crisi della raccolta pubblicitaria: due giorni fa il direttore generale Claudio Cappon ha chiesto a tutti i dipendenti nuovi sacrifici per 60-70 milioni di euro.