Videogiochi più sicuri per i bambini. Il Parlamento Ue insiste sulla necessità di sistemi efficaci di verifica dell’età

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Agli Stati membri l'invito a predisporre una legislazione ad hoc per la vendita al dettaglio di videogiochi violenti, tenendo conto in particolare 'dei giochi online che si rivolgono soprattutto ai bambini e ai giovani al fine di generare profitti'.

Unione Europea


Giochi online

Pur riconoscendo gli aspetti positivi insiti nei videogiochi, il Parlamento europeo ha più volte espresso preoccupazione per i potenziali pericoli di un loro uso non corretto, specie per i minori e ha chiesto quindi norme Ue per l’etichettatura e la classificazione dei giochi, adeguati controlli negli internet café e sanzioni severe a chi consente l’accesso a giochi non adatti, nonché un codice di condotta europeo per rivenditori e produttori. Occorre poi organizzare campagne di sensibilizzazione destinate ai genitori.

Approvando con 552 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astensioni la relazione di Toine Manders (ALDE/ADLE, NL), il Parlamento osserva anzitutto che i videogiochi “costituiscono un grande stimolo e, oltre al divertimento, possono essere utilizzati a fini d’istruzione”, riconoscendo loro inoltre il valore formativo “nel facilitare l’approccio dei minori alle nuove tecnologie”.

I videogiochi possono infatti stimolare l’apprendimento di fatti e capacità “quali il pensiero strategico, la creatività, la cooperazione e il pensiero innovativo che rappresentano «talenti importanti nella società dell’informazione”. Inoltre, in ambito medico, la cosiddetta ‘videogame therapy’ “…ha dimostrato di essere efficace nella riabilitazione dei pazienti che hanno subito ictus o trauma cerebrali, dei bambini autistici e delle persone affette da problemi muscolari”.

 

Tuttavia, i deputati condividono la preoccupazione della Commissione relativamente ai potenziali pericoli connessi a un uso non corretto dei videogiochi da parte dei minori e, pertanto, accolgono con favore la sua comunicazione sull’utilizzo dei videogiochi. Più in particolare, ritengono importante impedire ai minori di “accedere a giochi con contenuto nocivo” o non adatto a loro, e sottolineano il problema dell’assuefazione riscontrato per alcuni giocatori. Rilevano poi che, sebbene la violenza dei videogiochi non si traduca automaticamente in comportamenti violenti, “una prolungata esposizione a scene brutali … può avere un impatto negativo sugli spettatori e tradursi in comportamenti violenti”.

 

Il Parlamento sostiene quindi la necessità di un approccio precauzionale per quanto riguarda l’impatto dei giochi sul comportamento, in particolare su quello dei minori e di sistemi efficaci di verifica dell’età per i giochi. Ritenendo che le imprese del settore vadano incoraggiate a sviluppare e migliorare ulteriormente sistemi di autoregolamentazione, rileva la necessità “di una normativa unitaria UE nel settore” e di sistemi globali di classificazione dei videogiochi.

 

Più in particolare, il Parlamento sostiene l’adozione di norme di etichettatura armonizzate a livello UE per i videogiochi. Chiede inoltre sforzi supplementari per l’integrazione di un’avvertenza sonora nel sistema paneuropeo d’informazione sui giochi (PEGI), che è già “uno strumento importante” per consentire ai genitori di scegliere giochi adatti ai bambini. Propone poi di esaminare il vantaggio di predisporre un “bottone rosso” da poter installare nelle console (mobili) oppure nei dispositivi di gioco e nei computer, “che sia in grado di bloccare un certo gioco o che possa controllare l’accesso al gioco a certe ore o ad alcune parti del gioco”.

 

I deputati notano poi che i videogiochi possono essere utilizzati su piattaforme differenti quali console per giochi, personal computer e, sempre più spesso, sui cellulari, e acquisiscono sempre di più un carattere interattivo. Inoltre, è aumentato il ricorso a giochi acquistati e scaricati da internet, anche nei cyber café, rendendo sempre più difficili i controlli dei genitori. Sottolineano quindi l’importanza di misure di controllo adeguate per gli acquisti online, inclusi quelli tramite carte di credito o buoni, e si attendono che il settore professionale dei giochi «integri sistematicamente modelli di accesso per i giochi online in maniera tale che i minori non siano esposti a contenuti nocivi». Anche perché il 3,2% dei minori tra i 6 e i 17 anni naviga in rete all’interno di Internet café senza alcun controllo da parte degli adulti.

 

Chiedendo agli Stati membri di adottare misure adeguate al fine di impedire ai bambini di comprare e utilizzare giochi classificati per un livello di età superiore, ad esempio tramite controlli di identità, il Parlamento rileva l’esigenza di un approccio comune in direzione di sanzioni severe per i rivenditori e i titolari di Internet café. Li invita inoltre a predisporre una legislazione ad hoc, di natura civile e penale, riguardante la vendita al dettaglio di videogiochi (ivi inclusi quelli per tv e computer) violenti, tenendo conto in particolare “dei giochi online che si rivolgono soprattutto ai bambini e ai giovani al fine di generare profitti”. Sostiene poi la proposta della Commissione di introdurre un codice di condotta paneuropeo per i rivenditori e i produttori di videogiochi al fine di evitare la vendita ai minori di articoli dai contenuti violenti o nocivi.

 

Il Parlamento sollecita poi la Commissione a finanziare ulteriormente, nell’ambito del programma “Internet più sicuro”, il sistema PEGI Online che gestisce i giochi scaricati da internet o online. Invita inoltre il settore dei videogiochi e delle console di gioco a migliorare ulteriormente i sistemi PEGI e PEGI Online e, in particolare, ad aggiornare periodicamente i criteri di etichettatura e classificazione per fasce d’età “al fine di promuovere più attivamente il sistema PEGI e di ampliare l’elenco dei firmatari”.

 

Esortando poi gli Stati membri a garantire che qualsiasi sistema nazionale di classificazione “non venga sviluppato in maniera da portare ad una frammentazione del mercato”, i deputati ritengono che gli organismi nazionali competenti per la messa al bando dei videogiochi debbano informare i loro omologhi degli altri Stati membri e pubblicare il divieto imposto nel sistema PEGI inviando un messaggio di notifica automatico.

 

La Commissione è poi invitata ad attuare misure legislative specifiche volte a scoraggiare l’uso improprio dei giochi online per attività commerciali sleali, fra cui attività che inducono con l’inganno utenti minorenni ad assumere impegni giuridici (ad esempio attraverso sottoscrizioni automatiche o dialer che impostano connessioni a costosi numeri a pagamento) o che inviano messaggi promozionali anticoncorrenziali come, ad esempio, il product placement o altre tecniche di marketing nascosto (stealth marketing).

 

Per i deputati è poi necessario organizzare campagne d’informazione e sensibilizzazione nazionali destinate ai consumatori, in particolare ai genitori, per aiutarli a scegliere videogiochi adatti all’età e al livello di conoscenze dei loro figli “evitando prodotti non adeguatamente etichettati”. Ma anche per colmare il divario tecnologico generazionale e promuovere i sistemi PEGI e PEGI Online. La Commissione dovrebbe inoltre agevolare lo scambio delle migliori pratiche fra le competenti autorità dell’educazione nazionale in vista di integrare l’alfabetizzazione nel settore dei giochi negli obiettivi educativi della scuola primaria e secondaria.

 

Infine, il Parlamento chiede alla Commissione e agli Stati membri di collaborare con le autorità in altre regioni del mondo per incoraggiare l’adozione di orientamenti internazionali, sistemi di etichettatura e codici di condotta intesi a promuovere sistemi globali di classificazione per i videogiochi e i giochi on line.

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