Unione Europea
La Commissione Industria del Parlamento europeo ha dato ieri un primo via libera alla proposta della Commissione europea di ridurre, a partire dal primo luglio 2009, il costo degli sms inviati dall’estero a 0,11 euro (IVA esclusa).
Attualmente, inviare un sms da un paese diverso dal proprio costa mediamente 40 centesimi di euro, ma può arrivare a costare, in alcuni, anche a 80 centesimi.
Calcolando che lo scorso anno gli utenti europei hanno inviato 5 miliardi di messaggi di testo per un valore di 800 milioni di euro, c’è da aspettarsi una riduzione consistente degli esborsi da parte di chi, per lavoro o per piacere, deve usare il telefonino all’estero.
Un accordo è stato trovato anche per limitare i costi dei servizi dati (accesso a internet, consultazione della posta elettronica, download di contenuti) in roaming: gli europarlamentari hanno anzi abbassato ulteriormente il tetto all’ingrosso fissato dalla Commissione, portandolo da 1 euro per megabyte a 50 centesimi, e hanno proposto di calcolare le tariffe per kilobyte per evitare costi nascosti.
Al fine di evitare “bollette shock” di migliaia di euro per aver magari solo scaricato una canzone, la Commissione aveva proposto di introdurre un meccanismo in base al quale gli utenti sarebbero avvisati con un messaggio automatico sulle tariffe per la trasmissione di dati in roaming per il paese in cui si trovano. Dall’estate 2010, secondo le proposte della Commissione, gli utenti dovrebbero anche essere in grado di specificare in anticipo un importo massimo prima che il servizio sia interrotto.
Il Parlamento europeo, tuttavia, sembra favorevole a un approccio più graduale, in base al quale i gestori telefonici dovrebbero avvisare gli utenti al raggiungimento dell’80% dell’importo massimo consentito.
Una volta raggiunto questo limite, l’utente riceverà un’altra notifica, con indicata la procedura da seguire per continuare a utilizzare i servizi dati.
Secondo la Commissione industria, il limite massimo dovrebbe essere fissato a 50 euro (IVA esclusa) o a 20 megabytes al mese.
Soddisfazione è stata espressa dal Commissario Viviane Reding anche per il raggiungimento di un accordo per la fatturazione al secondo. Attualmente, secondo i calcoli dell’esecutivo, gli utenti pagano un numero di minuti superiore a quello realmente utilizzato – il 24% in più per le chiamate effettuate e il 19% in più per le chiamate ricevute.
Contrariamente a quanto proposto dalla Commissione, che chiedeva una fatturazione al secondo dopo i primi 30 secondi delle chiamate effettuate e per tutta la durata delle chiamate ricevute, il Parlamento ha però stabilito che gli operatori dovranno applicare la fatturazione al secondo dal primo secondo di chiamata.
Il Parlamento si è espresso anche in merito all’estensione dell’attuale normativa sul roaming voce, che scadrà nel 2010.
La Commissione aveva proposto di fissare nuovi massimali per le chiamate in roaming al dettaglio per il periodo 2010-2013 – a 0,34 euro per le chiamate effettuate e a 0,10 euro per le chiamate ricevute a partire da luglio 2012 – ma gli europarlamentari hanno respinto questa eventualità, sostenendo che la regolamentazione dei prezzi per il roaming voce non dovrà protrarsi oltre il 2012.
A giugno del 2007, la cosiddetta eurotariffa è scesa da 0,49 a 0,46 euro al minuto (IVA esclusa) per effettuare chiamate e da 0,24 a 0,22 al minuto (IVA esclusa) per ricevere telefonate mentre ci si trova in un altro Stato Ue.
Questi tetti scenderanno, rispettivamente, a 43 centesimi e 19 centesimi al minuto il 30 agosto 2009, e a 40 centesimi e 16 centesimi dal luglio del 2010.
“Il voto dell’Europarlamento è una buona notizia per tutti i consumatori europei. Alla luce dell’attuale difficile contesto economico, il Parlamento agisce bene nel rafforzare il potere di acquisto dei cittadini e nell’incoraggiare un uso maggiore e senza rischi dei servizi mobili, nel proprio paese e all’estero”, ha dichiarato il Commissario Viviane Reding.
Nelle prossime settimane, inizieranno le negoziazioni informali con la Presidenza del Consiglio, con l’obiettivo di giungere a un compromesso prima del prossimo voto in plenaria, previsto per il 21-24 aprile.