Presidenza Rai. Campagna via sms a favore di Mentana mentre la Bonino denuncia lo stallo della Vigilanza: ‘Con Zavoli sonno catatonico’

di Raffaella Natale |

Italia


Emma Bonino

Dopo il “no” di Ferruccio De Bortoli, diventa più animata la discussione sul nuovo presidente Rai. Tanti i nomi, varie le ipotesi, ma ancora nessun intesa tra maggioranza e opposizione.

De Bortoli ha rifiutato, pur avendo inizialmente dato la sua disponibilità, perché “dopo aver attentamente verificato, in seguito a una lettura e a una analisi approfondita della legge Gasparri, che il presidente della Rai non ha in realtà alcun potere di decisione concreto”.

Ho capito che in questa condizione non avrei potuto fare bene il mio mestiere – ha spiegato -. Mi sarei ritrovato, in buona sostanza, a mettere il bollo su decisioni prese da altri”.

 

Una proposta arriva da alcuni giornalisti che, tramite sms, hanno proposto Enrico Mentana al vertice della Tv pubblica.

A riferirlo è l’ex presidente della Vigilanza, Riccardo Villari, che ha commentato: “Mi sembra una proposta molto interessante, che meriterebbe il Paese, ma anche l’azienda più amata dagli italiani”.

“…Stiamo parlando di una persona – ha ricordato Villari – che come pochi conosce la tv e con doti giornalistiche e televisive innegabili. E mi auguro che chiunque non sia d’accordo, in maniera trasparente ne dia le motivazioni. Dal canto mio, per esempio, se fossi ancora presidente della Vigilanza, mi sarei impegnato a fondo perché la commissione discutesse seriamente su questa candidatura”.

 

Il Pd ha invece riproposto il nome di Claudio Petruccioli, ex parlamentare del centrosinistra e già presidente della Vigilanza. Ma ieri, ha detto il partito di Franceschini, è arrivata la “censura” del governo.

“…Il contrasto è stridente con le parole del presidente del Consiglio, che poche ore fa aveva detto di attendere dall’opposizione l’indicazione di un nome”.

 

“…Per ostacolare le pretese irricevibili di controllo sulle testate, che potrebbero venire da Berlusconi, era più adatta una figura come il presidente uscente, anche dal punto di vista politico”, ha dichiarato Fabrizio Morri, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai.

Ipotesi accolta dal vicepresidente del Senato Domenico Nania, che ha sostenuto: “…Dal mio punto di vista andrebbe bene. Ma io non faccio parte della Commissione di Vigilanza Rai, e non mi sto occupando di queste nomine. Apprendo che Berlusconi ha posto il veto. Vedremo”.

 

Il governo, tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha infatti risposto negativamente a questa indicazione.

Sostenendo in una nota che “…Per Ferruccio De Bortoli avevamo dato il nostro benestare, invece lui ci ha ripensato. Ora sono i signori della sinistra che ci devono dare un altro nome”, ha detto ieri Berlusconi ai giornalisti a Vimercate (Milano), a margine di un convegno.

 

Intanto, è fissata sempre per stasera la riunione della Vigilanza, il cui presidente spera ancora, come ha detto in un comunicato, che si possa arrivare ad eleggere direttamente il nuovo presidente dell’azienda pubblica, il cui Cda è scaduto da parecchi mesi.

Spetta al ministero del Tesoro la nomina del candidato presidente e di un altro consigliere di amministrazione, dopo che sette sono stati eletti dalla Commissione parlamentare di Vigilanza.

Il candidato presidente deve poi essere confermato dal voto a maggioranza qualificata della Vigilanza.

 

In merito alla nomina del nuovo presidente della Rai e dell’ottavo componente del Cda, Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Italia dei Valori, ha detto “…Il centrodestra ha già tutte le nomine pronte, si sta preparando alla più grande abbuffata nella storia della Rai”. Donadi ha anche attaccato Pd e Udc: “…Ci dispiace – ha affermato – che le altre opposizioni invece di accostarsi alla nostra denuncia, stiano a raccogliere le briciole del banchetto”.

“….Si sta realizzando – ha concluso – una spartizione che non ha precedenti, un banchetto infame ai danni delle professionalità dei bravi giornalisti della Rai e dei cittadini ascoltatori. Non vi abbiamo mai partecipato, lo denunciamo e riteniamo che sia un errore anche delle altre opposizioni prendervi parte”.

 

Altrettanto forte l’accusa della vicepresidente del Senato Emma Bonino, rivolta questa volta al presidente della Vigilanza Zavoli: “…Rispetto allo stato comatoso della nostra democrazia, l’informazione rappresenta il nodo fondamentale e l’organo preposto, la commissione parlamentare di vigilanza, è in sonno catatonico da quando è presidente Zavoli”.

“La Commissione di Vigilanza – ha spiegato Bonino – di tutto ciò non si occupa, così come non si occupa nemmeno degli obblighi inderogabili richiamati dal Presidente della Repubblica, e quindi siamo senza tribune politiche, senza l’accesso, non abbiamo avuto alcun indirizzo nelle passate elezioni sarde ed abruzzesi. E’ un’azienda in telenovela permanente con una debacle complessiva del diritto dei cittadini a conoscere per deliberare, che dovrebbe essere la missione dell’informazione pubblica e in particolare della commissione di vigilanza. La scomparsa e la cancellazione dei Radicali e di Marco Pannella in particolare è in tal senso sintomatica perché rappresenta la cancellazione di una iniziativa e di una proposta politica: siamo cancellati – ha aggiunto Bonino – perché siamo dirompenti”.

 

Si apprende intanto che il gip del tribunale di Roma, Pierfrancesco De Angelis, ha archiviato il procedimento nato dalla denuncia presentata dal leader dei Radicali, Marco Pannella, rispetto allo stallo in cui si trovava la commissione Parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, a causa delle assenze dei parlamentari in opposizione a Riccardo Villari.

Il giudice ha accolto le richieste della Procura, che aveva chiesto di chiudere il caso perché non riteneva che ricorressero i presupposti di alcun reato penale. Secondo l’esposto i lavori dell’organismo parlamentare venivano “preordinatamene disertati dai commissari (Beltrandi e Sardelli esclusi) al fine di costringere il presidente regolarmente eletto (Riccardo Villari, ndr) a dimettersi”.

 Il giudice, ritenendo valido il ragionamento del pm Angelantonio Racanelli e del procuratore capo Giovanni Ferrara, ha spiegato che è prerogativa dei parlamentari agire come Costituzione garantisce con l’articolo 68, rispetto alla partecipazione in una Commissione. I Radicali, le associazioni di utenti, i gruppi, che avevano fatto denuncia ipotizzando una interruzione di pubblico servizio, faranno adesso ricorso in Cassazione.

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